Ci hanno raccontato la storia della valle e del suo capoluogo che possiede 23 frazioni in un’area di poco superiore ai 31 kmq e con una popolazione residente di 670 abitanti al marzo 2012 (755 nel 1861). Una valle, chiamata "Valle Pellina" durante il periodo fascista, che ha saputo risollevare le proprie sorti economiche affidandosi alle miniere (come quella di rame di Frissionère), alle fonti energetiche, alla produzione agricola e all’incentivazione del turismo. Il territorio della Valpelline infatti è legato a filo rosso con l’acqua: quella delle cascate, quella del principale torrente: Buthier e dei ghiacciai delle Grandes Murailles e del Tza de Tzan che lo alimentano. Questa grande disponibilità d’acqua ha favorito nei secoli la creazione di mulini, di forge, di cave e più recentemente di centrali idroelettriche alimentate dai vari torrenti e, soprattutto, dalla grandiosa diga artificiale di Place Moulin, costruita alla testata della valle e attivata negli anni ’60. Infatti l’alta valle della Valpelline, a monte di Bionaz, ha cambiato volto tra il 1961 ed il 1965 dopo la costruzione dell’enorme diga di Place Moulin. Lo sbarramento ha creato il lago di Prarayer (dal nome della località a nord-est del lago), un bacino artificiale chiuso tra le montagne; si tratta del bacino d’acqua più grande della regione ed una delle dighe più grandi d’Europa. Per comprovare ciò basta ricordare i dati tecnici della diga: lo sbarramento infatti è alto 155 metri ed ha una lunghezza di 680 metri. Lo spessore massimo alla base dello sbarramento è di 41,94 metri mentre è di 6 metri in cima. Il volume dello sbarramento è di 1.510.000 metri cubi di cemento e il livello massimo raggiunto dall’acqua è stato di 1.968 m sul livello del mare, con una capacità dello sbarramento, in quella occasione, di 105 milioni di metri cubi (circa 328 gigawatt/ora). Per molti anni una notevole fonte di lavoro, in questa valle, è stata la costruzione di questa opera, degli edifici di sfruttamento della forza motrice dell’acqua nelle turbine e di produzione di energia elettrica, incluse la gestione e le attività dell’indotto, tant’è che fino agli anni ’80 qui abitavano molti lavoratori del CEB (Consorzio Elettrico Buthier). Le modalità attuali della produzione energetica di elettricità e la diversificazione delle fonti ha portato ad una diminuzione dello sfruttamento delle dighe e delle fonti idroeletriche, ma tuttavia lo sbarramento di Place Moulin, rappresenta sempre una delle fonti principali per la produzione di energia elettrica gestite dalla società valdostana CVA (Compagnia Valdostana delle Acque). L’acqua della valle è pulita e rimane tale con continui controlli; ci sono molte riserve di pesca che attirano ogni anno oltre 1000 pescatori. Ma sono molte altre le attrazioni della valle. Gli amministratori locali e in particolare Felice Aguettaz (guida alpina), ci racconta il valore delle montagne e dei ghiacciai che contornano la valle e che ne fanno un’attrazione importante per molti alpinisti ed escursionisti. Nella valle, una fitta rete di sentieri conduce i nuovi escursionisti e alpinisti verso cime importanti, tra cui: la Tête Blanche (3710 m), la Tête de Valpelline (3798 m), la Dent d’Hérens (4175 m), e anche verso Arolla e Evolène località della Val d’Hérens a sud di Sion in Svizzera, attraverso il Col Collon (m 3074), lungo un itinerario storico già conosciuto e seguìto da migliaia di antichi viandanti per ragioni di fede, di lavoro e di sopravvivenza. Molte mucche che pascolano nelle praterie e negli alpeggi della Valpelline sono della "razza d’Hérens" che producono, ogni anno, il latte necessario alla sua trasformazione in vari prodotti caseari tra cui circa 60.000 forme di Fontina DOP, che rappresentano il 33% della produzione totale di Fontine della Valle d’Aosta. Una rete di sentieri che, in Valpelline, viene ricordata come i "Sentieri della speranza" (con un museo) a ricordo del presidente Luigi Einaudi che qui trovò ricovero e aiuto durante la sua fuga per l’esilio svizzero nel periodo 1943-1945. L’8 settembre 1943, temendo di finire prigioniero nelle mani dei nazifascisti, il settantenne Luigi Einaudi (1874-1961) (economista, intellettuale liberale, professore e rettore dell’Università di Torino, già senatore del Regno e futuro presidente della Repubblica Italiana) è costretto a lasciare la sua Dogliani e la sua Torino occupate dalle camicie nere e dalla Wehrmacht. Raggiunge la Svizzera, attraversando a dorso di mulo il Col Fenêtre Durand (2803 m), nell’alta Valle di Ollomont (laterale della Valpelline) in Valle d’Aosta, per poi spostarsi tra Ginevra, Losanna, Lugano e Basilea. Nel 2000, a cura di Villi Hermann (Imagofilm di Lugano), è stato prodotto un filmato che descrive il periodo di esilio in Svizzera di Einaudi, dal titolo: "Documentario sull’esilio svizzero di Luigi Einaudi 1943-44". Il film esplora gli ambienti dei testimoni citati nel Diario di Luigi Einaudi, seguendo il filo narrativo anche di quella memoria dei luoghi, in particolare del paesaggio circostante, rivisitato dai personaggi con un forte impatto emotivo. Il documentario mostra inoltre inedite fotografie del periodo bellico, scattate dal fotografo svizzero Christian Schiefer, il fotografo semi-sconosciuto che però scattò foto storiche come quelle della sequenza fotografica del 29 aprile 1945 di Piazzale Loreto a Milano, foto che ritraggono i corpi di Benito Mussolini e della sua compagna Clara Petacci appesi per i piedi alla pensilina di un garage. Da presidente della Repubblica, Luigi Einaudi tornò molte volte in Valpelline come turista in villeggiatura. La serata introduttiva è proseguita con la presentazione dei personaggi famosi della Valpelline: l’Abbé Henry (prete, scrittore, alpinista, storico, botanico, ecc..): si parlerà di lui diffusamente nei giorni successivi, Attilio Rolando (zio di Andrea - uno dei nostri insegnanti) conosciuto come "rabeilleur (guaritore)" che ha riparato e curato per anni ossa e legamenti di uomini e di animali (anche chi scrive è stato "curato" da lui per un dito fratturato ad una mano, dopo una caduta in sci). Attilio Rolando è stato anche consigliere comunale e regionale e il Comune di Valpelline ha dedicato un’area in suo ricordo. La Biblioteca comunale è stata dedicata all’Abbé Henry e ad Attilio Rolando. Tra le manifestazioni locali più famose che ci sono state presentate, ricordo: - il Carnevale (lo Carnaval) di Valpelline che si tramanda fin dal 1467, con successivi adeguamenti e modifiche, avvenuti soprattutto nell’abbigliamento delle "landzette" dopo il transito nel territorio delle truppe di Napoleone nel maggio 1800; - i Giochi della Terra (la Rebatta, lo Fiolet, ecc..) organizzati in 5 categorie; - la Battaglia delle Regine (la Bataille des Reines), il famoso scontro di mucche "regine" che si effettua qui nel mese di maggio, prima di partire per gli alpeggi in montagna (dévan l’inarpa); - la Battaglia delle Capre (la Bataille di Tcheuvre), una battaglia dei capi-branco tra le circa 150 capre che popolano la valle; - la Fiera di Valpelline ricca di prelibatezze (con prodotti agro-alimentari e con la famosa zuppa alla Vapelenentse), una festa molto animata e frequentata allietata da musica e balli, che si organizza nella terza settimana di settembre, dopo il ritorno delle mandrie dagli alpeggi (aprì la desarpa); Sabato mattina 3/3, le lezioni sono iniziate con un gioco di ruolo: i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi e ad ogni persona è stato assegnato un nome legato alla tipicità della Valpelline (nomi di luoghi, di personaggi, di animali, ecc..); una persona di ogni gruppo, a turno, viene prima nascosta dietro una tenda e, quando quest’ultima viene abbassata, una persona dell’altro gruppo deve dire il nome assegnato alla persona che si è presentata dietro la tenda. La vittoria è stata assegnata al gruppo che ha individuato il maggior numero di personaggi assegnati alle persone del gruppo avversario. Il gioco è stato effettuato con lo scopo di fissare nella memoria dei partecipanti i nomi e le notizie apprese la sera precedente. Andrea ci ha quindi elencato i toponimi tipici della Valpelline e ci ha fornito le interesanti spiegazioni scientifiche e storiche. Prima della sosta pranzo sono venuti ad incontrarci, all’Hostellerie, gli operatori televisivi della RAI (TG3 regionale) con la giornalista Valentina (che ha partecipato con noi al Corso di "Canto" del BREL), che ha intervistato alcuni partecipanti. Le interviste sono state trasmesse dalla rete RAI regionale nei giorni successivi. Dopo pranzo, ci ha fatto visita l’architetto Claudine Remacle esperta di costruzioni rurali e del loro restauro. Guidati da lei e accompagnati dagli amministratori comunali, abbiamo visitato il borgo antico di Valpelline e alcune piccole frazioni collegate allo stesso centro. Un esempio di ciò che si conserva nel borgo antico è rappresentato dalla Maison-Forte "La Tour" del 1100, ubicata nelle vicinanze della Chiesa: già casa dei signori De La Tour de Valpelline, poi è passata nel XVIII sec. di proprietà della famiglia Ansermin. Questa solida costruzione, in pietra e legno, era dotata di prigioni e qui si effettuavano le sedute di Giustizia. Un’altra costruzione tipica è la Tornalla: si tratta di una antica casa del XV-XVI sec., ubicata a nord-est della Chiesa, dotata di una torre che contiene una scala a chiocciola in pietra. La Chiesa parrocchiale diValpelline, dedicata a San Pantaleone, è considerata una delle più antiche chiese della Valle del Gran San Bernardo. È nominata per la prima volta nel 1176 e la sua parrocchia comprendeva tutte le comunità della valle laterale. Ricostruita e restaurata più volte, la chiesa attuale è del 1722 e contiene tre importanti cappelle. Sulla facciata esterna dell’ingresso è posta una targa dedicata all’Abbé Henry. Nel tardo pomeriggio, è stata approfondita la storia della vita di un personaggio che è lasciato un’impronta duratura di sè, un grande ricordo e una riconoscenza in tutta la Valle d’Aosta, in partcolare anche a Courmayeur, suo paese natale. L’Abbé Joseph-Marie Henry, infatti, è nato a Courmayeur nel 1870; il padre Gracien, che faceva la guida di montagna, morì nel 1882 quando il piccolo Joseph-Marie aveva 12 anni. Alla morte del padre, il futuro Abbé fu aiutato a studiare in Seminario Maggiore di Aosta, ma non poté essere ammesso nella prestigiosa Scuola di Saint-Bénin di Aosta, dove venivano accolti i futuri personaggi importanti della politica e della cultura valdostana. Dapprima viceparroco di Cogne ebbe modo diconoscere e di collaborare con l’Abate Pierre Chanoux per la creazione del giardino botanico di alta quota al Piccolo San Bernardo, chiamato successivamente "Chanousia" in onore del creatore. L’Abbé Henry volle creare un giardino simile anche a Courmayeur a Plan Gorret, ancora esistente, anche se ha subito molte vicissitudini. Fu presidente della Sociéteé de la Flore Valdôtaine (fondata nel 1858 da un altro prete alpinista e naturalista: l’Abbé George Carrel [Châtillon 1800 - Aosta 1870]) e la diresse dal 1901 al 1947, fu Guida Onoraria e Presidente Onorario della sezione di Aosta del CAI. Acquistò maggiore conoscenza e fama quando, il 5 agosto 1893, celebrò messa in vetta al Monte Bianco. Divenuto parroco di Valpelline nel 1903 vi restò per 45 anni (5 lustri come indica la targa della chiesa) fino alla sua morte avvenuta a 77 anni nel 1947. L’Abbé Henry, pieno di curiosità e di interessi molto diversificati, si interessò all’alpinismo (una eredità e "molla" paterna), con salite di molte cime ancora inviolate della Valpelline (come la salita al Trident de Faudery), si dedicò alla scrittura di molte guide per alpinisti. Scrisse articoli in francese e in italiano su Le Messager Valdôtain e i suoi scritti si diffusero velocemente in Italia e all’estero, tanto che ben presto alpinisti, scienziati, meteorologici, letterati gli fecero visita e vennero a conoscere la Valpelline. La stessa regina Maria José venne molte volte a Valpelline a visitarlo e a effettuare gite ed escursioni nelle varie località della valle. L’Abbé, si interessò di meteorologia, creò anche una piccola stazione meteo che gestiva direttamente con osservazioni effettuate e documentate 3 volte al dì, informazioni precise che poi inviava a Torino alla centrale meteo dell’epoca. Tramite l’amicizia con l’Abbé Joseph-Marie Trèves (originario di Emarèse, parroco di Excenex per quasi 20 anni, fervente sostenitore dell’autonomia regionale, della lingua locale e dell’insegnamento), l’Abbé Henry, anche se monarchico e fascista, si dedicò al miglioramento dell’insegnamento nelle scuole di paese e al miglioramento della produzione agricola adottando il "metodo Solari " per un corretto ricambio delle colture. Scrisse molto: sui giornali, sul Messager e lasciò molti racconti, scritti nel patois di Valpelline, mescolato con molti altri. Tra le sue pubblicazioni più famose, si ricordano: Valpelline et sa vallé (1913), Histoire populaire, religieuse et civile de la Vallé d’Aoste (1929), Reconnaissances et inféodation dans la Valpelline (seigneurie de Quart) en 1500 (1938). L’Histoire populaire... fu definita da L.Colliard come la "bibbia della storia valdostana". La Biblioteca di Valpelline in occasione del 50° anniversario della morte dell’Abbé, ha stampato una raccolta di suoi racconti: Bran de vie, d’histoire et de poésie sull’Abbé Henry, volume che è stato regalato ai partecipanti allo Stage. La giornata di sabato, intensa e ricca di informazioni e di visite, termina con una rappresentazione di alcune scenette, tratte dai racconti dell’Abbé, effettuate da gruppetti di partecipanti, in veste di attori. La mattinata di domenica 4/3 viene dedicata alla presentazione molto dettagliata di due orgogli di Valpelline: il carnevale (lo Carnaval) con la sua storia e i suoi personaggi e la famosa zuppa (la Seuppa Vapelenentse) di cui si attende il riconoscimento ministeriale, dopo che la stessa ha avuto la denominazione comunale d’origine per i piatti della tradizione. Ilva Rosset racconta che la seuppa veniva offerta durante la festa patronale di San Pantaleone e nei giorni della fiera. Visto l’immediato successo, dal 1967 ne è cominciata la vendita, come secondo piatto e col nome, divenuto ufficiale, di Seuppa Vapelenentse. Un articolo giornalistico del 1970 ricorda che alla festa di Valpelline almeno 2000 persone sono venute da ogni dove per mangiare la seuppa. La signora ricorda che a Valpelline è stato inventato il primo sistema di "Catering" proprio per la preparazione e la vendita della seuppa: infatti in queste grandi e affollate occasioni, veniva preparata all'Asilo Comunale (che offriva maggior spazio), poi la si portava al forno e dal forno in piazza per la vendita. A volte venivano preparate oltre 250 teglie e utilizzate 50-60 forme di Fontina. Durante le feste e soprattutto durante la Fiera (o Sagra) di Valpelline intervengono dai 150 ai 200 volontari della Pro-Loco per lavorare 2 giorni prima della manifestazione (e poi durante la stessa), per preparare quanto occorre e soprattutto il menu che non si limita solo alla Seuppa, ma che varia in molte altre leccornie, tra cui saporite grigliate speciali. Ci viene spiegata da Ilva una delle tante ricette per la seuppa, che prevede la preparazione di questi componenti e le attività relative: - Pane bianco del giorno prima; - Fontina stagionata; - Burro; - Carne con ossa, carote, cipolla, sedano, aglio, salvia, un po’ di sale, cavolo nel brodo; - Si unge una teglia di alluminio col burro; - Si fa sciogliere il burro senza bruciarlo; - Fare uno strato di pane e uno strato di fontina per tre volte; - Si mette una punta di cannella in polvere; - Si versa sopra il brodo caldo; - Con una forchetta si fanno dei buchi qua e là; - Si controlla che l’impasto sia bagnato bene; - Si mettono ancora in cima alcuni piccoli pezzi di burro; - Si mette in forno a 180° per 20 minuti; - Poi si alza a 200° per 10 minuti per creare la crosticina sommitale; - Si sforna e si serve. Ed ecco la stessa preparazione indicata in francoprovenzale: - BOILLÒN: - Beutté pe l’éve freide: la tsir, le-z-ous, de selì, de-z-ignòn, de gneuffe, de sarve, d’aill, an foille de lorié, an foille de tsou, eun blos de so. - SEUPPA A LA VAPELENENTSE: - Pasé lo beurro deun la terrina de toula; - Fiye eun téèn de pan (blan di dzor devàn), eun téèn de fountin-a, pe tri cou; - Eun blos de canéla eun poussa deussù; - Vouidjé deussù lo boillòn couézèn; - Avouì an forsetta, poueuntché sé é lé pe eun meillé amoddo tot; - Beutté de pegno bocòn de beurro deussù; - Catché i for a 180° pe 20 meneutte; - Lévé a 200° pe 10 meneutte pe la fiye doré. |