Premessa:
Da molto tempo avevo acquistato e letto tutto quanto mi era capitato sotto
mano che avesse come soggetto "Fuga sul Kenya" e Felice Benuzzi.
Nel 1991 avevo acquistato il primo volume di "Fuga sul Kenya"
edito dal Centro di Documentazione Alpina (CDA) di Torino e inserito nella
Collana di Letteratura.
Avevo scoperto così un personaggio importante e diverso da molti altri alpinisti, e
un libro avvincente che ho riletto molte volte, fino a scriverne, nel 2002, una recensione sul
mio sito web, testo che ho rivisto recentemente.
Durante il periodo di vita e di lavoro a Roma (durato oltre 30 anni) avevo anche
assistito, come socio CAI della sez. di Roma, alle rare rievocazioni
dellavventura sul Monte Kenya di Benuzzi e dei suoi due amici:
Giovanni Balletto (detto Giuàn) e Enzo Barsotti.
Sapevo poco di Giuàn Balletto, un medico genovese che fece lalpino e
che partecipò ad una parte di guerra in Etiopia prima di finire prigioniero
degli inglesi.
Nel dopoguerra Giuàn volle rimanere in Africa Orientale per continuare la
sua professione di medico e così continuò a stare vicino alle sue montagne e
a frequentarle.
Giovanni Maria Balletto si suicidò il 10 dicembre 1972, forse a causa di
un profondo stato di depressione e fu sepolto a Moshi, un piccolo villaggio dove visse,
sulla strada per il Kilimangiaro, sua montagna preferita.
Ne sapevo ancora di meno di Enzo Barsotti, un toscano di Lido di Camaiore che, nel
dopoguerra per circa 15 anni, fece il costruttore edile in Africa Orientale a Mombasa (Kenya), sulla costa.
Non ci sono tracce del suo rientro in Italia e della sua morte, avvenuta probabilmente
negli anni 80.
Dopo il periodo lavorativo a Roma, sono rientrato in Valle dAosta (mia terra natale)
e mi sono dedicato a molte altre attività alpinistiche, escursionistiche e storiche, nonchè
nella scrittura di una nuova guida relativa al tratto della Via francigena che attraversa la Valle dAosta...
Non avevo saputo nulla sulluscita, nel febbraio 2013, del nuovo libro "Point Lenana"
di Wu Ming 1 e di Roberto Santachiara e, ovviamente, non avevo notizia della loro salita del 2010 alla
Punta Lenana del Monte Kenya, sulla cima raggiunta dal gruppo di Benuzzi nel 1943.
Non sapevo nulla delle loro ricerche storiche e alpinistiche durate due anni di lavoro.
Ed ecco che verso la fine dello scorso mese di agosto 2013, ricevo una e-mail inaspettata da Paolo Gorini
redattore di un sito web interessante di Ferrara (linkato al mio), che parla di montagna e di arrampicate.
La sua e-mail iniziava così:
("Ferrara, 20.08.2013
Gent.mo Sig. Fiorentini,
una successione di eventi casuali mi porta a scriverLe questa.
Mi presento: sono il responsabile redattore del sito
"Il Monodito" che è linkato al suo.
Cercando in versione originale inglese il libro "Fuga sul Monte Kenya" ho appreso che,
di quella italiana, Ella ha scritto una recensione che ho letto ricercandola sul suo sito e condividendola.
Casualmente ho letto anche un libro recentissimo (2013, Einaudi) che si intitola "Point Lenana",
di Wu ming 1 e di Roberto Santachiara scoprendo che commentando il libro di F. Benuzzi lo intrecciava
a stralci di storia dellalpinismo, specie quella relativa a Comici che il Benuzzi conosceva assai bene fin
dalla gioventù, e a commenti documentati sulla guerra coloniale italiana pre-secondo conflitto mondiale oltrechè
sul ventennio...").
Il messaggio continuava con considerazioni su altri testi di
Benuzzi e, in particolare, sulla versione inglese di "Fuga sul Kenya" dal titolo: "No Picnic on Mount Kenya"
che lo stesso Benuzzi scrisse in contemporanea (o quasi) al testo italiano, ma con parti diverse nel testo.
Passò un po di tempo, anche perchè ero preso da altre attività, ma la curiosità di verificare
queste diversità nei testi di Benuzzi e di conoscere il nuovo libro suggerito dallamico Paolo, rimase viva in me.
Alla fine, acquistai il libro Point Lenana e ordinai, via Internet negli USA, il libro di Benuzzi
No Picnic on Mount Kenya, scritto in lingua inglese, nella versione del 1953, cioè in quella più
vicina alla sua stesura originale.
E cominciai a leggere il ponderoso Point Lenana (596 pagine), approfittando anche delle lunghe ore trascorse in treno
nei miei vari spostamenti.
La lettura si dimostrò subito interessante ed avvincente e, gradatamente, le centinaia di pagine cominciarono a scorrere
velocemente, così come i lunghi viaggi in treno.
Oltre ad essere interessante, questo libro divenne il vero viatico per i miei viaggi in treno.
Più tardi, con l'arrivo del libro dagli USA, cominciai a leggere il testo inglese di No Picnic on Mount Kenya,
trovando e annotando le differenze che mi erano state comunicate.
Queste letture mi hanno fatto capire meglio la complessità della figura di Felice Benuzzi, la sua accuratezza nella
scrittura e la sua attenzione verso il pubblico cui i suoi libri erano destinati.
Il tutto poi in unepoca in cui le ferite del grande conflitto mondiale erano ancora aperte.
Chiudo questa premessa, ringraziando Paolo Gorini per avermi "spinto" alla lettura di questi testi (nuovi per me).
Trama:
La storia alpinistica di Felice Benuzzi, nato a Vienna nel 1910 e cresciuto a Trieste, mi era già abbastanza nota
dalle letture di Fuga sul Kenya, dalle notizie ricevute durante le conferenze romane dedicate a questo personaggio e
dai libri di Spiro Dalla Porta Xydias, famosissimo alpinista (Accademico CAI) e scrittore triestino, autore di centinaia di
prime ascensioni e di decine di libri che parlano di ascensioni, di montagna e di alpinisti famosi o meno, ma soprattutto di
quelli della "sua" friulana Val Rosandra (tra cui il gruppo di Comici in cui, per un breve periodo, si avvicinò
anche Felice Benuzzi).
Conosco personalmente Spiro Dalla Porta Xydias da qualche anno, da quando ho avuto lonore di entrare, come
membro accademico, nel GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna), di cui il 96enne Spiro ne è tuttora
il validissimo e lucidissimo presidente.
Leggendo il libro Point Lenana ho scoperto il mondo che ha conosciuto Felice dalla sua nascita alla sua morte, grazie
alla lunga ricerca degli autori, scrittori ed alpinisti Roberto Santachiara e Wu Ming 1 (Roberto Bui).
Un periodo di storia complesso, racchiuso tra le due guerre mondiali e la nascita dellImpero italiano in Africa.
Un periodo che comprende tutta lepopea dello sfacelo dellImpero asburgico e la nascita di un nazionalismo
sempre più spostato verso posizioni estreme, soprattutto nelle terre di confine come a Trieste.
Una ricerca storica che è iniziata solo dopo la decisione dei due autori di salire anche loro sulla Punta Lenana (m 4985 - 16,300 ft),
cima minore raggiunta da Felice Benuzzi e da Giuàn Balletto, dopo il loro fallito tentativo di salire in vetta al Batian (m 5199 - 17,040 ft),
la cima maggiore del Monte Kenya che Benuzzi aveva studiato e disegnato dalla prigione del POW Camp 354 di Nanyuki, in una
zona situata a nord-ovest del massiccio.
La salita dei due autori, insieme con la moglie di uno dei due, è stata effettuata a fine gennaio del 2010 (il giorno 27), nello stesso
periodo della salita di Benuzzi e compagni (il 24 gennaio), avendo scelto la stagione meteo migliore per questa salita, come aveva capito Benuzzi
leggendo il resoconto della salita dei missionari della Consolata che avevano portato la Croce del "Papa alpinista Pio XI" sulle
pendici del monte nel 1933.
Come Benuzzi, loro sapevano che il periodo migliore per salire al Monte Kenya era tra gennaio e febbraio, grazie ad una tregua di bel tempo,
dopo le piogge del periodo precedente.
Una costante meteo in tutta quella zona equatoriale attorno al Monte Kenya.
Dopo la conclusione della salita degli autori alla Punta Lenana, raccontata con particolare humor nel capitolo "Prologo",
Wu Ming 1, nella 1° parte del libro (La scoperta, il Cammino [2009-2010]), parla della scoperta del personaggio Benuzzi e del suo libro, prima con
una certa "prevenzione" e poi con un maggiore interesse scoprendo altre recensioni, filmati e le attività ed esperienze di altri
personaggi (alpinisti e scrittori) che hanno seguito le "tracce" di Benuzzi negli anni precedenti (2001, 2002, ecc..)..
Racconta le preoccupazioni sue e della compagna per la salita ad una alta montagna e poi tutta la sua preparazione per lavventura, con allenamenti
sullAppennino bolognese.
Prosegue quindi descrivendo la conoscenza più approfondita di Benuzzi, e compara i suoi due libri Fuga sul Kenya e No Picnic on Mount Kenya
notandone le differenze sostanziali e quindi la cura di Benuzzi di scrivere cose diverse per un pubblico diverso di lettori, in unepoca dove le
sensibilità degli anglosassoni differivano molto da quelle degli italiani e quando le ferite fisiche e morali della guerra erano ancora aperte.
Questo capitolo contiene insieme con le notizie della salita e della discesa al Monte Kenya, anche quelle storiche di tutta la zona, dalle lotte dei Mau Mau,
al periodo dellindipendenza del Kenya dal dominio inglese, fino alla invasione economica della Cina che sta aumentando ancora oggi nel paese.
Gli altri capitoli di questo libro (2° - 3° - 4 - 5° parte) ripercorrono la vita di Benuzzi dalla nascita a Vienna fino alla fine della prigionia e al suo rimpatrio,
inserendo il personaggio nel contesto storico delle due guerre mondiali e delle guerre coloniali.
Molto spazio viene dato ai dettagli della vita di Benuzzi, nelle città importanti e di quelle di frontiera, quali Vienna, Trieste, Roma, Adis Abeba.
Vengono ricordati i suoi studi, le adesioni al partito fascista (mai con profonda convinzione, anzi quasi con rigetto nella prigionia e a fine guerra),
le sue attività alpinistiche e le partecipazioni ai campionati di nuoto a Roma, la sua attività di allenatore di nuoto quando incontrò la
futura moglie Stefanie al bordo piscina.
Tra un capitolo e un altro, Wu Ming 1 inserisce alcuni piccoli intermezzi di testo ("3 Interludi") dove vengono descritti i
contatti avuti con i parenti di Benuzzi (la moglie Stefania, e le figlie Daniela e Silvia) e quelli con gli amici che lhanno
conosciuto prima e dopo la prigionia.
Una grande ricerca di persone che in qualche modo avevano conosciuto Felice Benuzzi e anche i suoi due compagni Giovanni Balletto e Enzo Barsotti.
Una ricerca basata su contatti personali, telefonici e informatici che ha spaziato in varie parti del mondo: dallAmerica, allEuropa, allAfrica e allAustralia.
Una ricerca che ha avuto successo con lincontro dei parenti di Benuzzi e con il loro racconto dal vivo; oppure una ricerca appena sufficiente con quelli di Giuàn Balletto
(parenti e conoscenti); oppure scarsa se non infruttuosa per le vicende legate alla vita e alla morte di Enzo Barsotti.
Una ricerca che si conclude con un altro capitolo corposo e particolare: "Its been a long strange trip (Titoli di coda)", che ricorda appunto la mole delle ricerche e del lavoro compiuto, in un lungo e dettagliato elenco.
Si, è stato un lungo e strano viaggio quello compiuto dai due autori e da questo libro.
Esso è corposo ma vi avvincerà sempre più durante la sua lettura, spingendo coloro che non conoscono lavventura di Benuzzi a leggere i suoi libri Fuga sul Kenya e No Picnic on Mount Kenya.
Commento:
Dopo le 5 edizioni italiane di Fuga sul Kenya (1947 - 1967 - 1991 - 2001, le ultime due del
CDA, e 2012 con la pubblicazione del Corbaccio) e le 25 edizioni straniere di No Picnic on Mount Kenya,
che hanno mantenuto la loro freschezza dopo oltre 60 anni dalla prima scrittura, ora si aggiunge anche questo
libro Point Lenana che ripercorre le stesse vicende alpinistiche e storiche di Benuzzi ma integrando
il suo racconto con tutte le vicende familiari, politiche, militari che lo hanno avvolto e coinvolto.
Che dire di questo libro, dopo la sua lettura, che nonostante le 596 pagine, ho compiuto ben due volte?
È stato certamente ben scritto, da un professionista dellarrampicata e da un efficace ricercatore di notizie e di dettagli: da un "cacciatore di notizie" come si definisce Wu Ming 1 stesso.
E allora come si può definire questo libro?
Non saprei trovare una definizione migliore di quella fornita dagli stessi autori sul loro libro (a pag. 101):
"... È un racconto di tanti racconti.
Parla dellAfrica (di tante Afriche) e delle Alpi Giulie, parla di Italia e < italianità >,
di esploratori e squadristi, di poeti e diplomatici, di guide alpine e guerriglieri.
Attraversa i territori e la storia di quattro imperi.
È un racconto di racconti di uomini che vagarono sui monti.
Uomini che in pianura e in città indossavano elmi, cotte di maglia, armature da ufficio, e solo
in montagna si sentivano finalmente leggeri, finalmente sè stessi.
La montagna era tempo liberato, rubato al dover vivere, conquistato con unghie, denti e piccozza... ".
Alcuni dubbi rimangono tali anche dopo la lettura dei libri di Benuzzi e di questo.
Si tratta della fine che hanno fatto le attrezzature e lequipaggiamento dei tre salitori alla Punta Lenana del 1943.
Si sa che la bandiera e la bottiglia con i 3 nomi lasciati in vetta a Punta Lenana da Felice Benuzzi e Giuàn Balletto
furono ritrovati e raccolti una settimana dopo la loro salita, nello stesso mese di febbraio 1943, da una spedizione inglese
in cui cera il farmacista fotografo E. Robson di Nairobi (come anche indicato a pag. 500 del libro "Point Lenana").
Robson fotografò la scena e inviò le foto e le documentazioni all"East African Standard", il quale li pubblicò il 20 febbraio 1943.
Da Nairobi la storia venne telegrafata a Londra, dove "The Times" la pubblicò il 23 febbraio 1943, causando
grande clamore ed imbarazzo soprattutto in Inghilterra tra gli alti livelli della burocrazia e dei militari, ma con molta simpatia e rispetto tra il
comandante e i militari di guardia a Nanyuki, e anche in molti altri campi di prigionia, dove la notizia si diffuse rapidamente.
La bandiera di Punta Lenana e gli altri reperti furono recuperati e custoditi nella sede del "Mountain Club of East Africa", poi divenuto
"Mountain Club of Kenya".
Nel 1948 i reperti furono donati al "Club Alpino Italiano" di Milano, con lintenzione di restituirli alla famiglia Benuzzi.
Si parlò anche di donarli al Museo della Montagna di Torino, per una loro adeguata conservazione.
Di fatto non sono mai stati recapitati e ritrovati e, ad oggi, non si sa che fine abbiano fatto.
Nellagosto 1952 una spedizione francese capeggiata da Roland Truffaut recuperò una parte dellattrezzatura fai-da-te di Felice e dei suoi
2 compagni, che era stata nascosta in una grotta nei pressi dello Hausburg Col.
I ramponi ed altro materiale, con il permesso di Felice Benuzzi, furono donati al Museo della Montagna di Chamonix.
Truffaut descrisse questa avventura e i ritrovamenti nel suo libro "From Kenya to Kilimangiaro", pubblicato a Londra nel 1957.
Questi reperti sarebbero dovuti essere esposti al Museo della Montagna "Duca degli Abruzzi" di Torino, (come indicato a pag. 409 del libro "Point Lenana"),
ma da una mia ricerca, del 5 novembre 2013, presso questo Museo della Montagna di Torino, non sono riuscito a capire se questa ultima esposizione fu effettuata nel 1952 oppure mai.
Comunque a tuttoggi, parlando con il personale attuale del Museo, non risulta esserci materiale di Benuzzi esposto (o conservato nei magazzini)
al Museo di Torino.
Solo la famiglia di Benuzzi, in particolare la moglie Stefania, è in possesso di unaltra piccola parte di attrezzature usate dal marito,
come piccoli pezzi della corda utilizzata nellascensione, preparata con le fibre di "sisal" della branda di prigionia, ecc..
È un vero peccato che in un luogo così importante come il Museo della Montagna di Torino, non sia conservata ed esposta una parte dei reperti della spedizione di Benuzzi.
Chiudo il mio commento, ricordando ai lettori di questa scheda (oltre che a me stesso) perchè uno degli
autori ha scelto di firmarsi WU MING 1, come appartenente al gruppo Wu Ming Foundation, definizione che mi ha molto incuriosito.
Allora ho curiosato sul sito web "storico" ufficiale della:
Wu Ming Foundation
e sul più recente sito:
GIAP , dove ho avuto i chiarimenti che cercavo.
"... "Wu Ming" è una firma molto comune tra i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà despressione.
Sia come rifiuto della macchina fabbrica-celebrità, sulla cui catena di montaggio lautore diventa una star.
"Wu Ming" è anche un riferimento al terzo verso del Dàodéjing (Tao Te Ching):
"Wu ming tian di zhi shi", ("Senza nome è lorigine del cielo e della terra").
A rigore, noi non siamo anonimi.
I nostri nomi non sono segreti.
Tuttavia, utilizziamo cinque nomi darte composti dal nome della band più un numero, seguendo lordine alfabetico dei nostri cognomi... "
E Wu Ming 1 è il primo dellelenco, ma non credo che resterà anonimo per molto, dopo questo exploit...
In ogni caso, complimenti per il vostro "grande" lavoro: Roberto Santachiara e Wu Ming 1.
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