Cronaca dell’escursione sulle tappe della Via Francigena tra Lombardia e Emilia,
insieme con le socie delle Sezioni di Cuneo e di Genova
dell’Associazione "Giovane Montagna"
(dal 17/4 al 20/4/2023)

( da Pavia (Lombardia) [m 77 slm] a Piacenza (Emilia) [m 62 slm] per circa 71 km )

Cronaca della 2° Tappa sulla VF in Lombardia
(Santa Cristina & Bissone -> Corte Sant’Andrea)


Logo Francigena

In cammino insieme con le socie della
Associazione G.M. ("Giovane Montagna")
Sezioni di Cuneo e di Genova


( sulle tappe della Via Francigena tra Lombardia e Emilia )
(da Pavia a Piacenza)

Escursione organizzata dai responsabili della sezione G.M. di Cuneo

Cronaca a cura di Enea Fiorentini (G.M. di Roma)
(17 - 20 Aprile 2023)

 
 
Passaggio del Baculum da Sonia C. a Maria Teresa C. a Santa Cristina (PV)
da sx: Maria Teresa C., Anna Agostina M., Anna M., Anna T., Stella S., Marisa S., Sonia C.
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)


Mercoledì 19 aprile 2023
Cronaca: 2° Tappa sulla Via Francigena in Lombardia con socie della G.M. di CN e di GE
Santa Cristina & Bissone (PV) (m 71 slm) --> Corte Sant’Andrea (LO) (m 56 slm) (c. 21 km)

 
Targa dell’Ostello Giovanni Paolo II di Santa Cristina & Bissone (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Simbolo dell’Ostello Giovanni Paolo II di Santa Cristina & Bissone (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Passaggio del Baculum da Sonia C. a Maria Teresa C. a Santa Cristina;
da sx: Maria Teresa C., Anna Agostina M., Anna M., Anna T.,
Stella S., Marisa S., Sonia C.
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello con indicazione della tappa odierna a Santa Cristina
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Stazione FFSS di Santa Cristina & Bissone
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Zoom sulla Chiesa di Santa Cristina & Bissone, lasciando il paese
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Maria Teresa C. e Anna T. in cammino mentre lasciano Santa Cristina
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Rose banksiae in un giardino verso Miradolo Terme
 19/04/2023 - (Foto di S.Serra)

Cartello di Miradolo Terme (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello di Miradolo Terme (PV) arrivando al paese
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello della Via Francigena dopo Miradolo Terme (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Arrivo a Camporinaldo (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Chiesa di Camporinaldo (PV), dedicata a Maria Santissima Annunziata
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Affresco del portale della Chiesa di Camporinaldo (PV),
dedicata a Maria Santissima Annunziata
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Segnaletica della Via Francigena al bivio di Camporinaldo per Chignolo Po
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Panorama dalla campagna sulla torre del Castello di Chignolo Po
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Zoom sulla torre del Castello di Chignolo Po
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Arrivo al Castello di Chignolo Po (Castello Procaccini)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello del Castello Procaccini di Chignolo Po
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

La mattina di mercoledì 19 aprile si presenta già soleggiata alla sveglia delle ore 6,30 presso l’Ostello "Giovanni Paolo II" della parrocchia di Santa Cristina [1]  che ci ha ospitato.
Come al solito, prepariamo lo zaino per l’escursione e il trolley con i bagagli extra.  Usciamo un attimo dell’Ostello e ci rechiamo al bar al di là della strada e di fronte alla chiesa per consumare una prima colazione, non prevista in parrocchia.
Torniamo poi all’interno del recinto vicino all’ingresso dell’Ostello per effettuare la nostra cerimonia del passaggio del "baculum".  Oggi, alle ore 8,00 precise, tocca a Sonia C. (socia della sezione G.M. di Genova) di leggere le storiche parole del passaggio del bastone del pellegrino ("Accipe hunc baculum...") consegnando simbolicamente il bastone della guida odierna del nostro gruppo all’amica Maria Teresa (socia della sezione G.M. di Cuneo), che però effettuerà questa tappa a piedi solo parzialmente per il persistente problema ad una gamba.  Maria Teresa utilizzerà qualche mezzo pubblico per superare i tratti del percorso più difficoltosi e lunghi.  Sistemiamo i nostri bagagli extra in una sala dell’Ostello.  Il parroco don Antonio Luigi Pedrazzini si è offerto, gentilmente, di trasportarli a Corte Sant’Andrea, nostro prossimo luogo di sosta.  Lo ringraziamo e salutiamo, quindi iniziamo il nuovo cammino, attorno alle ore 8,12.  Lasciamo l’Ostello e ritorniamo su Via Vittorio Veneto, la strada principale del paese, percorrendola per qualche decina di metri verso est.  Ci fermiamo un attimo al negozio alimentari dove qualche amica acquista un po’ di cibo e qualche bevanda.  Svoltiamo a sinistra (nord) su Viale Rimembranze che ci conduce verso la ferrovia e la piccola stazione FFSS locale.
Attraversiamo i binari e proseguiamo lungo una larga sterrata che ci permette di entrare in aperta campagna con il sole già alto.  Ci allontaniamo sempre più da Santa Cristina mentre notiamo che l’alto campanile della sua chiesa diventa sempre più piccolo fino a scomparire.  Compiamo un lungo arco nella campagna da sinistra verso destra e ci avviciniamo al vicino paese di Miradolo Terme [2] .

Entriamo in questo paese, attorno alle ore 9,40, dopo aver superato i primi 4,3 km.  Transitiamo su Via del Nerone, raggiungiamo gli Uffici del Comune, che troviamo aperti, su Piazza del Comune.  Ne approfittiamo per farci timbrare le credenziali e poi raggiungiamo il grande slargo di Via Dante, dove c’è il bar La Piazzetta che si apre sulla Piazza Unità d’Italia.  Facciamo una breve sosta qui, bevendo qualche bibita al bar.  Chiediamo a Maria Teresa se vuole continuare il percorso a piedi, e lei conferma la vollontà di seguirci, magari proseguendo a bassa velocità ridotta, almeno fino a Chignolo Po dove ci sono le stazioni dei pullman e del treno.  Lasciamo quindi Miradolo Terme [2]  e torniamo presto in aperta campagna.  Alle ore 10,40 arriviamo a Camporinaldo, frazione di Miradolo Terme [2] , dopo circa altri 2,3 km.  Entriamo in paese seguendo Via San Marco, poi Strada dei Baratti e ci fermiamo un attimo in Piazza Fratelli Cairoli, davanti alla facciata della grande chiesa dedicata a Maria Santissima Annunziata che appartiene alla Diocesi Lodigiana, anche se ci troviamo ancora nel territorio pavese.  Sul lato destro della chiesa è stata costruita una grande grotta al cui interno c’è un altare e una statua della Madonna.
Proseguiamo e passiamo davanti al Municipio in Via C. Vignale sulla quale raggiungiamo la strada provinciale SP 234 in uscita dal paese.  Attraversiamo la SP 234 e la seguiamo verso est per c. 35 metri, fino ad ncontrare sulla destra (sud) una piccola strada in parte asfaltata con la segnaletica di Via Francigena.
Giriamo a destra e seguiamo la stradina per c. 100 metri fino a superare i binari della ferrovia (della linea FFSS Pavia - Cremona).
Proseguiamo oltre i binari per c. altri 30 metri fino ad incontrare un bivio di sentieri.  Verso sud intravediamo il grande complesso del Max Land Raceway Park studiato e creato per le gare di moto cross.  Per una svista nella segnaletica (un po’ nascosta tra i cespugli), ci stavamo recando proprio lì, sbagliando percorso.  Questa deviazione, non necessaria, ci ha fatto perdere del tempo e percorrere c. 500 metri all’andata e altrettando al ritorno, fino a tornare al bivio iniziale.  Scoperta la segnaletica francigena al bivio, prendiamo il sentiero giusto e continuiamo il cammino nella campagna in direzione est, lungo la traccia che attraversa una pianura fiancheggiata da boschetti.  Mentre ci avviciniamo al prossimo paese, siamo guidati dalla grande mole della torre di un imponente castello.  In breve, attorno alle ore 11,50, raggiungiamo, il paese di Chignolo Po [3]  dopo altri 2,6 km.

Lasciamo il sentiero ed entriamo nel paese seguendo Via Cusani fino a raggiungere Via Stazione che si apre a sinistra in leggera salita, arrivando alla stazione FFSS (della linea Pavia - Cremona).  Qui facciamo una leggera sosta.  Maria Teresa decide di prendere il treno che la condurrà alla stazione FFSS del paese di Orio Litta [4] , da cui scenderà a piedi in direzione del fiume Po fino a raggiungere il nostro posto tappa, dove si riposerà e ci attenderà.  Alla stazione FFSS di Chignolo Po [3] , assisterà ad una scenetta divertente che lei stessa ci racconterà in serata e che io ho raccolto nei commenti finali.  È possibile però leggere anche qui il suo divertente report, dal titolo:   "Il cane che ama i treni".  Attraversiamo, per un breve tratto, questa parte nord-ovest del paese su Via Cusani, poi su Via Aglieri fino a quando quest’ultima confluisce su Via Lambrinia.
Seguiamo questa strada in direzione sud-est e ci fermiamo davanti ai grandi cancelli che chiudono la tenuta del Castello di Chignolo [3]  e che ci permettono di avere una grandiosa veduta sulla facciata di questo grande e antico maniero.  Nella sua lunga storia, ha avuto molte famiglie nobili come proprietari che hanno dato il proprio nome all’edificio e al suo territorio.  L’ultimo nome del proprietario è indicato sulla targhetta a fianco dell’ingresso principale: Castello Procaccini.
Continuiamo il nostro cammino lungo Via Lambrinia e, in pochi passi, abbandoniamo Chignolo Po [3] .  Percorriamo questa strada asfaltata fino all’incrocio con la più importante e trafficata strada provinciale SP 193.
Attraversiamo la provinciale e continuiamo il cammino sul proseguimento di Via Lambrinia che però cambia nome in Via Don Sbarsi, mantendendo la direzione est.  Dopo aver percorso circa 3,9 km da Chignolo Po [3] , arriviamo al paese di Lambrinia (m 65 slm) (frazione di Chignolo Po [3] ) e raggiungiamo il suo centro, lungo la strada principale Via Goffredo Mameli.  Transitiamo davanti alla chiesa di Sant’Antonio da Padova e ci fermiamo poco oltre, davanti al cancello del Parco Giochi per bambini del paese.  Il parco è ombreggiato da grandi alberi e ci sono alcune panchine.  Sono le ore 12,50, fa caldo e allora decidiamo di fermarci nel parco (a quest’ora silenzioso e vuoto) per consumare il nostro pasto al sacco.  Un venditore ambulante di passaggio, col furgone carico di frutta e verdura, si ferma poco distante per la consegna di qualche suo prodotto e ne approfittiamo per acquistare qualche frutto e un po’ di bevande.  La fontanella dei Pellegrini, che troviamo qui vicino al parco, non è funzionante, al contrario delle altre che abbiamo incontrato molte volte lungo il nostro percorso e che ci hanno dissetato e permesso di riempire la borraccia di acqua fresca.  Ci viene in soccorso una gentile persona che ci invita ad entrare nel vicino Centro Anziani per bere un caffé e fare rifornimento d’acqua.
Entriamo e incontriamo un variegato numero di anziani, alcuni intenti a giocare a carte o al biliardo, altri a discutere.  Facciamo due chiacchiere con qualcuno di loro e ci avviciniamo al bar per ordinare il caffè e per riempire le nostre borracce.  Dopo aver salutato i presenti, usciamo dal Centro.Dopo più di un’ora di sosta e rifocillati, riprendiamo il cammino.  Torniamo su Via Goffredo Mameli e, in pochi passi a sinistra (est), raggiungiamo un nuovo bivio.  Qui, ancora a sinistra, in direzione nord, inizia la lunga Via Mariotto che conduce e termina direttamente sulla strada provinciale SP 234, mentre la continuazione di Via Mameli prosegue diritta, e cambia nome in Via Bellaria dirigendosi verso la sponda destra idrografica del Fiume Lambro, dove c’è la Ciclostrada VENTO: Venezia - Torino.  Scegliendo la ciclovia in direzione nord (cioè in senso contrario al corso dell’acqua del fiume) si raggiungerebbe comunque la strada provinciale SP 234, ma con un percorso più lungo.  Al bivio, decidiamo di percorrere la via più breve, anche se meno suggestiva, e seguiamo Via Mariotto in direzione nord.
Completiamo la risalita arrivando sulla strada provinciale SP 234 molto trafficata.  Giriamo a destra e, fortunatamente, troviamo un piccolo marciapiede che ci permette di oltrepassare questo tratto che supera il Fiume Lambro su un alto ponte, mentre il corso d’acqua, che dal nostro punto di visuale sembra di notevole quantità, si dirige a sud verso il Po.
Raggiungiamo l’altro lato del ponte e del fiume e ci allontaniamo dalla strada provinciale.  In questo breve percorso siamo usciti dalla provincia di Pavia e siamo entrati in una piccola porzione della provincia di Milano e ne siamo subito usciti entrando nella provincia di Lodi.  Da qui scendiamo lungo una stradina e poco più avanti su un sentiero lungo il bordo sinistro del fiume, cioè sul suo argine sinistro, seguendo il flusso delle sue acque verso il vicino Po.  Troviamo tanti cartelli che indicano le località di Orio Litta [4]  (anch’essa luogo di sosta della Via Francigena, ma che oggi non raggiungeremo), di Corte Sant’Andrea, Senna Lodigiana, Piacenza e della Ciclovia del Po.  Fotografiamo anche il primo cippo in muratura che segnala la direzione per il Transitum Padi, cioè uno dei vari punti di attraversamento del Fiume Po con gli attracchi per le barche: punti di passaggio di pellegrini antichi e moderni.  I cartelli segnaletici della Via Francigena in questa zona, mostrano l’effigie del pellegrino che cammina sull’acqua ondeggiante di un fiume.  Continuiamo a seguire la larga sterrata sull’alto argine sinistro del Lambro, godendo di un ampio panorama, mentre a sinistra cominciano ad apparire le costruzioni più alte (campanili, chiese, castelli e case nobiliari) di Orio Litta [4] .  Il suffisso Litta è stato aggiunto al nome originario del paese dal cognome della famiglia che ha costruito un grande palazzo in zona (Villa Litta Carini [5] ) e ha visto crescere la propria notorietà (sia pur breve) e quella della popolazione di questo contado.  Continuiamo a scendere lungo l’argine e a perdere quota mentre ci stiamo avvicinando alla foce del Fiume Lambro nel Po, anch’esso sempre più vicino.  Lungo il cammino e a distanze regolari, appaiono dei piccoli cippi sul bordo della sterrata contenenti piastrelle con l’effigie del pellegrino francigeno.  Anche sulla stessa sterrata appaiono le bianche piastrelle ancorate sulla pavimentazione.  Sul bordo interno dell’alveo del Fiume Lambro si fa notare un alto pilastro che indica le quote raggiunte dall’acqua del fiume negli ultimi centocinquant’anni, segnando i livelli più alti, anche oltre i 7 metri, con vicino le date relative agli eventi più significativi.
Ovviamente essendo la foce del Lambro vicinissima al Po, fa impressione pensare che se il Lambro saliva vicino o oltre i 7 metri, anche il Po, lì vicino, doveva raggiungere la stessa quota.  Tutto il contrario rispetto al livello dell’acqua che vediamo oggi in entrambi i fiumi.  Nella discesa incontriamo alle stradine che, da sinistra, raggiungono l’argine provenendo da Orio Litta [4]  o da cascine dislocate nella campagna.  Man mano che ci avviciniamo alla foce del Lambro e al Po, ci rendiamo conto che il livello dell’acqua del Po rimane basso nonostante l’apporto del Lambro.  Tale situazione ci sta preoccupando per il nostro traghettamento sul Po previsto per domani.

Dopo aver percorso c. 8 km da Lambrinia, arriviamo finalmente a Corte Sant’Andrea [6]  (m 56 slm), frazione di Senna Lodigiana che si trova a ridosso dell’alto argine che la separa dal Po.
Entriamo nel piccolo borgo attraverso l’Arco [7]  e ci avviciniamo subito all’Osteria della Corona per avvisare il proprietario Renato che siamo arrivati e che, come previsto e prenotato, verremo a cena qui più tardi.  Poi proseguiamo, giriamo attorno alla piccola chiesa (dedicata a Sant’Andrea) e raggiungiamo l’ingresso dell’Ospizio "Ad Padum" di Corte Sant’Andrea [6] .  Sul muro a fianco della porta è ancorato un cartello che chiarisce inequivocabilmente l’utilizzo della costruzione: Hospitium Peregrinorum "Ad Padum" St. Andrea.  Siamo emozionati, perché qui ha soggiornato nel 990 l’Arcivescovo Sigerico durante il suo viaggio di ritorno a Canterbury da Roma, dopo aver ricevuto il Pallio (la stola di agnello che indicava il suo nuovo stato e ruolo) dalle mani di Papa Giovanni XV).  Sigerico indicò sul suo diario di viaggio il nome di questa sosta, cioè dell’allora submansio XXXIX Sce Andrea, cioè della sosta qui a Corte Sant’Andrea [6] , durante la sua 39° tappa da Roma.  Sono circa le ore 16,30, abbiamo percorso c. 21 km, in 8,30 ore (pause incluse).  Entriamo nell’ostello e ci accoglie il gestore Giovanni Favari, uno dei primi camminatori e conoscitori della Via Francigena in Italia che, nel 2005, ha accompagnato i giornalisti RAI su alcune tappe in Lombardia, come feci io nelle tappe in Toscana e nel Lazio.  È presente anche la moglie Caterina che ci guida verso le nostre stanze al primo piano.  All’ostello sono presenti altri pellegrini, anche stranieri, che provengono da luoghi diversi e che hanno previsto mete differenti.  Nel giardino interno troviamo Maria Teresa che è arrivata da tempo, ha già fatto la doccia e ora si riposa chiacchierando con gli altri ospiti e con i gestori.  Noi recuperiamo i nostri bagagli extra e ci dedichiamo alla doccia e al cambio di vestiti e di scarpe.  Poi, prima di raggiungere gli altri amici in giardino, io e Anna telefoniamo al traghettatore emiliano Danilo Parisi, col quale avevamo concordato il passaggio del Po in barca, per conoscere la situazione sul livello dell’acqua del Po e quindi sapere sulla possibilità del nostro passaggio.  Ci mettiamo in contatto e Danilo ci annuncia che domani non potrà venire a prenderci poiché il livello del Po è troppo basso e, tra insabbiamenti e sassi, rischierebbe di rompere il motore e la stessa barca.  Ci conferma che l’ultimo traghettamento l’ha effettuato la settimana prima e poi non è stato più possibile.  Con rammarico, lo salutiamo e iniziamo a valutare le alternative possibili, mentre scendiamo a comunicare la "brutta" notizia alle altre amiche.  Ci raduniamo e, prima di andare a cena, decidiamo di fare una breve passeggiata fino all’imbarcadero sulla sponda del Po per verificare le sue condizioni e il livello dell’acqua.  Ci avviciniamo alla sponda e, anche se il fiume sembra pieno d’acqua, in effetti il livello è estremamente basso, tanto che la pedana galleggiante, posta sotto la gradinata che scende dall’argine, è inclinata e non è praticabile.  Continuiamo a passeggiare tra i filari dei pioppi piantati lungo la sponda e ci facciamo una foto al grande cippo del "Transitum Padi" presente nelle vicinanze della zona dell’imbarco.  Attorno alle ore 19,30 ci rechiamo all’Osteria della Corona, dove Renato, la moglie e la figlia (che aiuta i genitori), ci stanno aspettando per la cena.  La cena è ricca e i piatti sono gustosi.  Siamo soddisfatti per il pasto e contenti per la bella serata; chiacchieriamo volentieri con Renato che si è seduto al nostro tavolo e ci racconta le storie di questi luoghi.  Ci lascia alcuni commenti ricchi di saggezza che Anna Agostina registra sul suo diario e che ricorderà nella "relazione" che si è offerta di scrivere a fine avventura.  Siamo messi al corrente che domani il tempo meteo si guasterà e ci sarà pioggia.  Abbiamo deciso che cammineremo fino a Piacenza sul lato lombardo lungo l’argine del Po, sfruttando la Ciclovia del Po che lo segue per un lungo tratto.  Salutiamo Renato e la moglie e poi ritorniamo in fretta all’ostello.  È tardi e dobbiamo preparare i bagagli e l’attrezzatura per domani e poi cercare di riposare con una buona dormita.  Comunque si presenterà il meteo all’alba, la sveglia è sempre fissata per le ore 6,30.  Mentre la cronaca di questa escursione sulla tappa odierna è terminata, io continuo a pubblicare altre foto di oggi.


Enea Fiorentini
Socio CAI (sezione di Roma)
Socio della Associazione "Giovane Montagna"
(sezione di Roma)
Membro accademico del GISM
(Gruppo Italiano Scrittori di Montagna),
residente ad Aosta

( Sito web: http://www.eneafiorentini.it )
( E-mail: webmaster@eneafiorentini.it )

( Note scritte ad Aosta il 15/01/2024 )


Un po’ di altre foto...

 
Cartello di Chignolo Po (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Facciata del Castello di Chignolo Po (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello di Lambrinia (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Zoom sulla Chiesa di Lambrinia,
dedicata a Sant’Antonio da Padova
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Sul ponte della SP 234 sul Fiume Lambro,
cambiando provincia da Milano a Lodi
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Vista del Fiume Lambro e del ponte
ferroviario dal ponte stradale su SP 234
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello della Via Francigena e del
Cammino di San Colombano scendendo
sull’argine del Lambro vs Corte S.Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Primo Cippo della Via Francigena
scendendo sull’argine del Lambro
verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello della Via Francigena con pellegrino
che cammina sulle acque sull’argine del
Lambro scendendo vs Corte S.Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello al bivio per Orio Litta e verso
la Ciclovia del Po e Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
In cammino sull’argine del Lambro
verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di S.Chessa)
Piccolo cippo con l’effigie del pellegrino,
in cammino verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di S.Serra)

Zoom sulla Chiesa e sul campanile
del vicino paese di Orio Litta
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Simbolo del pellegrino della VF sulla
sterrata dell’argine verso Corte S.Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Anse del Fiume Lambro
verso la vicina foce nel Fiume Po
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Simbolo del pellegrino in un cortile
in cammino verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di S.Serra)
Indicatore delle piene del Po e del Lambro
sull’argine del Lambro
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Zoom sull’indicatore delle piene del Po
e del Lambro sull’argine del Lambro
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Gruppo in cammino sull’argine del Lambro
verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
In vista del Po dall’argine del Lambro
verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
In vista della foce del Lambro nel Po
verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello della Via Francigena
verso Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello della Via Francigena e del
Cammino di S.Colombano a Corte S.Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Panorama sul Po col livello basso
dell’acqua da Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di A.Testa)

Cartello di Corte Sant’Andrea,
tappa odierna vicino al Po
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello con mappa della Via Francigena
a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Zoom sul cartello con mappa della
Via Francigena a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Arco onorario all’ingresso
di Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello esplicativo della storia
dell’Arco di Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello esplicativo del percorso della VF
al guado del Po a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Ingresso dell’Ostello
"Ad Padum" a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Gruppo con Giovanni Favari e moglie
Caterina all’Ostello di Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Foto di Gruppo all’Ostello
di Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di A.Testa)

Panorama sul Po dalla zona del guado
a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Panorama sul Po dalla zona del guado
a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Scaletta verso la passerella sul Po
per il guado a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Vivaio di alberi di pioppo vicino al
guado sul Po a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Targa a ricordo del passaggio dei Romei
nel 1996 a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Sasso con scritta latina sotto il cippo vicino
al guado sul Po a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

Gruppo al cippo vicino al guado sul Po
a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Cippo dedicato alla Madonna dei pescatori
vicino al guado sul Po a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Particolare del cippo dedicato alla Madonna
dei pescatori vicino al guado sul Po
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

A cena alla Osteria della Corona
con Renato a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Gruppo a cena alla Osteria della
Corona a Corte Sant’Andrea
 19/04/2023 - (Foto di S.Chessa)
Antica mappa della Valle di
Corte Sant’Andrea e del Po
 19/04/2023 - (Foto da WEB)

Dedica per Giovanni e Cateriana Favari per l’ospitalità ricevuta all’Ostello di Corte Sant’Andrea, da parte della GM (CN - GE - Roma)
 19/04/2023 - (Scrittura e Foto di A.A.Mondino)

Mia traccia con smartphone della tappa sulla Via Francigena, da Santa Cristina a Corte Sant’Andrea: c. 21 km in h. 8,30 (pause comprese)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
 
Timbro della chiesa di Santa Cristina
a Santa Cristina e Bissone (PV)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Timbro ver.1 dell’Ostello "Ad Padum"
di Corte Sant’Andrea (LO)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)
Timbro ver.2 dell’Ostello "Ad Padum"
di Corte Sant’Andrea (LO)
 19/04/2023 - (Foto di E.Fiorentini)

 
           NOTE VARIE:

  1. Note sul paese di Santa Cristina & Bissone:    ->>> Back

    [ Il paese si trova nel Pavese orientale, nella pianura alla sinistra dell’Olona.   La storia di Santa Cristina è strettamente legata a quella dell’antica abbazia benedettina di Santa Cristina.   Essa venne fondata dal re dei Longobardi Liutprando nella prima metà dell’VIII secolo, con il nome di Sant’Anastasio; nel IX secolo il monastero fu dedicato a Santa Cristina.   Fino al XII secolo ricevette donazioni da re e imperatori.   Nell’XI secolo papa Urbano II pose il monastero sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Milano.   Nel 1267 vi fu ospitato Corradino di Svevia.   Nel secolo XV il monastero venne dato in commenda; nel 1513 dai benedettini passò ai monaci vallombrosani.   Nel 1654 il monastero fu soppresso.   Il paese di Santa Cristina si sviluppò attorno al monastero, e nel 1164 è citato nel diploma imperiale con cui Federico I concesse a Pavia la giurisdizione sull’Oltrepò, la Lomellina e la campagna pavese orientale, in cui si trova Santa Cristina.   Fu sempre sotto la signoria feudale del monastero, e fece parte della Campagna Sottana di Pavia.   Dopo la soppressione del monastero, la signoria passò al Collegio Germanico.
    Nel 1841 al comune di Santa Cristina fu unito quello di Bissone.   Nel 1863 prese il nome di Santa Cristina e Bissone.   Note tratte dal sito:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Cristina_e_Bissone ]



  2. Note sul paese di Miradolo Terme:    ->>> Back

    [ Le prime tracce di insediamento a Miradolo sono emerse a partire dagli scavi sistematici condotti sul territorio a partire dagli anni settanta del Novecento ed hanno riportato alla luce una serie di reperti databili all’età del bronzo ed alla civiltà di Golasecca consistenti in una ventina di siti archeologici dove sono stati rinvenuti oggetti di uso comune, vasellame, urne cinerarie.   Il nome di Miradolo appare ad ogni modo per la prima volta nel testamento dell’arcivescovo milanese Ariberto da Intimiano del 1034 quando viene indicato come Castrum Miradolium lasciando intuire che nell’area dell’attuale comune dovessero trovarsi delle fortificazioni o delle torri in area sopraelevata; a testimonianza di questo fatto sembrerebbe propendere la tesi secondo la quale il colle accanto al paese, noto ancora oggi col nome dialettale di Baltré, farebbe esplicito riferimento alla "baltresca", una torre di legno per scopi militari largamente usata durante il periodo medievale.   L’abitato è riportato in un documento dell’XI secolo come Miradolum in riferimento alla presenza di acque curative, ma si sa per certo che la località era nota almeno già dal secolo precedente per la presenza nel suo territorio di fonti naturali di acqua salina che erano utilizzate per scopo di conservazione dei cibi.   Il borgo viene citato in un diploma del 1164 con cui l’imperatore Federico I assegna alla città di Pavia la giurisdizione sulla Lomellina, l’Oltrepò Pavese e anche alcune località del Pavese, come Miradolo, che forse non appartenevano a Pavia dai tempi più remoti.   Il borgo di Miradolo fu tra i possedimenti dell’antica abbazia di Santa Cristina di Olona, il vicino monastero di fondazione Longobarda, in seguito appartenne alla "Campagna Sottana" pavese, e dal XV secolo fece parte della squadra (podesteria) del Vicariato di Belgioioso (di cui era capoluogo Corteolona) e ritornò ad essere particolarmente noto nel 1511 quando re Luigi XII di Francia, calato coi francesi alla conquista del Ducato di Milano, diede il primo riconoscimento ufficiale allo sfruttamento delle fonti di acqua salina locali per scopi terapeutici, istituendo di fatto le prime terme. Il vicariato di Belgioioso venne infeudato dal 1475 a un ramo cadetto degli Estensi e confluì per matrimonio nel 1757 nei domini dei principi Barbiano di Belgioioso.   Nel XVIII secolo gli viene aggregato il piccolo comune di Ca’ de Rho.   Nel 1872 viene unito a Miradolo il soppresso comune di Camporinaldo.   Nel 1938 il comune assunse la denominazione di Miradolo Terme in riconoscimento dell’ormai secolare attività termale che qui si svolgeva, supportata nel 1912 dalla fondazione del complesso idroterapico delle "Saline di Miradolo" sotto il patrocinio dell’Università di Pavia.
    Note tratte dal sito:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Miradolo_Terme ]



  3. Note sul paese di Chignolo Po:    ->>> Back

    [ Il nome Chignolo deriva dal latino Cuncolus ad Padum, Cuniolus e dal lombardo Chignoeu dovuto alla particolare conformazione di questo borgo.   Nel X secolo Chignolo era proprietà del monastero di Santa Cristina.   Esso si snoda, infatti, su una striscia di terra rialzata tra i fiumi Lambro e il Po che nei tempi antichi (ancora nel 1400) lambivano il maestoso castello dei Federici, detti Todeschini, passato poi per matrimonio a Ottaviano Pallavicini di Busseto (ante 1484) e perso dopo la morte della moglie (ante 1510) a favore del marito della cognata, il senatore milanese Gerolamo Cusani; poi (1527) ai Cusani Visconti, dal 1621 Marchesi di Chignolo.   Fu il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, nel 1466, a rettificare il corso del fiume; lavori durati ben 10 anni che permisero di garantire un territorio più vasto, più fertile e più sicuro dalle inondazioni.   L’antico letto del Po, nella vasta ansa, divenne Mortizza il cui colatore più grande è il Reale.   Dalle tradizioni, e soprattutto dal ritrovamento di reperti archeologici, si pensa che sul suo territorio si fosse stabilita una popolazione sin dall'età della pietra, e sicuramente sin dall’età pre-romana quando divenne centro fortificato lungo il percorso della strada Romea, chiamata poi nel Medioevo Strada Regina; fu pertanto luogo di passaggio e sosta dei pellegrini della Via Francigena.   Nel IX secolo Chignolo fu concesso in beneficio da re Berengario ai monaci benedettini dell’abbazia di Santa Cristina, il vicino monastero di fondazione Longobarda.   Proprio transitando su questa via nel 990, l’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, indica l’abbazia di Santa Cristina, col suo castello, come la tappa XL (mansio).   L’abate di Santa Cristina scelse come feudatari stabili la famiglia milanese dei Pusterla.   Dopo lunghe contese tra questi ultimi e i Visconti il feudo passò infine, dal 1486, alla nobile famiglia Cusani, che conservò il patronato sino al 1936.   Nel 1936 al comune di Chignolo fu unito il comune di Cantonale, già in provincia di Milano e da sempre legato al territorio lodigiano.   L’attuale frazione Lambrinia si chiamava in precedenza Camatta.
    Note tratte dal sito:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Chignolo_Po ]



  4. Note sul paese di Orio Litta:    ->>> Back

    [ Orio Litta sorse su un territorio paludoso bonificato grazie ai Benedettini di San Pietro in Lodi Vecchio a partire dall’885.   Fu coinvolta nelle lotte tra i comuni lombardi e l’impero.   Divenuta feudo dei Lampugnani (1375), passò in mano a varie famiglie, fino ad arrivare ai Cavazzi che, nel 1700, portarono il paese a grande splendore.   In età napoleonica (1809-16) al comune di Orio furono aggregate Cantonale e Corte Sant’Andrea, ridivenute autonome con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.   Nel 1863 Orio assunse il nome ufficiale di Orio Litta, per distinguersi da altre località omonime.   Il nome deriva probabilmente da "horreum" o "hordeum", termini legati al grano (infatti indica il granaio), e dalla famiglia Litta.
    Note tratte dal sito:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Orio_Litta ]



  5. Note sulla Villa Litta Carini di Orio Litta:    ->>> Back

    [ La villa venne fatta costruire nel suo progetto originario dal conte Antonio Cavazzi della Somaglia, VIII conte e barone della Somaglia, per esaltare la potenza della propria casata, in un’area dove possedeva diversi terreni e tenute.   Il conte ne affidò il progetto all.architetto Giovanni Ruggeri.   Alla sua morte nel 1688, Antonio lasciò la villa in eredità al pronipote Antonio Dati che assunse pertanto con essa il titolo di conte della Somaglia.   Fu il Dati ad attuare l’ampliamento del palazzo, trasformandolo in una reggia maestosa destinata a luogo di villeggiatura e incontro di grandi personaggi della letteratura e cultura italiana settecentesca, ma non riuscì a vedere completata l’opera che venne terminata dal figlio Antonio Giovanni Battista nel 1749.   Dopo alcune generazioni che videro protagonisti in villa i membri della famiglia Cavazzi, nel 1824 la villa venne venduta all’industriale inglese Richard Holt che vi insediò una filanda.   In seguito ad alcune sentenze del tribunale di Lodi, la villa venne ceduta nel 1852 dal figlio di Richard Holt alla famiglia nobile milanese Litta Visconti Arese, di cui il conte Giulio rappresentava il maggior creditore verso gli industriali inglesi.   La famiglia Litta, che ebbe un ruolo determinante nella definizione della seconda metà del toponimo dell’abitato ove sorge il complesso, Orio Litta appunto, resterà proprietaria della villa per un periodo breve ma particolarmente intenso: durante la seconda metà dell’Ottocento soggiornarono qui re Umberto I d’Italia e Giacomo Puccini.   I Litta vennero ad ogni modo costretti a vendere la villa poco dopo per i gravi debiti contratti.   Nel 1897 l’immobile venne acquistato da Guido Corti, passando poi nel 1930 a Federico Colombo.
    Durante questo periodo il complesso si deteriorò notevolmente perché venne utilizzato come allevamento di animali e come deposito per le granaglie.   La villa passò infine nel 1970 alla famiglia Carini.   Attualmente viene affittata per matrimoni, convegni ed eventi.   Ospita la mostra permanente di Antiquariato nei due piani della parte centrale dell’edificio.
    Note tratte dal sito:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Litta_Carini ]



  6. Note su Corte Sant’Andrea, frazione di Senna Lodigiana:    ->>> Back

    [ La località ed il porto sul Po fu tra i possedimenti dell’antica abbazia di Santa Cristina di Olona il vicino monastero di fondazione Longobarda.   La località si trova lungo la direttrice della via Francigena, che Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorse tra il 990 e il 994.   La corte rappresentà per l’arcivescovo inglese, la XXXIX tappa (Mansio) del suo itinerario di ritorno da Roma verso l’Inghilterra e la località fu da lui definita "Sce Andrea".   In questa località in particolare vi era il "Transitum Padi".   La parrocchia locale fu fondata dall'arcivescovo di Milano, per cui il paese dipese dal capoluogo e non dalle province confinanti fino alle riforme razionalizzatrici dell'imperatrice Maria Teresa.
    In età napoleonica (1809-16) Corte Sant’Andrea fu frazione di Orio, recuperando l’autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.   All’Unità d’Italia (1861) il comune contava 545 abitanti.   Nel 1869 fu aggregata al comune di Senna Lodigiana.
    Note tratte dal sito:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Corte_Sant%27Andrea ]



  7. Note sulle vicende dell’Arco di Corte Sant’Andrea:    ->>> Back

    [ Arco di Corte Sant'Andrea - anno 1782 (XVIII secolo)   L’Arco fu costruito dal Principe Alberico II di Belgioioso in occasione del matrimonio con Anna Ricciarda d’Este, figlia di Carlo Filiberto II d’Este, Duca di Modena, entrando così in possesso di Corte Sant’Andrea.
    Dal cartello posizionato su una porta dell’Arco all’ingresso di Corte Sanr’Andrea, si legge:
    < Il Prindipe Alberico XII nell’anni 1782 rinnovata l’antica sede degli Estensi e ingrandita con giardini.   Ricostruiti, ampliati, abbelliti altri edifici, resuscitata l’agricoltura, liberati i coloni da grandi debiti, arricchito il tempio con sacri doni alla benemerita e incomparabile coniuge Anna Ricciarda, figlia del Principe Carlo Filiberto II, discendente della stirpe dei duchi di Ferrara, di Modena e dei re di Brunswick e della Gran Bretagna, principessa ereditaria dei Barbiano di Belgioioso e del Sacro Romano Impero, magnate primaria delle Spagne, crucifera augustale del patriziato veneto, contessa del Vicariato di Belgioioso e della Corte Sant’Andrea. >
    Altre notizie da siti vari:
    Alberico XII Barbiano di Belgioioso d’Este nacque a Milano il 20 ottobre 1725, e morì nel Castello di Belgioioso il 27 agosto 1813.   La carriera pubblica di Alberico prese avvio nel 1753 con la nomina a Decurione di Milano e proseguì con vari incarichi militari e politici, spesso di prestigio e di rappresentanza, che gli permisero di viaggiare attraverso le principali città d’Europa e di entrare in contatto con gli ambienti aristocratici e mondani tra Francia, Austria, Prussia e Sassonia.   Un’esperienza che gli lasciò una chiara impronta nella formazione della collezione di quasi novemila stampe, cui afferisce anche il nucleo di circa cinquecento disegni, dal quale provengono quelli esposti in mostra a Milano.   Il 10 giugno 1757 a Milano, Alberico sposò la principessa Anna Ricciarda d’Este, figlia di Carlo Filiberto II d’Este, principe di San Martino in Rio ed ultimo discendente della linea sigismondina degli Este di San Martino e di Maria Teresa Grimaldi di Monaco.   La coppia ebbe insieme cinque figli.   Quando Alberico sposò Anna Ricciarda d’Este, l’ultima discendente dei marchesi d’Este, ne acquisì il titolo, fregiandosi dal quel momento anche del cognome, come si legge:   – "AEDES BELGIOIOSIAE ATESTIAE" – sulla facciata del grandioso palazzo edificato tra il 1772 e il 1781 nel pieno centro della città di Milano, a pochi passi dal Duomo, su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini.   Fu un amante e protettore delle lettere e delle arti ed egli stesso dedito alla pratica del disegno su modelli dall’antico come attestano alcuni schizzi a penna oggi in collezione privata.   Al momento della fondazione dell’Accademia di Belle Arti di Brera, nel 1776, Alberico fu insignito del prestigioso titolo di Prefetto.   Della committenza, dei contatti con gli artisti e delle dinamiche di formazione della collezione di disegni, offrono esempio le opere raccolte nella prima sezione dell’esposizione.   Fedele agli austriaci, con l’arrivo a Milano dell’esercito francese guidato da Napoleone Bonaparte, nel maggio del 1796, Alberico venne arrestato.   Dopo il rilascio si stabilì nel suo castello di Belgioioso, dove non si privò mai della compagnia di studiosi e letterati, tra i quali Giuseppe Parini (Bosisio 23-5-1729 - Milano 15-8-1799) e Ugo Foscolo (Zacinto 6-2-1778 - Londra 10-9-1827).
    Qui rimase fino alla morte, che avvenne sotto gli occhi di Ugo Foscolo (in quel periodo suo ospite), il 17 agosto 1813
    Note varie tratte dai siti:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Corte_Sant%27Andrea ]
     https://it.wikipedia.org/wiki/Alberico_Barbiano_di_Belgiojoso ]
     https://www.poligrafo.it/i-disegni-del-principe ]
     https://www.settimananews.it/wp-content/uploads/2022/04/Castello-di-Belgioioso.pdf ]

 
 


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