Giovedì 28 aprile 2022 Il tempo di un buon caffé con croissant ed ecco, con il treno in arrivo da Aosta, apparire Enea il nostro grande esperto di Via Francigena che condividerà con noi, otto donne, tre giorni davvero speciali. Due anni fa eravamo arrivati a Pont-Saint-Martin e ripartiamo dallo stesso piazzale dell’Ostello, dopo aver rivisto Angela (gestore), che ci timbra le Credenziali, e la Cerimonia della consegna del Baculum da parte di Anna T. a Marisa. Il nostro percorso della Via Francigena si snoderà nel tratto Morenico Canavesano ossia nel bellissimo territorio all’interno del "Grande Anfiteatro Morenico" creatosi con il ritiro del Ghiacciaio Balteo che dal Monte Bianco si estendeva fino alla Pianura Padana in epoca Pleistocenica. Percorriamo il "Sentiero dei vigneti" che ci porta alla Cappella di San Rocco posta su un promontorio all’ingresso dell’ampio anfiteatro della conca che racchiude il paese di Carema. Qui era posta la quarantesima pietra miliare della Strada Romana delle Gallie ed il numero XL (40) è inserito nello stemma comunale. Questa fertile conca, al riparo dai venti freddi, ha generato un microclima favorevole alla coltivazione della vite su terrazzamenti abbarbicati alla montagna, opera millenaria dell’operosità delle genti locali per trarne mezzi di sopravvivenza. Costeggiamo perfetti muri a secco ultracentenari, sovrastati dai caratteristici pilastri in pietra e calce detti "Tupiun" che, oltre a fornire sostegno ai vitigni delle "toppie", hanno la funzione di immagazzinare il calore del sole durante il giorno per restituirlo nella notte. Qui si produce il vino Carema tra i primi vini piemontesi a fregiarsi della denominazione D.O.C.. Sosta alla "Fontana Savoia", fatta costruire in onore dei Savoia nel 1571, per apprezzarne la freschezza dell’acqua, noto un bel fascio di rametti di salice a bagno "per ammorbidirsi", qui i vitigni sono ancora legati come una volta. Giardini fioriti, ulivi e palme da dattero, un paradiso. Concludiamo l’ampio anfiteatro caremese nei pressi della Cappella di Siei, dove ammiro, nuovamente, l’ampio semicerchio della conca. Ed eccoci alla prima variante Enea, così le chiama. Abbandonato il percorso ufficiale un ombroso sentiero, in costante e lunga salita, ci conduce ai ruderi del Castello di Castruzzone (XII secolo), punto più alto del percorso di oggi e panorama mozzafiato fra la Valle d’Aosta ed il Piemonte. Ripida la salita, ripidissima la discesa sotto un sole "estivo" ed un piacevole venticello. Attraversiamo le frazioni di Airale, Torre Daniele, Cesnola adagiate su conche minori coltivate a vigneti ed eccoci a Settimo Vittone, il settimo miglio sulla strada romana da Ivrea ad Aosta ed anche qui il numero VII è inserito nello stemma comunale mentre Vittone sarebbe stato il Signore del luogo. Un sentiero in salita ci porta alla Pieve di San Lorenzo ed il Battistero di San Giovanni, gioielli dell’arte medioevale del IX – XI secolo, oggi protetti dal FAI. Una targa in latino ricorda Ansgarda una Regina dei Galli, ripudiata, qui accolta dal fratello Marchese e sepolta. E qui pranziamo. Attraversiamo ancora vigneti, piccoli prati pieni di fiori variopinti ed un’antica mulattiera ci conduce a Montestrutto dove in alto domina un castello del 1800, costruito sui resti di una fortificazione medioevale, privato. La proprietaria vive negli USA e viene in vacanza un mese all’anno. Vicino c’è la chiesetta romanica di San Giacomo, autentica, tutta in pietra, purtroppo in attesa di restauro. Sotto di noi il "Parco Avventura la Truna" è un pullulare di mamme con bambini e giovani di tutte le età che si esercitano sulle rocce montonate delle palestre di arrampicata. Breve sosta al bar per gli assetati e proseguiamo fino alla vicina "agrigelateria – dalla mucca al mantecatore", recita l’insegna, dove Enea offrirà a tutte noi un mega gelato buonissimo, davvero senza rivali, direttamente prodotto dal latte fresco delle loro mucche e con frutta fresca di stagione. Raggiungiamo così San Germano. Percorriamo la Via del Buonumore che separa un caseggiato in disuso sede di un’antica fabbrica di birra ed i "Balmetti" case a schiera che hanno cantine e stanze addossate alle pendici della Serra (la montagna che respira) da cui arriva in modo costante un’aria fresca a temperatura di 7-8 gradi che aiuta a far maturare i formaggi e mantenere in ottime condizioni i vini ivi conservati. Nome di via non fu mai così appropriato! A Borgofranco d’Ivrea, Enea ci propone un’altra variante spesso trascurata, che allunga il percorso, ma lo ripaga altamente. Ci addentriamo così nella zona dei cinque laghi (noi ne vedremo solo due). Qui immersi nel bosco di latifoglie, su strada sterrata, un piacevole profumo di aglio ci pervade ed una immensa distesa di aglio orsino ci appare tutt’attorno. Mi fermo a fotografare estasiata mentre il gruppo si allontana e, nel silenzio, sento un grande ronzio: api ovunque, indaffaratissime. Che spettacolo. Raggiungiamo il Lago Nero che costeggiamo in buona parte. Ultima panoramica sul lago dalla sommità di un grande masso erratico e proseguiamo per il Lago Pistono. Un grande castello medievale, autentico, privato, domina dall’alto ed un ristorante-bar accoglie i turisti in riva al lago. Altra deviazione. Una traccia di sentiero ci porta al centro di una torbiera conosciuta come "Terre Ballerine" un ex lago chiamato Lago Coniglio. Il terreno sottostante argilloso impedisce, in parte, all’acqua di defluire. Come bambine ci divertiamo a pestare i piedi, cespugli ed alberi novelli ondeggiano con noi. Ho la sensazione di stare sulla nave con mare mosso. Ritorniamo sui nostri passi fino al lago. Alcune ville seminascoste da alti cespugli di azalee fiorite, bianche, gialle, rosa, rosse che contornano grandi prati verdi, perfettamente rasati, annunciano che ormai siamo ad Ivrea, l’antica Eporedia (la città dei custodi di cavalli). Percepisco una ricchezza, non ostentata. Qui gli Olivetti, i Sella a Biella, oltre la Serra, gli Agnelli a Torino hanno fatto la storia dell’industria italiana. Dall’alto ecco le Torri. Oltrepassiamo l’antico ponte romano dove sotto scorre rumoreggiante la Dora Baltea. Un lindo Ostello ci attende. Dormiremo tutti insieme in un’unica camera, tra lievi sibili, dopo un’ottima ed abbondante cena annaffiata da buon vino, quasi 30 km nelle gambe e 750 metri di dislivello. La pastiglietta per dormire questa sera non serve. Venerdì 29 aprile 2022 Il secondo giorno il gruppo lievita. Alcuni simpaticissimi e festaioli soci della GM di Ivrea ci accompagneranno nel tratto fino a Roppolo mentre Fulvio, dopo aver trasferito in auto i bagagli da Ivrea a Roppolo, verrà incontro. Alla partenza consegna del "Baculum" da parte di Marisa a Michele. Timbrate le Credenziali all’Ostello e successiva sosta presso il Chiosco di Paolo Facchin, uno dei maggiori esperti della Via Francigena del Canavese e tra i responsabili dell’Associazione "Amici della Via Francigena di Ivrea" (altro timbro e foto di gruppo al completo), abbandoniamo Ivrea costeggiando la Dora, dalla quale si dirama il Naviglio di Ivrea un imponente canale che porta le proprie acque alle risaie del vercellese, per terminare poi la sua corsa, dopo 80 km, nel fiume Sesia a sud di Vercelli. Entriamo al "Parco della Polveriera" per ammirare il Lago San Michele il più bello, secondo i nostri amici. Oggi il panorama inizia a cambiare. A sinistra la Serra sta declinando dolcemente, la vegetazione è meno fitta e sta lasciando, soprattutto alla nostra destra, nel senso di marcia, spazio ad un’ampia pianura coltivata dove trattori sono impegnati nell’aratura di alcuni campi. Leggeri saliscendi su strade sterrate ed asfaltate ci conducono a costeggiare il Lago di Campagna dove si specchia il campanile della Chiesa di Cascinette, situata oltre la vegetazione. Da notare che questi laghi sono tutti di grande dimensione e paradiso degli uccelli. Superato Cascinette proseguiamo per Burolo e Bollengo. Oggi il chiacchiericcio domina e così senza quasi accorgercene è arrivata l’ora del pranzo che consumiamo, seduti ai tavoli dell’area di sosta, in prossimità dell’antica chiesa romanica dei SS. Pietro e Paolo in Pessano dell’XI secolo. Un autentico gioiello ben conservato con una singolare particolarità: il campanile è posizionato sul davanti e per entrare nella chiesa si entra dalla porta di accesso al campanile. Da qui si possono osservare bene le morene laterali ed in lontananza quella frontale che, a semicerchio, contorna la pianura sottostante bella piatta, pianura che, come mi ha spiegato Michele questa mattina, risulta abbassata di parecchi metri rispetto alla Pianura Padana. Riprendiamo in leggera salita per giungere a Palazzo Canavese e poi Piverone dove è ancora ben conservata la parte medievale della Torre del Ricetto (XII secolo). Enea ci conduce verso una curiosità assai singolare: la statua in bronzo di una gallina perché qui, in autunno, esiste la corsa delle galline lungo la stretta via principale. Ecco ora apparire il Lago di Viverone che vedremo a lungo in lontananza senza mai raggiungerlo. Proseguiamo a mezzacosta tra prati e distese di vigneti dove i "Tupiun", visti ieri, hanno lasciato il posto a semplici pergolati sorretti da paletti in cemento o legno. Qui incontriamo i ruderi della chiesetta romanica di San Pietro di Livione conosciuta come il "Gesiun" (XII secolo). Doveva essere bellissima, una chiesetta in miniatura che conserva ancora tutto il suo fascino. Superato il paese di Viverone, sede di un antico Convento Benedettino, ancora una manciata di km in leggera salita ed ecco apparire il piccolo paese di Roppolo. Siamo arrivati. Loretta del B&B in cui cinque di noi dormiranno, ci viene incontro insieme a Faruk, tutto scodinzolante, e noi pensavamo fosse il marito! Una bella risata collettiva. Una fresca birra condivisa con i nostri amici di Ivrea presso l’unico bar-ristorante del paese per concludere un’altra giornata all’insegna del buonumore. Una chicca: oggi i nostri amici sono andati in crisi: tre Anna, bisogna distinguerle! Mi chiamano freccia rossa, sinceramente mi piace. Consumiamo un’ottima cena servita da un omone dall’aspetto molto burbero, sottilmente ironico, che ha fatto il militare a Boves. A Pont-Saint-Martin, Angela ci aveva riferito che erano partiti, per lo stesso nostro percorso, due signori australiani; li incontriamo seduti al tavolo vicino e dormono nello stesso B&B dell’altro nostro gruppo, parlano italiano con accento straniero, evviva. Anche questa notte trascorre serena. Ai km di ieri ne aggiungiamo altri 25 circa più 250 metri di dislivello: tutto fa sonno. Due parole sul particolare B&B di Loretta dove ho dormito. Loretta, innanzitutto, è una bellissima signora molto ospitale sempre sorridente che ha avuto la fortuna di girare il mondo portando a casa tantissimi oggetti, i più disparati, che ora ha distribuito nelle camere, corridoi, bagni, cortile della sua casa in un perfetto apparente disordine. Sabato 30 aprile 2022 Al mattino appena Loretta ha liberato Faruk eccolo arrivare in camera alla ricerca di carezze ma soprattutto di cibo, come dice lei. Nel cortile, sotto il porticato, ci ha servito una colazione da re con marmellate e torte fatte da lei, il caffé della moka, frutta fresca, yogurt. Grazie Loretta, ci salutiamo con un grande abbraccio, timbro sulla credenziale e via, a ritirare il panino e ripartire per il terzo ed ultimo giorno, sich! Consegna del "Baculum". Michele non c’è per la consegna ed allora ritorna a Marisa che lo consegna giustamente ad Anna T., la nostra Presidente, che tanto ha lavorato per l’organizzazione di questo cammino, riuscendo anche a riservarci un ottimo meteo. Saliamo al Castello di Roppolo, risalente al X secolo, antica dimora signorile dove in seguito ad una triste vicenda ora pare vi abiti un fantasma. Il panorama è veramente ampio e sarà il punto più alto di oggi. Una sterrata scende decisamente verso l’abitato di Cavaglià dove terminano la lunga dorsale della Serra, i vigneti, il bosco ed inizia la grande pianura intensamente coltivata. Zig-zagando per stradine asfaltate e sterrate, con belle fioriture di papaveri ai bordi, attraversiamo casali, piccoli raggruppamenti di case e poi ancora pianura. Per tutto il percorso fatto in questi giorni abbiamo notato che la Via Francigena è ben segnalata con cartelli ai bivi e simbolo del viandante sui muri delle case e sui pietroni. Da Roppolo in poi abbiamo notato anche un altro simbolo: una Madonna che abbraccia il Bambino descrivendo una "O". Enea ci spiega che indica il "Cammino di Oropa" e parte da Santhià. Infatti spesso incontriamo pellegrini che camminano in senso inverso. Nessuno ha fretta: si fermano, si saluta, si sorride, si racconta. Restano ancora da attraversare un ramo del Canale Cavour ed il Canale Depretis dove lentamente l’acqua scorre verso campi e risaie ormai vicine. Pranziamo presso una sosta del viandante (tavolo con panchina) dove viene indicata una fontana che non troviamo ma c’è un piccolo laghetto con rane. In lontananza sentiamo il rumore delle auto sull’autostrada e vediamo sfrecciare i treni dell’alta velocità. Si riparte. Superiamo l’autostrada e sotto passiamo la ferrovia, ancora pochi chilometri e siamo a Santhià. L’orologio del Palazzo Comunale segna le ore 15,20, siamo arrivati. Mario Matto, anche lui grande esperto della Via Francigena nel Vercellese e tra i responsabili dell’Associazione "Amici della Via Francigena di Santhià", ci accoglie con entusiasmo ed appone l’ultimo timbro sulla Credenziale. Infine ci omaggia di cartine e dépliants inerenti il nuovo "Cammino di Oropa", non si sa mai…. Anna T. controlla la cassa comune: sono avanzati dei soldini dalle spese di questi giorni. Ne approfittiamo per un buon caffé, una bibita, un gelato nel bar dell’Hotel Vittoria, vicino alla stazione ferroviaria. Salutiamo calorosamente Enea che salito sul treno torna ad Aosta mentre sta arrivando Max, il nostro autista, per riportarci a casa. Conclusione: abbiamo visto luoghi di rara bellezza, ben curati, conservati e pieni di storia, percorso 75 km, 1200 metri di dislivello, attraversato due Regioni, quattro Province: Aosta, Torino, Biella, Vercelli e tanti Comuni. Grazie cari amici eporediesi: Esther, coniugi Marisa e Michele, Antonio, Ivo, Fulvio. Grazie ragazze cuneesi: Anna Testa, Anna Migliore, Antonina, Luisa, Maria Teresa, Marisa, Stella. Grazie Enea. Il prossimo anno ripartiamo? Anna Agostina Mondino - Note del 28/05/2022 |