CRONISTORIA DEL MONASTERO
VI secolo
La prima testimonianza del monastero si ha nellantico Papiro depositato nellarchivio vescovile di Ravenna,
scritto a Roma o a Nepi il 3 Giugno del 557.
Il documento si riferisce ad una contesa di proprietà, nel periodo della guerra greco-gotica, in cui compaiono
i nomi: dellAbate Anastasio, del "Papa Virgilio che opera la riconciliazione e la restituzione dei beni usurpati,
il generale Belisario e di un tale personaggio di nome Gundilla che dopo la riconciliazione fa una donazione alla Chiesa
di S. Maria di Nepi". (1)
Laltra importante testimonianza dellesistenza del monastero nella Valle Suppentonia compare nei
dialoghi di Gregorio Magno. (2)
X secolo
Da una fonte più tarda, la vita di Odone di Cluny, scritta dal suo discepolo Giovanni nel X secolo, (3) apprendiamo
che nel 940 Alberico II, principe e senatore dei romani, figlio di Marozia, affidò ad Odone di Cluny, il monastero di
S. Elia con lincarico di riformarlo. (4)
Odone era giunto in Italia nel 936 chiamato dallo stesso Alberico, per far da mediatore di pace tra lui e il
suo patrigno Ugo di Provenza. (5)
Con Alberico iniziò dunque una collaborazione che porterà Odone a riformare vari monasteri italiani.
A Roma avvenne lincontro con il canonico Giovanni, che poi diverrà discepolo e biografo di Odone.
Alla venuta di Odone nel monastero di S. Elia, come in altri monasteri italiani, dilagava la corruzione.
"I monaci non riuscivano ad astenersi dal mangiare carne adducendo con la scusa che nella zona vi fosse grande penuria
di pesce; Odone allora compie il miracolo di trasformare il torrente che scorre sotto il monastero in un lago, in modo tale
che i monaci non dovessero compiere grandi fatiche per procurarsi il pesce". (6)
Al di là dellaneddoto, il racconto ci fornisce elementi topografici per localizzare il monastero di S. Elia,
dove viene descritta, per lo stesso, una collocazione a mezza costa nella Valle Suppentonia, proprio come oggi appare.
Del lago non è rimasta alcuna traccia, ma il luogo dove esso si formò, continua ancora oggi
toponomasticamente a mantenere il nome "località del lago". (7)
Il monastero viene poi menzionato in un documento del Dicembre 965.
Si tratta di un contratto di dissodamento con cui Atria, badessa del monastero dei SS. Maria e Biagio di Nepi,
con il consenso di tutte le monache, concede a Demetrius un pezzo di terra incolta in concessione. (8)
Nel 987, il monastero di S. Elia è menzionato in un documento dellArchivio Vescovile di Orte. (9)
La citazione riguarda un atto di vendita di un terreno posto nel territorio ortano, da parte di due privati,
a due presbiteri e monaci della Cella di S. Liberata, dipendente dal monastero di S. Elia.
Nel 990 il "monasterium sanctu Eli" viene nominato tra le proprietà confinanti di un "fundus"
chiamato "fratelli" concesso con contratto di parzionaria da Teodora, badessa del monastero di S. Biagio a Nepi,
ad un certo "Dominicus". (10)
XI secolo
Nel 1014-1015 in due contratti successivi rispettivamente a livello e di enfiteusi, viene ceduto un terreno da "Pretia"
badessa di S. Maria e S. Biagio a Nepi, a "Romanus"; il terreno, posto nel territorio nepesino, è confinante
con una proprietà del monastero di S. Elia. (11)
Nel 1017, labate Pietro del monastero di S. Elia, prende parte ad una controversia tra labate Ugo di Farfa
e i preti di S. Eustachio, per il possesso di alcuni beni in Roma; lo stesso abate Pietro dimostra, adducendo documenti al
prefetto di Roma Crescenzio, che il monastero di S. Elia era proprietario a Roma delloratorio di S. Simeone, ceduto
erroneamente dallabate di Farfa ai preti di S. Eustachio, in cambio dei beni oggetto della contesa. (12)
XII secolo
Nel 1177 il pontefice Alessandro III prende il monastero di S. Elia sotto la protezione pontificia, ne conferma la
regola di S. Benedetto, ed i suoi possedimenti: fra questi compare anche il "Castellum quod est supra ipsum Monasterium"
ossia lattuale Castel S. Elia. (13)
XIII secolo
Nel 1211, con la bolla di Innocenzo III, il monastero fu unito con le sue pertinenze al monastero di S. Paolo fuori le mura. (14)
La permanenza dei Benedettini al monastero di S. Elia, durò fino al 1256 quando Alessandro IV concesse ai
Canonici dellOspedale di S. Spirito in Saxia di Roma il monastero. (15)
Lo stesso pontefice conferma il possesso del monastero allOspedale di S. Spirito in Saxia, in una bolla del 14 Luglio 1258. (16)
Ancora nel 1291 Nicolò IV, conferma la concessione della chiesa e del monastero di S. Elia, allOspedale di S. Spirito in Saxia. (17)
XVI secolo
Nel 1540 lOspedale di S. Spirito in Saxia cede il "Castrum S. Eliae" che comprendeva anche la chiesa, in
permuta alla Camera Apostolica. (18)
Nel 1541 la Camera Apostolica vende il "Castrum S. Eliae" a Pierluigi Farnese; in questa epoca, probabilmente,
il monastero non esisteva più, in quanto, di esso, non se ne fa menzione. (19)
Nel 1574 il Vescovo di Rieti, monsignor Alfonso Binarini, visita la diocesi di Sutri e Nepi; il 7 Febbraio si reca nella
chiesa di S. Elia, visita prima di tutto il Sacello dedicato alla Beatissima Maria Vergine del Rosario, che era situato
allesterno della chiesa e addossato al portale laterale destro. (20)
Osserva poi la suppellettile e gli ornamenti degli altari e ordina quali lavori di riparazione debbano essere eseguiti.
Dalla visita si apprende che le navate laterali venivano usate per seppellire i morti.
La stessa cripta viene designata come "cimiterium" ed il Vescovo comanda che venga costruita una porta di
accesso ad essa.
Passato alla Camera Apostolica, il monumento iniziò il suo periodo di decadenza coinciso con la consacrazione,
nel 1648, della nuova chiesa di S. Antonio Abate costruita allinterno delle mura del centro abitato.
XVII secolo
Durante il periodo farnesiano fu necessario apportare delle riparazioni alla Basilica; da ricordare anche quella conseguente
alla caduta di un masso, nel 1607, che distrusse parte della parete laterale sinistra.
Nel 1649, la Basilica di S. Elia e i suoi possedimenti, già inclusi nel ducato di Castro, vengono incamerati
dal Governo pontificio, dopo che, furono messi in vendita i beni di Ranucci Farnese che aveva contratto debiti verso lo stato. (21)
Nel 1671, nella "Relatio Visitationis Civitas et Diocesis Nepesine", la chiesa è intitolata a S. Elia
e S. Anastasio; inoltre in essa, vi è scritto che, accanto alla chiesa vi erano i resti del Cenobio nel quale visse Anastasio. (22)
XVIII secolo
Nel 1792 da una descrizione si evince che i beni vengono concessi in enfiteusi, dalla Camera Apostolica a Carlo Maria Luciani;
tra i beni viene concessa la chiesa di S. Elia con oltre annesse: la sagrestia, la chiesa sotterranea e il cimitero. (23)
XIX secolo
Nel 1851, il 12 Febbraio, fu effettuata una visita apostolica dal Vescovo diocesano di Nepi e Sutri, Gaspare Maria Petocchi;
in questa occasione il Vescovo, su insistenza dei fedeli, fece aprire larca allinterno dellaltare che, secondo
la tradizione, avrebbe contenuto le reliquie dei Santi; larca, trovata vuota, venne poi murata di nuovo allinterno
dellaltare. (24)
Si scese anche nella Cripta, dove, secondo la tradizione, esisteva un cunicolo chiuso; un saggio di scavo condotto
nel secondo ambiente della Cripta di fronte allaltare di S. Anastasio, non rilevò tracce di aperture e di cunicoli,
ma soltanto della terra contro la quale fu poggiato il muro di contenimento del terrapieno.
Ad una riduzione delle funzioni religiose corrispose luso per la sepoltura, delle navate laterali ricolme di terra.
Tale situazione degenerò completamente il 2 febbraio del 1855 quando precipitò il campanile eretto nel
XIII secolo dai Canonici di S. Spirito in Saxia. (25)
Per il crollo risultò devastata una porzione della navata centrale e di quella laterale sinistra, e la cappella dedicata
alla Vergine posta a ridosso dellentrata laterale destra, allora chiusa.
In seguito al crollo e dietro linteressamento della stessa popolazione, sotto il pontificato di Pio IX, lAccademia
di Archeologia Cristiana, nel 1856, incaricò larchitetto Virgilio Vespignani del progetto di restauro.
Con i lavori di restauro, che portarono anche alla creazione del cimitero nellarea dellex Monastero, vennero
riaperti gli ingressi laterali; venne rimossa la terra che ingombrava le navate laterali già adibite a cimitero; vennero
rafforzate, allesterno, le mura e la parete destra della chiesa; dove prima si innalzava la torre campanaria, venne
consolidata con la costruzione di un contrafforte. (26)
XX secolo
Alla fine degli anni 60 venne restaurata lintera superficie affrescata dellabside e delle pareti del transetto.
Alla fine degli anni 70 venne completamente rifatta la copertura della chiesa anche con la sostituzione della orditura lignea
portante (capriate) e di quella secondaria (travetti e morali); nel contempo, allesterno della Basilica fu realizzato
lattuale pavimento in acciottolato delimitato da alcuni reperti archeologici romani.
Nel 1994 si provvedette al restauro delle superfici scultoree dei portali della facciata e alla predisposizione
dellimpianto di allarme.
Lintervento, finanziato con il contributo regionale di cui alla L.R. 27/90, fu eseguito dalla Impresa Edil
Concordia di Nepi, sotto la supervisione della competente Soprintendenza ai Beni architettonici del Lazio e la direzione tecnica
della mia persona, nella qualità di architetto alluopo incaricato dal Comune di Castel S. Elia. (27)
Il restauro consentì di consolidare il portale composito principale della chiesa e di rimuovere, con appropriate tecniche,
lo strato di licheni e di muschio ivi formatosi negli anni; la ripulitura dinsieme, estesa anche ai portali laterali,
permette così, oggi, una chiara visione delle decorazioni scultoree, favorendone una loro migliore e completa comprensione
iconografico-espressiva.
Vincenzo Girolami
(pagine estratte dal libro: "Basilica Romanica di SantElia a Castel SantElia (VT)"
Stimoli emotivi di un simbolismo scultoreo e geometrico-astratto - Contributo alla comprensione del Monumento
Quaderno monografico: Storia e Cultura del viterbese - AVIS Castel SantElia
Realizzazione & Stampa: Tipolitografica A.Spada - Ronciglione (VT) - Novembre 1996)
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