Discesa del 21 Gennaio 2001:
Forse il tempo uggioso, oppure lidea di affrontare una vera grotta, hanno fatto desistere molti amici della G.M. a partecipare a questa speciale escursione speleologica, organizzata proprio per far acquisire esperienza e far provare sensazioni nuove...
Quindi, solo in tre (Aldo, Enea e Lorenzo) siamo andati ad Assergi, sotto le pendici della dorsale delle "Malecoste" (nel gruppo del Gran Sasso), per scendere in una vera e storica grotta: la <Grotta a Male>.
Essa è stata esplorata, per la prima volta, dal Capitano De Marchi il 20 agosto 1573.
De Marchi è stato anche il primo a toccare la Vetta Occidentale del Corno Grande - m 2912 slm - al Gran Sasso, con la salita effettuata il giorno prima dello stesso mese, il 19 agosto 1573.
Per leggere il resoconto di questa sua discesa, potete dare uno sguardo alla sua
"Cronaca", scritta nellitaliano dellepoca.
Attrezzati di tutto punto (con tute, casco, lampade frontali, guanti e stivali di gomma) ci siamo calati progressivamente nei meandri viscidi e stretti della grotta, raggiungendo la Sala del Tronco.
Poi, attraverso la "Chiocciola" con il caratteristico passaggio del "Triangolo", siamo scesi nelle varie sale (la Sala dei Colossi -o Grande Sala-, la Sala della Croce ed infine la Sala De Marchi).
Tra una sala e laltra, abbiamo disceso risalti ripidi e ci siamo aiutati con corde e staffe.
Un finestrone roccioso presente nellultima sala della grotta: la Sala De Marchi, ci ha consentito una fantastica visione dellomonimo lago ipogeo dalle acque azzurre e trasparenti, fondo attuale della <Grotta a Male>.
Scandagliando queste trasparenze con la luce delle nostre lampade abbiamo potuto stimare la sua profondità in circa 15-20 metri.
Siamo a circa -81 metri dalla superficie e stimiamo che il pelo dellacqua del lago si trovi a -84 metri mentre il suo fondo appena oltre i -100 metri.
Mentre ci riposiamo e ci guardiamo attorno, sentiamo un freddo umido penetrarci nelle ossa; la temperatura di questo ambiente si aggira a pochi gradi sopra lo zero (circa 5-6 gradi).
Siamo circondati da rocce gocciolanti, da stalattiti e stalagmiti. Notiamo alcune belle colonne concrezionate...
Posiamo spezzoni di candele accese su alcune rocce e cerchiamo di organizzarci per effettuare una foto con lautoscatto...
Chissà come verrà?
Appesi al soffitto, notiamo pochi pipistrelli in letargo: sono di piccole dimensioni e, così immobili, non fanno paura...
Iniziamo la risalita, sfruttando le corde che abbiamo lasciato nei punti critici e, raggiunti i due terzi del tragitto, pieghiamo verso sinistra e ci infiliamo in un nuovo ramo laterale della grotta (è la Diramazione dellOrgano). Qui la galleria è molto bassa e siamo costretti a strisciare sulle rocce del pavimento, toccando la schiena al soffitto.
Dopo faticosi contorcimenti sul fianco, finalmente arriviamo alla Sala dellOrgano, che presenta belle concrezioni a vela e pilastrini che collegano il pavimento al soffitto.
Facciamo qualche foto anche qui e poi ci rituffiamo a testa in giù nei meandri di questo ramo e, letteralmente come vermi, raggiungiamo nuovamente il ramo principale...
Riprendiamo la risalita su roccette viscide, e facciamo molta attenzione: si vedono strapiombi un po dappertutto.
Un salto verticale di quattro metri con un passaggio stretto sommitale ci impegna abbastanza, ma qui avevamo lasciato corde e staffe e questi strumenti ci aiutano a venirne fuori... Ancora una piccola risalita di roccioni e poi, finalmente, un filo di luce diurna ci avvisa che siamo ormai vicini alluscita della grotta.
Gli ultimi gradoni ci portano facilmente nellandrone principale della grotta dove sono sistemate diverse passerelle in ferro e poi una tettoia verso luscita sul prato.
Ci tocca anche saltare le alte barriere del recinto, poichè abbiamo trovato la porta bloccata...
Scattiamo unultima foto per ritrarci così come siamo usciti: sporchi, bagnati, infangati e... soddisfatti.
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