Visita alla Sacra di San Michele e
alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso
(all’inizio della Valle di Susa) (TO)

(insieme con i partecipanti ai Corsi della Università della Terza Età di Aosta)



VISITA ALLA SACRA DI SAN MICHELE
E ALLA PRECETTORIA DI SANT’ANTONIO DI RANVERSO

insieme con i partecipanti ai Corsi della Università della Terza Età di Aosta
e guidati da due importanti storici

Venerdì 17 maggio 2024
 
           NOTE VARIE:

  1. Note sulla Sacra di San Michele (TO):    ->>> Back

    [ La Sacra di San Michele, o più propriamente abbazia di San Michele della Chiusa, è un complesso architettonico arroccato sulla vetta del monte Pirchiriano, all’imbocco della Valle di Susa, nella Città metropolitana di Torino, in Piemonte, nei territori dei comuni di Sant’Ambrogio di Torino e di Chiusa San Michele, poco sopra la borgata San Pietro.   Collocata su un imponente basamento di 26 metri a 962 metri di altitudine s.l.m, affacciandosi dalla cima del monte Pirchiriano sul confine fra le Alpi Cozie e la Pianura Padana, è il monumento simbolo del Piemonte e una delle più eminenti architetture religiose di questo territorio alpino, appartenente alla diocesi di Susa, prima tappa in territorio italiano della variante piemontese della via Francigena (oltre che si trova sul percorso della Via Micaelica).
    La Foresteria Grande fu costruita verso la fine del sec. XI, quando la fama dell’ospitalità dei monaci era già tale da richiedere un vero e proprio ospizio staccato dal monastero.   Durante il periodo medievale la Foresteria Grande era quindi la zona dell’hospitale destinata ai pellegrini e agli ospiti.   La Foresteria attuale è in gran parte una ricostruzione avvenuta tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, durante la quale venne posta una merlatura a coronamento dell’edificio.   L’errore fu però notevole in quanto stilisticamente tale merlatura è ghibellina (a coda di rondine), mentre l’abbazia essendo legata al papato avrebbe dovuto avere una merlatura guelfa (a parallelepipedo semplice).   La Foresteria Piccola è sorta probabilmente come luogo di servizio, la cui destinazione d’uso è di difficile individuazione.   Il massiccio della facciata dell’abbazia (41 metri di altezza) è rotto dalla combinazione coloristica e geometrica delle linee rette del basamento grigio-ferrigno con le curve piene della chiesa verdognola, coronata dall’abside centrale e da quel trionfo di galleria ad archetti (Loggia dei Viretti) che è fra i migliori esempi di logge absidali romaniche.   I monaci di San Benedetto intrapresero il ciclopico lavoro di costruzione del basamento nella prima metà del XII secolo, per erigervi sopra la grande chiesa a cinque absidi.   Dal piano d’ingresso, si giunge allo Scalone dei Morti, la cui edificazione pare risalire alla metà del XII secolo.   Superati i primi scalini, si lascia a sinistra un pilastro di oltre 18 metri che sostiene il pavimento della sovrastante chiesa.   A destra emerge uno spuntone di roccia che si perde nel muro di fronte.   Nella nicchia centrale fino al 1936 erano custoditi alcuni scheletri di monaci, da cui il nome dello scalone.   Questo "atrio" fu un tempo assai sfruttato per la sepoltura di uomini illustri, abati e benemeriti del monastero.   Giunti alla sommità dello Scalone dei Morti si attraversa il Portale dello Zodiaco (1128-30), opera romanica scolpita dal Maestro Nicolao, famoso architetto-scultore piacentino, così denominata perché gli stipiti nella facciata rivolta verso lo scalone sono scolpiti a destra con i dodici segni zodiacali e a sinistra con le costellazioni australi e boreali.   Di notevole pregio anche i capitelli storici e simbolici, e le basi delle colonne.   Superato il Portale dello Zodiaco si affronta l’ultima rampa di salita alla chiesa: è una solenne scala in pietra verde, sotto il gioco di quattro imponenti contrafforti e archi rampanti progettati dall’architetto Alfredo D’Andrade e ultimati nel 1937.   Questa zona era, a fine ottocento, completamente occupata da costruzioni e dunque il Portale dello Zodiaco non dava accesso a un terrazzo aperto, bensì ad ambienti coperti attraverso i quali si giungeva alla chiesa.   Il D’Andrade intervenne demolendo tali ambienti e progettando la scalinata e gli archi rampanti, per far fronte al dissesto statico della parete sud della chiesa.   L’artistico portale d’ingresso della Sacra di San Michele, di derivazione romanica in pietra grigia e verde che conduce in chiesa, è osservabile da uno spazioso ripiano.   Fu costruito dagli architetti di Ugone nei primi anni del 1000.   Molto elegante, a tutto sesto, dall’ampia strombatura, comunica tuttora un forte senso di accoglienza, di sicurezza, di calma.   Gli archi fatti a spigolo e a cordoni sono sostenuti da semicolonnine a capitelli floreali.   È sovrastato da un gocciolatoio che sulla destra termina con la testa di un monaco incappucciato, e a sinistra terminava (ora mancante) con quella di un ragazzo.
    Le colonnine con archetti trilobati chiaramente gotici e aggiunti tardivamente, sono i resti del portico che proteggeva il portale.   I battenti della porta in noce, eseguiti nel 1826, mostrano le armi di San Michele Arcangelo e il diavolo in forma di serpente ma con volto umano.   In alto a sinistra del portale è incastrata una lapide funeraria romana di Surio Clemente che risale al I secolo d.C., a testimonianza della presenza su questo monte di una stazione romana.
    Il Santuario romanico-gotico che accoglie oggi il visitatore alla sommità del monte Pirchiriano venne realizzato e modificato nel corso di più secoli.   Vi appaiono tre generi di architettura: romanico nella parte absidale, orientata verso il punto esatto in cui sorge il sole il giorno della festività di San Michele (29 settembre), nella prima arcata e relative finestre e colonne; romanico di transizione nelle due successive arcate con pilastri a fascio e archi acuti, e uno gotico di scuola piacentina nella decorazione del finestrone dell’abside centrale e nelle due finestre delle navate minori.   L’inizio dei lavori di costruzione della chiesa è di difficile datazione, ma si suppone che l’avvio sia stato commissionato dall’abate Stefano (1148 e il 1170).   Originariamente la chiesa doveva essere sormontata da volte a crociera analoghe alle attuali.   Tali volte crollarono e, nel Seicento, furono sostituite nella navata centrale da una pesante volta a botte, che esercitava una notevole spinta sui muri laterali, minacciandone la stabilità e creando pericolo di ribaltamento.   Per far fronte a questa minaccia, durante i restauri di fine Ottocento, fu demolita la volta a botte e sostituita con una triplice volta a crociera completata nel 1937.   All’interno della chiesa sono presenti imponenti colonne, numerose colonnette, lesene e spigoli.   Il tutto coronato da suggestivi e simbolici capitelli: se ne contano 139.   Di particolare interesse il primo pilastro a sinistra della navata centrale, sotto il quale affiora per 15 centimetri la cima del monte Pirchiriano, "culmine vertiginosamente santo", come lo definì il poeta-rosminiano Clemente Rebora.   Le tre absidi si distinguono per il rosso dei mattoni che le rivestono.   In quella centrale si aprono ai lati due spaziose nicchie con una propria finestra romanica e sopra queste è presente una croce greca profondamente scavata nel muro.   Il Primitivo Santuario di San Michele è composto da 3 sacelli absidali, ai quali si accede dalla navata centrale, presso il pilastro di destra, scendendo 12 antichissimi scalini assai logori, che fanno pensare alle migliaia di pellegrini che li calpestarono fin dal lontano Medioevo.   Gli studiosi concordano nell’individuare qui la prima Sacra ed il momento storico originario del suo culto a Michele.   La cappella più vasta e con parete di fondo in viva roccia è un ampliamento delle altre due, ed è ora dedicata a San Giovanni Vincenzo.
    Siamo nel luogo più sacro dell’Abbazia.   La parte nord-ovest del monte, per una lunghezza di circa 50 metri, è occupata da imponenti ammassi di pietre, pilastri, muraglioni, archi e barbacani: sono le cosiddette Rovine del Monastero Nuovo, edificato tra il XII e il XIV secolo in corrispondenza del momento di massima espansione della comunità monastica.   Il grandioso edificio a 5 piani, a cui fu aggiunta, verso nord, una nuova costruzione terminante con la Torre della Bell’Alda, una torre a strapiombo sul precipizio del monte al termine del muraglione perimetrale delle Rovine, cadde in rovina a causa di sismi, guerre e abbandono.   Questa zona delle "Rovine" è stata oggetto di interventi di restauro, conservazione e accessibilità negli anni 1999-2002.   Tra le rovine del Monastero Nuovo è visibile una “Casetta” costruita alla fine del 1800, utilizzata dal Genio Militare come stazione per il telegrafo ottico.
    Questo sistema, sfruttando l’alfabeto morse con l’emissione di lampi di luce, permetteva la trasmissione dei messaggi e la comunicazione tra Torino e i forti militari della Triplice Alleanza.   Dal XII al XV secolo visse il periodo del suo massimo splendore storico, divenendo uno dei principali centri della spiritualità benedettina in Italia.   Nel XIX secolo vi fu insediata la congregazione dei padri rosminiani.   Nel 2015, il sito è stato uno dei vincitori del concorso fotografico mondiale Wiki Loves Monuments.   Nel 2016 il museo del complesso monumentale abbaziale è stato visitato da oltre 100.000 persone.   Nella notte del 24 gennaio 2018, il Monastero Vecchio della Sacra ha subìto ingenti danni a seguito di un incendio divampato sul tetto, senza danneggiare la parte architettonicamente più rilevante, che ha necessitato di importanti restauri.
    Lo scenario monastico ha ispirato il romanzo storico di Umberto Eco: "Il nome della rosa".
    Notizie tratte dai siti:
    https://sacradisanmichele.com/architettura/
    https://it.wikipedia.org/wiki/Sacra_di_San_Michele ]



  2. Note sulla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso (TO):    ->>> Back

    [ La Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso emerge con le sue linee inconfondibili lungo un tratto dell’antica via Francigena, nella bassa Valle di Susa, tra Buttigliera Alta e Rosta, a circa 20 chilometri da Torino.   Il suo stile gotico di ispirazione d’oltralpe rappresenta un’autentica rarità nel panorama artistico italiano.   Le origini del complesso risalgono al XII secolo, epoca in cui sorgono i primi insediamenti destinati a formare quella che poi diventerà la Precettoria: un convento, una foresteria e un lazzaretto per accogliere i bisognosi e le persone afflitte dal fuoco di Sant’Antonio o Fuoco Sacro (Ignis Sacer).   Il percorso della via Francigena rappresentava infatti un importante crocevia per tanti pellegrini che si incamminavano in cerca di una grazia sulla via di Gerusalemme e verso i principali santuari della cristianità.   Nel corso dei secoli, l’Abbazia di Ranverso che si è sviluppata intorno all’antico ospedale ha continuato a svolgere un importante ruolo di accoglienza e ristoro per i malati, anche durante le epidemie di peste che si sono succedute dal XIV secolo in poi.   Del nucleo originale in stile romanico oggi rimangono poche tracce che possiamo individuare nel campanile e nel convento.   Tra il XII e il XV secolo, infatti, la Precettoria ha subìto numerosi interventi che l’hanno portata ad assumere le forme gotiche che possiamo ammirare ancora oggi.   Il cuore del complesso della Precettoria è la chiesa, con la sua splendida facciata asimmetrica con trionfo di ghimberghe in terracotta e pinnacoli che, insieme all’abside slanciata, rappresentano l’esempio più evidente dell’anima gotica di Ranverso.   Completano la struttura la sagrestia e il chiostro, anche se ad attirare l’attenzione dei visitatori è soprattutto il piccolo portico di accesso alla chiesa.   Realizzato intorno alla metà del XIV secolo, è caratterizzato da volte a crociera rette da pilastri.   L’elemento sorprendente che desta la curiosità di chi arriva sono le piccole sculture che decorano capitelli e mensole, con teste umane e di animale e volti mostruosi.   In alcuni casi, queste piccole statue richiamano il conflitto tra bene e il male in forma allegorica.   Le costruzioni vicine costituiscono il concentrico, cioè il centro dell’antica vita di Ranverso.   Qui il luogo più importante era l’Ospedale, o Spedale, di cui oggi è ancora possibile ammirare la facciata con decorazioni in terracotta del XV secolo.   All’interno dell’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, nei pilastri e nelle colonne possiamo apprezzare lo stile gotico declinato in forma decorativa.   Tra i grandi capolavori dell’abbazia di Ranverso ammiriamo il Polittico della Natività, realizzato nel 1531 da Defendente Ferrari, e gli affreschi che decorano la sacrestia e il presbitero realizzati dal pittore torinese Giacomo Jaquerio, esponente di spicco del gotico internazionale.   Jaquerio, assistito dalla sua bottega, ha dipinto qui numerose opere tra cui spicca la "Salita al Calvario" con i suoi tratti realistici e drammatici.   Durante i restauri del 1914, a margine della "Madonna in trono", è anche emersa l’unica firma autografa di Jaquerio conosciuta.
    ALCUNE CURIOSITÀ:
    Cosa era la Precettoria?
    Le precettorie erano strutture medioevali per lo più gestite da religiosi, rette da un Precettore e composte da una chiesa, talvolta abbaziale, con chiostro e alloggio dei monaci, da edifici destinati a foresteria, ospedale, magazzinaggio di prodotti agricoli e un podere, talora ampio diverse centinaia di ettari, con rogge, canali, peschiere, che doveva assicurare la sussistenza alimentare e che comprendeva spesso un "giardino dei semplici" dove si coltivavano erbe officinali e curative.   Tecnicamente i Precettori antoniani erano nominati dall’unico Abate dell’Ordine, residente nell’abbazia di Saint-Antoine che si trovava nei pressi di Vienne, città nel Delfinato francese.
    In Piemonte è antica precettoria la impropriamente definita Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso.
    Cosa significa Ranverso?
    Il nome Ranverso deriva dalla fusione di due parole, "rio inverso" (ruscello all’inverso, cioè a nord, all’ombra, contrapposto a indritto, a sud, al sole).
    Notizie tratte dal sito:
    https://www.ordinemauriziano.it/precettoria-di-sant-antonio-ranverso/ ]


 


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