Trama:
È risaputo che in Europa non si può parlare di Via Francigena come di un unico tracciato,
bensì come di un insieme di percorsi che hanno formato, negli oltre mille anni di storia e di utilizzo,
una fitta rete di strade.
Litinerario della Via Francigena, che transita per il Colle del Gran San Bernardo (m 2473 slm,
il più elevato valico della Via) e che attraversa la Valle dAosta, si trova a circa metà
strada dellintero percorso lungo circa 1800 km indicatoci da Sigerico nel 990 sul suo diario di cammino,
durante il ritorno a Canterbury da Roma, dopo la sua pr oclamazione ad Arcivescovo e a Primate di Inghilterra.
Rispetto a molte altre varianti famose o meno, questo tracciato della Via Francigena è quello
dichiarato ufficialmente, nel 2004, Grande Itinerario Culturale Europeo dal Consiglio dEuropa
e rappresenta il collegamento più diretto tra il Nord Europa e Roma.
Il tratto di percorso storico valdostano congiunge i sentieri che provengono dalla Svizzera con quelli
che proseguono in Piemonte e verso le altre regioni italiane fino a Roma.
Esso presenta, nei circa 90 km di attraversamento del territorio valdostano, una varietà enorme di
ambienti naturali, posti alle differenti quote, e offre un grande colpo docchio sullo scenario delle
montagne che contornano le zone toccate dalla Via, nonché sui monumenti storici che si
incontrano lungo il cammino.
Tutto quanto si potrà vedere e conoscere in questo cammino, indicato da questa guida, varrà
come un anticipo e premessa alle meraviglie della Valle dAosta, che potranno essere ulteriormente
approfondite in visite successive.
Commento:
Questa guida è il risultato di molte riflessioni, di molti dubbi e di molti cammini.
Riflessioni relative a quali modalità siano le migliori da seguire, per riscoprire e promuovere i sentieri
storici e di fede in Italia in maniera corretta, senza che ciò porti ad un business sfrenato e si perdano le
motivazioni iniziali, legate alla cultura, alla meditazione, alla ricerca, sul territorio, delle tracce di coloro che
ci hanno preceduto da poco o da moltissimo tempo.
ll dubbio di non potere più seguire i percorsi storici, a causa della cementificazione di molte terre, della
recinzione, più o meno abusiva, dei luoghi e della loro privatizzazione.
Inoltre, sussistono le problematiche legate alla difficoltà di trovare un adeguato appoggio nelle istituzioni ai
vari livelli, alla protezione dei tracciati storici, alla loro salvaguardia da speculazioni private, allassistenza
ai pellegrini durante il cammino e unadeguata comunicazione e promozione sui media, in occasione di eventi di cammino
specifici.
Da molti anni mi sono posto lobiettivo di conoscere meglio il territorio italiano, non correndo in auto o con
altri mezzi, ma camminando con passo lento nei territori più nascosti, riscoprendo le radici della nostra storia,
della cultura e ammirando con maggiore calma le bellezze ambientali.
Ho iniziato così a camminare dal 1997, sui percorsi storici e di fede di tutta Italia, iniziando dai più famosi,
come quello della Via Francigena, nei quali è possibile, con maggiore facilità e possibilità,
riscontrare tracce ancora visibili del nostro passato.
Il cammino è stato alternato dallo studio di carte e di libri, che tuttora sono disponibili per la consultazione.
Ho cercato il più possibile di non camminare sulle strade asfaltate, soprattutto su quelle a maggior traffico
veicolare.
Mi sono imposto di non correre e non superare mai, quando possibile, i 20-25 km di cammino al giorno.
Non mi interessano gli exploit sportivi, come quelli di alcuni escursionisti in grado di otrepassare i 40 km
giornalieri, perdendo la possibilità di conoscere meglio i luoghi attraversati e le persone che li abitano e,
soprattutto, le storie di quelle genti che hanno vissuto negli stessi luoghi, plasmandoli con il loro lavoro e la loro
cultura.
Ho cercato di seguire lantica filosofia del pellegrino medievale: dell’homo viator, così come
veniva definito colui che intraprendeva il viaggio, mettendo in discussione i propri agi e la propria vita.
Spesso, come quei pellegrini antichi, ho trovato compagni di viaggio con cui dividere i pasti, i pensieri, i disagi
e i piaceri di quel particolare momento di vita.
Sì, perché un tale tipo di itinerario di più giorni, simboleggia, spesso, la vita e, come questa,
possiede forti valenze relazionali, e si affronta meglio se viene condiviso con altre persone.
Anche questo viaggio sulla Via Francigena, attraverso la Valle dAosta, offre le stesse
possibilità di scoperta di emergenze storiche, culturali e bellezze naturali, come avviene nelle altre regioni
italiane.
Seppur breve, questo cammino composto da cinque tappe oppure sei se la tappa numero tre, Aosta -> Châtillon,
viene suddivisa in Aosta -> Nus e Nus -> Châtillon, ha una prerogativa ulteriore.
Grazie ai passaggi naturali, pressoché obbligati dalla morfologia e orografia della Valle dAosta,
una regione alpina che contiene le montagne e i ghiacciai più importanti dEuropa, permette di riconoscere
facilmente i tratti di percorsi più antichi, che hanno fatto da base ai tracciati medievali e moderni, come la
Strada Romana delle Gallie, risalente al I secolo a.C.
Camminare sui sentieri, spesso vicini o sovrapposti ai tracciati antichi, significa camminare nella storia.
Ho scritto questa guida, riportando su carta gli appunti e i ricordi del cammino effettuato su questo tratto
valdostano della Via Francigena, percorso più e più volte in diversi anni.
Ho inserito molte foto sia per mostrare le bellezze e le sorprese che il territorio offre, sia come aiuto al
testo stesso, per facilitare i pellegrini a seguire il giusto percorso, senza trascurare le emergenze storiche,
archeologiche e culturali dei luoghi attraversati.
La guida è pensata per chi cammina, non presenta, quindi, eccessive indicazioni turistiche o enogastronomiche,
lasciando la loro scoperta al viaggiatore.
La parte di testo, relativa allitinerario da intraprendere, è scritta in due lingue, italiano, e francese,
poiché desidero aiutare tutti i pellegrini, soprattutto quelli stranieri, che in questi anni stanno superando in
numero quelli italiani.
Inoltre, per rispetto alla cultura e alle tradizioni locali, ho voluto inserire anche dei riquadri in lingua
francoprovenzale, con alcuni testi scritti nei dialetti autoctoni valdostani, i patois, contenenti storie e leggende
delle località di sosta delle varie tappe.
Lascio queste pagine al lettore, sperando che sia o che diventi un pellegrino, con laugurio che anche in lui
nasca un grande entusiasmo, una voglia di vedere, di scoprire, di conoscere nuovi luoghi e nuove e antiche storie, così
come è successo a me, cercando di far maturare e crescere in sé solo un po di spirito di sacrificio,
giusto per ricordare quello molto più grande che ha aiutato e motivato gli antichi pellegrini..
Ultreya!
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