Escursione su un lungo percorso della Via Francigena
nel Lazio, con i soci del CAI di Aosta (7-12/10/2019)

(In cammino sui sentieri storici da Viterbo a Roma)



Cronaca della 4° Tappa
(Venerdì 11-10-2019)

Campagnano di Roma (RM) -> La Storta (RM)
(km 21 - ore 8)

Escursione organizzata dal CAI di Aosta
e guidata nelle ultime 5 tappe da Enea Fiorentini
(socio del C.A.I. sez. di Roma e della G.M. ["Giovane Montagna"] sez. di Roma)


Cronaca a cura di Enea Fiorentini
 


Gruppo al Santuario della Madonna del Sorbo, tra Campagnano di Roma e Formello, in cammino verso La Storta (RM)
11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)


La Cronaca della 4° tappa
Venerdì 11 ottobre 2019 - (Campagnano di Roma - Via Cappuccini - Bivio Strada Campagnanese (SP14a)
                                           Strada Formellese (SP10a) - Strada Macchiano - Ingresso Parco di Veio
                                           Guado su Fosso Follettino - Santuario Madonna del Sorbo - Via del Sorbo
                                           Valle del Sorbo - Formello - Via della Porcineta - Via Monte Madonna
                                           Bivio Via Antonio Angelozzi - Bivio Via Emilio Bassanelli - Via di Grottefranca
                                           Via delle Spinareta - Bivio Via del Praticello Alto - Bivio Via Formalicchi
                                           Via Baccanello - Via Ficoraccia - Svincolo Via Formellese su Cassia Bis (SR2bis)
                                           Hostaria da Primo - SP12a - Bivio Vicolo Formellese su SP12a - Vicolo Formellese
                                           Area archeologica di Veio - Cascate della Mola - Via Riserva Campetti
                                           Isola Farnese - Via dell’Isola Farnese - Bivio Via Sem Benelli
                                           Innesto su Via Cassia (SR2) - Via Cassia (SR2, verso Roma) - Via Baccarica
                                           Istituto Suore Poverelle - La Storta (RM)
)


 
Scorcio di primo mattino su Campagnano di Roma
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Porta Romana -Arco- da Piazza Regina Elena di Campagnano di Roma
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Cappella di San Rocco e San Sebastiano
sulla Piazza Regina Elena di Campagnano di Roma
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Innesto di Via dei Cappuccini su SP14a e SP10a
uscendo da Campagnano di Roma
 11-10-2019 - (Foto da sito WEB)

Gruppo in arrivo a Strada di Macchiano dalla SP10a
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Edicola su Strada di Macchiano al bivio con la Formellese (SP10a)
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Panorama sul Santuario della Madonna del Sorbo da Strada di Macchiano
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Targa -Attenti al cane- all’ingresso della villa vicino al sentiero
che scende verso il Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Segnale di ingresso nel Parco Naturale Regionale di Veio all’inizio del sentiero
che scende verso il Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Panorama sul Santuario della Madonna del Sorbo
scendendo nella forra dei fossi verso il Santuario
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Zoom sul Santuario della Madonna del Sorbo
scendendo nella forra dei fossi verso il Santuario
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Scendendo nella forra verso il Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Confluenza del Fosso Follettino nel Fosso Sant’Anna e guado
sul Fosso Follettino nella forra sotto il Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Fosso Sant’Anna sotto il Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Avvicinamento al Santuario della Madonna del Sorbo dal guado
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Cartello all’ingresso del Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Gruppo al Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Abside della Chiesa del Santuario della Madonna del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Targa all’ingresso del Santuario della Madonna del Sorbo che ricorda
il miracolo dell’apparizione della Madonna al pastorello
e che favorì la costruzione del Santuario
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Simbolo del pellegrino sul sentiero nella Valle del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Cavalli allo stato brado nella valle del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)


Alla sveglia, ormai abituale, delle ore 6,00 diamo un’occhiata all’esterno e verifichiamo che, anche oggi, sarà una bella giornata.  Come nei giorni precedenti, iniziamo le pulizie personali e i preparativi per il prossimo cammino.  Consegniamo i bagagli extra alle persone che si danno da fare per la loro sistemazione sul pulmino di Viviana.  Facciamo la prima colazione nel salone dell’Hotel Benigni di Campagnano di Roma [1]  che ci ha ospitato per la cena e il pernottamento.  Poi, al termine della prima colazione e della sistemazione dei bagagli, i componenti del gruppo iniziano ad uscire sulla grande Piazza Regina Elena (m 285 slm).  Ci raduniamo e iniziamo il cammino piegando a destra (verso sud-est) su Via della Vittoria che, in un centinaio di metri, confluisce su Via San Sebastiano, conosciuta anche come SP10a.  Qui, ci fermiamo un attimo, mentre molte persone entrano nell’adiacente supermercato (Carrefour Express) per l’acquisto di cibo e bevande da consumarsi durante l’escursione odierna.  Nell’attesa, io mi sposto di poche decine di metri per fare una foto alla vicina Chiesetta di San Rocco che, oltre ad essere un edificio storico, rappresenta anche il punto di raduno e di inizio per tutte le camminate sulla Via Francigena che ho effettuato, come oggi, partendo da questa località.  Riprendiamo il cammino su Via San Sebastiano (verso sud) che procede in leggera salita fino a raggiungere, in altri 150 metri, una rotonda stradale in cui confluiscono dalla sinistra anche Via Unità d’Italia e la Circonvallazione Rocca.  Lasciamo la rotonda e pieghiamo a sinistra per scendere decisamente lungo la piccola Via dei Cappuccini (verso sud-est) fino ad un primo tornante a sinistra dove, dopo aver superato il Fosso dei Cappuccini su un piccolo ponte, la stradina riprende a salire.  Con un ultimo tornante a destra, arriviamo all’ingresso del Cimitero Comunale dei Cappuccini (m 310 slm), dove alcuni partecipanti fanno il pieno delle borracce con l’acqua fresca di una fontanella posta proprio qui.  Dall’albergo abbiamo percorso c. 900 metri.  Proseguiamo su questa piccola strada asfaltata seguendo il muro di cinta del complesso cimiteriale e abbandoniamo questa zona inoltrandoci, sempre in salita, in zone coltivate e recintate.  Dopo altri 900 metri di strada, arriviamo ad un incrocio importante: sbuchiamo infatti di nuovo sulla SP10a che diventa Strada Formellese (per Formello-Sacrofano) (m 347 slm), proprio dove essa si diparte dalla Strada Campagnanese (SP14a).  Mentre quest’ultima si dirige verso est, la SP10a piega decisamente a sud. (fin qui tot. c. 1,8 km).  Facendo attenzione, nell’attraversamento di questi incroci, alle auto in transito, raggiungiamo e camminiamo sulla SP10a che inizia a scendere leggermente.  Trascuriamo alcuni innesti di strade (a destra e a sinistra) e proseguiamo sempre sulla SP10a (con direzione sud-est) per circa 1,2 km, fino a raggiungere il bivio con Strada di Macchiano (tot. c. 3 km).  Sul bivio c’è una piccola edicola dedicata alla Madonna (m 286 slm), che permette di individuare bene questa deviazione.  Attraversiamo la SP10a e la abbandoniamo iniziando il cammino sulla più piccola Strada di Macchiano, anch’essa asfaltata e che procede in leggera discesa, con direzione sud.  Camminiamo su questa nuova strada asfaltata che taglia campi coltivati transitando in mezzo a casali e nuove villette.
Percorriamo integralmente Strada di Macchiano lungo un costolone roccioso, che separa due valloni, fino al suo termine accanto all’ingresso di un casale ristrutturato sulla sinistra e, di fronte, al cancello d’ingresso di una villa nascosta alla vista da una fitta vegetazione (m 198 slm).  Dal bivio tra SP10a e Strada di Macchiano fino a qui, abbiamo percorso altri 1,8 km (tot. c. 4,8 km).  In questo luogo, si nota già il Santuario della Madonna del Sorbo [3] in alto sulla destra, dall’altra parte della valle ed in mezzo ad un folto gruppo di alberi.  Sulla destra della fine della strada, si stacca un piccolo sentiero; sul suo bordo destro un cartello segnaletico del Parco di Veio indica il limite del Parco e la direzione da seguire.  Seguiamo questo sentiero con il fondo sconnesso e, in ripida discesa, entriamo in un folto bosco di lecci e raggiungiamo il fondo della valle dove scorrono vari corsi d’acqua.  Saltiamo il primo stretto corso d’acqua, il Fosso Follettino (m 150 slm), appena pochi metri prima della sua confluenza nel più ampio Fosso di Sant’Anna, che contorna a sinistra tutto il poggio che sostiene il Santuario.  A valle del Santuario [3] , dopo aver raccolto le acque di nuovi affluenti, il Fosso di Sant’Anna cambia nome diventando Fosso della Mola di Formello e, successivamente, Fosso Cremera nella Valle del Sorbo.
Attraversiamo a guado il Fosso Follettino e raggiungiamo l’altra parte della valle.
Proseguiamo verso destra, in direzione di una radura ricca di vegetazione e di felci.
Raggiungiamo alcuni prati con alta vegetazione seguendo brevi svolte lungo una traccia di sentiero poco visibile.  Risaliamo il pendìo della valle, tra felci e cespugli e raggiungiamo così la Strada del Sorbo [2]  che proviene da Campagnano di Roma [1] .  La Strada del Sorbo (o Strada delle Pàstine) [2]  può essere percorsa come una variante, soprattutto in caso di forti piogge che potrebbero fare alzare il livello delle acque nei Fossi sottostanti il Santuario [3] .  Seguendo questa variante si transita più vicino alle alture di Monte Razzano (importante zona dei primi insediamenti) che dividono l’area di Campagnano di Roma [1]  da quella sottostante della Valle del Baccano [4]  e dalle stazioni di posta lungo la Via Cassia Consolare, tra cui la Mansio III - Bacane di Sigerico [5] .  Oggi, dato che il tempo sereno ci assiste, abbiamo preferito seguire il percorso attraverso la forra e i Fossi, in un ambiente altrettanto suggestivo.  Risaliti dalla forra, ci troviamo proprio a pochi metri dall’incrocio con la Via del Sorbo che scende verso destra nell’omonima Valle, in direzione di Formello [6] .
Sul lato sinistro dell’incrocio si nota una croce in legno e un cartello segnaletico del Santuario [3]  e della Valle del Sorbo.  Piegando a sinistra sulla strada asfaltata, percorriamo in salita poche decine di metri fino a raggiungere il cancello d’ingresso del Santuario della Madonna del Sorbo (m 222 slm).  Dall’inizio del sentiero sulla Strada di Macchiano fino al Santuario [3]  abbiamo percorso in questa forra c. 500 metri. (in tot. c. 5,3 km).  Non possiamo visitare le stanze interne delle varie strutture religiose (come feci nel 2005, dopo i restauri più importanti) ma diamo un’occhiata alla parte esterna del Santuario [3]  che, completamente restaurato e tornato alla sua sobria bellezza grazie ai lavori iniziati nel 2002, dopo anni di abbandono, appare come un maestoso complesso a più livelli che s’innalza sopra il poggio.  E oggi, il Santuario [3]  ha ripreso vita e attività ed ora è gestito da sacerdoti spagnoli e messicani.  Siamo riusciti ad entrare in chiesa, grazie al permesso di un sacerdote, per un momento di meditazione e per raccontare succintamente la storia di questo Santuario [3]  e del suo recupero.  In un angolo del piazzale antistante la chiesa, si trova una copia della statua della Madonnina che avrebbe lacrimato a fine giugno 1998 (la statuina originale è custodita nell’abitazione del Vescovo).  Oltre ad un po’ di riposo, la sosta consente a qualcuno di fare un veloce spuntino.
Ripartiamo da questo luogo tranquillo ed ameno ridiscendendo per un centinaio di metri fino a raggiungere nuovamente la Strada del Sorbo, poi pieghiamo subito a sinistra per imboccare la Via del Sorbo, inizialmente asfaltata e in discesa che, in un paesaggio di rara bellezza tra boschi e prati incontaminati, ci conduce nella Valle del Sorbo per attraversarla per un lungo tratto.  Dopo la discesa fino a quota 165 m slm, entriamo nella Valle del Sorbo, bagnata dal Fosso Cremera, attraversando ampie praterie e boschetti dove pascolano liberamente mucche e cavalli allo stato semi-brado.  Lungo il percorso, sul selciato del sentiero, notiamo alcuni simboli della Via Francigena e alcuni manufatti verticali, che sono una novità poiché sono stati aggiunti in queste zone da poco tempo: alcuni li vedo solo ora dopo tanti passaggi degli anni scorsi.  Al termine del cammino su questa pianura, lungo la sterrata che presenta qualche tratto asfaltato, la strada ridiventa Via del Sorbo asfaltata e riprende a salire.  Essa supera il Fosso Cremera e, seguendola, risaliamo gradualmente fino alla quota di circa m 268 slm, uscendo dalla Valle e arrivando alla periferia di Formello [6] .


Sbuchiamo su Via della Porcineta sul versante occidentale della periferia di Formello [6] , dopo aver attraversato la Valle e il Parco del Sorbo e aver percorso c. 2,5 km dal Santuario [3]  (tot. c. 7,8 km).  Percorriamo per 100 metri questa strada e raggiungiamo il bivio con Via Monte Madonna (m 280 slm) che, proprio qui, cambia nome in Via Antonio Angelozzi.  Camminiamo su questa ultima strada con direzione sud-ovest per altri 100 metri fino a raggiungere un ulteriore bivio, tra Via Emilio Bassanelli che procede diritta verso sud e Via di Grottefranca che invece piega a destra (sud-ovest).  Giriamo a destra e prendiamo Via di Grottefranca e su questa, con direzione ovest, percorriamo c. 700 metri in leggera discesa, trascurando alcune deviazioni e arrivando al bivio con Via delle Spinareta (m 260 slm) (tot. c. 8,7 km).  Al bivio giriamo a sinistra e iniziamo il cammino su Via delle Spinareta, un’altra lunga strada che costeggia campi coltivati a vigneto e uliveto, orti e molte villette della periferia sud di Formello [6] .  Poco a poco, stiamo abbandonando questa cittadina e continuiamo a camminare, verso sud, su questa strada in discesa, lungo la dorsale di uno sperone roccioso che divide alcuni valloni.  Ignoriamo qualche deviazione, come il bivio con Via del Praticello Alto che si incontra, a sinistra, dopo 200 metri, oppure i vari bivi di Via Monte Massaruccio, fino a raggiungere un importante incrocio con due strade: Via Formalicchi che si dirige a sud-ovest, e Via Baccanello che, provenendo da sinistra (nord-est), in questo bivio piega decisamente a sinistra (sud).  Dall’inizio di Via delle Spinareta fino a questo bivio (a quota di m 167 slm), abbiamo percorso c. 2,4 km (in tot. c. 11,1 km).
In questo bivio, prendiamo Via Baccanello (piccolo cartello indicatore sul bordo stradale) e iniziamo il cammino su questa in direzione sud, sempre in leggera discesa.  Dopo 400 metri raggiungiamo il bivio con un’altra lunga strada: Via Ficoraccia (m 161 slm) (tot. c. 11,5 km).
Abbandoniamo Via Baccanello e camminiamo su Via Ficoraccia in parte sterrata.  Da notare questi strani nomi delle vie (Spinareta = cespugli spinosi; Ficoraccia = fichi selvatici) che conservano traccia di come appariva questo territorio in passato.  Seguiamo quest’ultima strada, sempre in discesa, prima con direzione sud e poi con direzione sud-est man mano che ci avviciniamo alla trafficata strada regionale Cassia-Veientana (Cassia Bis - SR2 bis), che teniamo alla nostra destra, lungo la parte finale di questo itinerario quasi parallelo ad essa.  Camminiamo su questa sterrata sempre in vicinanza di casali agricoli e raggiungiamo i piloni della strada regionale SR2 bis, in questo punto sopraelevata.  La Via Ficoraccia termina sulla Via Formellese (SP12/A), proveniente da Formello [6] , proprio vicino allo svincolo denominato: "Formello" della strada regionale SR2 bis (fin qui c. 2,0 km).  Facendo attenzione al traffico veicolare, saliamo sulla Via Formellese e, a destra (ovest), superiamo la SR2 bis su un viadotto, fino a raggiungere, in altri 300 metri, l’Hostaria da Primo, nostro famoso luogo di sosta nel cammino verso Roma (m 101 slm) (tot. c. 13,8 km).  Fa caldo e abbiamo sete.  Raggiungiamo il dehor coperto ma arieggiato dell’Hostaria e ci riposiamo scaricando zaini e attrezzature a terra.  In questo ristoro è possibile ordinare piatti gustosi ma, oggi, ci limitiamo a consumare i panini del nostro veloce pranzo al sacco, seduti attorno ai tavoli della veranda del locale, e ad acquistare al bar un po’ di bevande fresche e i caffé.  La sosta dura abbastanza ma dobbiamo riprendere il cammino, per superare un percorso ancora complesso prima di concludere questa escursione.  Decido di fare conoscere agli amici del CAI di Aosta una recente "variante", scoperta dagli amici romani qualche anno fa, che ci permetterà di raggiungere Isola Farnese e quindi La Storta seguendo un tracciato più rapido e piacevole, salvo il tratto iniziale sulla provinciale SP12/A un po’ pericoloso per via del traffico.  Infatti, non scelgo il vecchio percorso, conosciuto da anni, che inizia a sinistra dell’Hostaria sulla Via del Monte dell’Ara e che effettua un ampio periplo intorno all’area archeologica di Veio, all’interno di una campagna costellata di tombe etrusche e di ville, che ricordano le ville patrizie già esistenti qui all’epoca dell’antica Roma repubblicana.  Oggi, invece, riprendiamo il cammino sul bordo sinistro della stessa Via Formellese - SP12/A, in direzione sud, seguendola mentre si dirige verso la sua confluenza finale sulla Via Cassia - SR2, praticamente all’altezza del quartiere dell’Olgiata.  Seguiamo questa strada provinciale che forma alcune svolte e superiamo ancora una volta il Fosso Cremera che scorre anch’esso verso Roma.
Strettamente in fila indiana e con molta prudenza, percorriamo poco più di 2 km su questa strada, fino a raggiungere due bivi: sulla destra c’è la Via Formellese con molti cartelli indicanti la vicina Azienza Agricola "Colline di Veio", mentre a sinistra parte una piccola strada asfaltata Vicolo Formellese che si dirige nella campagna in direzione di un’altra zona dell’Area Archeologica di Veio - Santuario (fin qui c. tot. 15,8 km).  Pieghiamo a sinistra (sud-est) ed entriamo sul Vicolo Formellese abbandonando la trafficata SP12/A.
Camminiamo su questa piccola strada per circa 500 metri fino a raggiungere un bivio, a destra, con una sterrata.  In questo bivio, ci sono cartelli che ci ricordano di essere sempre all’interno del Parco di Veio [7] e altri che indicano la direzione per la Cascata della Mola, per Isola Farnese e La Storta.  Al bivio, pieghiamo a destra (sud), seguendo l’indicazione dei cartelli e camminiamo su una sterrata che, in breve, diventa un sentiero che penetra all’interno di una zona boscata con recinzioni che limitano e guidano il percorso.
Scendiamo lungo una scalinata ed entriamo nella zona del cosiddetto Santuario dell’Area Archeologica di Veio.  A sinistra si raggiunge il centro dell’area archeologica, ma noi pieghiamo a destra e arriviamo all’ampio spiazzo della Cascata della Mola che presenta un bel fronte a semicerchio dove l’acqua del Fosso Fiordo cade da un’altezza di circa tre metri prima di raggiungere lo spiazzo che attraversa completamente, prima di tuffarsi in un fosso sottostante con un salto più alto.
Fin qui abbiamo percorso, sul sentiero, altri 500 metri (in tot. c. 16,8 km).  Questa zona sa di antico e la presenza di acqua e di fossi e il nome stesso della zona fanno pensare all’intenso sfruttamento, nel passato, di queste risorse attraverso i mulini.  Non per niente in questa zona esiste un ristorante dal nome significativo: "Antico Mulino del Farnese".
Attraversiamo lo spiazzo della cascata su un ponte di recente costruzione che ha sostituito una più semplice passerella.  Fatti pochi passi, ci troviamo su un ampio piazzale di fronte ad un’antica costruzione di colore rosso scuro, con due vecchie mole davanti all’ingresso dell’edificio (m 73 slm).  Siamo nell’area dove è stata girata una scena del film televisivo "Le Avventure di Pinocchio [8] di Luigi Comencini, mandato in onda sulla Rete 1 della RAI dall’ 8 aprile al 6 maggio 1972, in 5 puntate.  Ci troviamo, infatti, nel famoso Campo dei Miracoli e, nella scena del film, il piccolo edificio di colore rosso rappresentava l’Osteria del Gambero Rosso, dove i due furfanti: il Gatto (interpretato dall’attore Franco Franchi) e la Volpe (interpretato dall’attore Ciccio Ingrassìa) convinsero Pinocchio (interpretato dal piccolo Andrea Balestri di Pisa) a seppellire i 5 zecchini d’oro che Pinocchio aveva ricevuto dal terribile burattinaio Mangiafoco (interpretato da Lionel Stander).  L’area è molto suggestiva e mi fa tornare in mente le scene del film che ho visto tanti anni fa.  Facciamo un’altra sosta in questo luogo scattando diverse fotografie, mentre alcune persone ne approfittano per bagnarsi i piedi nel bacino ai piedi della cascata.


Ma il tempo passa, e allora riprendiamo il cammino seguendo la larga sterrata, dal nome: Via Riserva Campetti.  Su questa, divenuta in breve asfaltata, attraversiamo una zona boschiva verso sud-ovest per poi piegare verso est, uscendo da questa zona del Parco di Veio [7] , dopo essere transitati di fianco all’ingresso del cimitero di Isola Farnese.  Via Riserva Campetti termina su Via dell’Isola Farnese proprio a pochi passi dall’innesto di Via del Prato della Corte che rappresenta l’arrivo in questa località del nostro percorso antico, partendo dalla Hostaria da Primo.  Raggiunta Via dell’Isola Farnese, la seguiamo verso sinistra, in direzione del centro di Isola Farnese [9]  solo per pochi passi, per raggiungere una fontanella d’acqua fresca e gustosa, molto conosciuta in zona dove facciamo il pieno nelle borracce.  Dalla Cascata della Mola fin qui abbiamo camminato per 600 metri (tot. 17,4 km).  Siamo vicinissimi al centro di Isola Farnese [9]  che meriterebbe una visita al suo borgo storico, al Castello Farnese e alla Chiesa di San Pancrazio.  La maggioranza dei partecipanti decide però di proseguire verso la nostra meta e allora camminiamo verso sud su Via dell’Isola Farnese, in leggera salita, in direzione di Roma.  Circa 2 km ci separano dalla Via Cassia - SR2 e sono quelli più stancanti essendo gli ultimi di questa lunga tappa.  Raggiungiamo il bivio di Via Sem Benelli, dove c’è uno degli accessi al grande Istituto delle Suore della Congregazione Figlie della Nostra Signora del Sacro Cuore che mi ha ospitato tante volte negli anni passati.
Proseguiamo ancora sulla Via dell’Isola Farnese che compie un’ampia curva sulla sinistra per contornare il terreno di questo Istituto.  Prima di raggiungere la Via Cassia diamo un aiuto ad una anziana signora, una pellegrina straniera che camminava da sola in questa zona verso il centro di Roma.  Forse per il caldo oppure per la stanchezza, la signora si è sentita male proprio mentre eravamo in transito vicino a lei.  Abbiamo cercato di capire da dove era partita e come potevamo aiutarla.  Ci ha detto che era partita da Isola Farnese e che aveva lasciato dei bagagli presso l’Hotel Tempio di Apollo di questa località, dove aveva soggiornato.
Mentre alcuni amici cercavano di capire cosa volesse fare la signora, io mi sono recato alla vicina farmacia posta all’angolo con la Via Cassia per chiedere aiuto al medico farmacista.  Con lui sono ritornato verso l’inizio di Via dell’Isola Farnese per capire come dare aiuto alla signora, ma abbiamo saputo che la signora aveva preferito tornare all’Hotel di Isola Farnese per riposarsi ed aveva trovato un passaggio in auto verso quella zona.  Dopo aver ringraziato il medico per la gentilezza, il gruppo riprende il cammino raggiungendo in un centinaio di metri la Via Cassia - SR2 (m 153 slm) (in tot c. 19,5 km).  Giriamo a sinistra e proseguiamo in leggera salita sulla Via Cassia - SR2 con direzione sud-est, camminando sul marciapiede in mezzo alla folla e al traffico veicolare che avevamo evitato (e scordato) fino a questo momento.  Finalmente raggiungiamo l’innesto della piccola Via Baccarica, siamo vicini alla zona più importante dell’abitato di La Storta [10] , e non molto distanti dal luogo di partenza dell’ultima tappa di domani.
Pieghiamo a sinistra e iniziamo a salire sulla piccola e ripida Via Baccarica fino a raggiungere l’ingresso dell’Istituto religioso Suore delle Poverelle che ci ospiterà per la notte (c. 1,5 km).  Il cammino odierno termina qui, dopo 8 ore (soste incluse) e circa 21 km di percorso.  Andiamo a sistemare i bagagli sopra la branda che ci è stata assegnata nel grande camerone che è stato riservato al nostro gruppo e poi aspettiamo il turno per una doccia ristoratrice.  Poi, indossati gli abiti da turista, usciamo dall’Istituto in piccoli gruppetti per fare due passi nel centro di La Storta [10] .  La cena, a base di pizza e similari, è stata organizzata presso una Caffetteria Pizzeria situata sulla Via Cassia, poco distante dall’Istituto.  Anche questa giornata è stata impegnativa e siamo contenti di andarci a riposare sulla nostra branda.  Domani si arriverà al centro della capitale, camminando sui sentieri dell’ultima tappa, insieme con alcuni amici romani che verranno ad incontrarci al punto di partenza di La Storta [10] .

Enea Fiorentini
Socio CAI (sezione di Roma) e Socio della Associazione "Giovane Montagna" (sezione di Roma)
Membro accademico del GISM [Gruppo Italiano Scrittori di Montagna], residente ad Aosta

Altre foto della 4° tappa

 
Cavalli allo stato semi-brado
nella Valle del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Cavalli allo stato semi-brado
nella Valle del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Mucca allo stato semi-brado
nella Valle del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Pilastrino segnavia della Via
Francigena nella Valle del Sorbo
 11-10-2019 - (Foto di L.Carrel)
Fichi d’India su Via delle Spinareta,
in cammino verso La Storta
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Zoom sui fichi d’India su Via delle Spinareta,
in cammino verso La Storta
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Villa nei pressi di Formello,
su Via di Grottefranca
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Ingresso di una villa su Via delle Spinareta
scendendo verso la Via Cassia bis
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello all’ingresso di una villa su Via
delle Spinareta, verso la Via Cassia bis
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Liliana su Via Ficoraccia, in arrivo al bivio
Formellese (SP12/a) e Cassia bis (SR2 bis)
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Hostaria da Primo vista dalla Formellese
(SP12/a), dopo aver superato la SR2 bis
 11-10-2019 - (Foto da sito WEB)
Insegna della Hostaria da Primo,
fotografata dal piazzale sulla SP12/a
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Panorama verso La Storta da SP12a
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Segnale al bivio con Vicolo Formellese
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Pecore al pascolo vs la Cascata della Mola
 11-10-2019 - (Foto di L.Carrel)

Segnaletiche per la Cascata della Mola
e Isola Farnese, sul sentiero della Mola
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello del vecchio ristorante -Antico
Mulino a Vejo- alla Cascata della Mola
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Arrivo alla Cascata della Mola
dal sentiero archeologico -Il Santuario-
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Cascata della Mola
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Salto alto della Cascata della Mola
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Zoom sul salto alto della Cascata della Mola
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

don Ivano a bagno nel bacino
sotto la Cascata della Mola
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Vecchio mulino alla Cascata della Mola,
utilizzato nel film "Le avventure di Pinocchio"
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Vecchio mulino alla Cascata della Mola,
utilizzato nel film "Le avventure di Pinocchio"
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

Gruppo in partenza dalla zona della
Cascata della Mola, verso Isola Farnese
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Stratificazioni di rocce tufacee lungo la
Via Riserva Campetti verso Isola Farnese
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Segnaletica a Isola Farnese
arrivando sulla Via dell’Isola Farnese
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)

 
           NOTE VARIE:

  1. Breve storia di Campagnano di Roma e del suo territorio:    ->>> Back

    [ Campagnano di Roma è un comune italiano situato a circa 33 chilometri a nord da Roma.   Posto sulle pendici del Monte Razzano (m 434 slm), a circa m 270 slm, il paese sorge su un’altura di roccia tufacea, circondata da fossi naturali, sui colli che formano le pendici della Valle di Baccano, antico lago vulcanico poi prosciugato.   Il territorio è costituito da altopiani in tufo utilizzati a coltivazioni agricole, da valloni scavati da fossi e da pendici ricoperte da boschi allo stato naturale, tutti elementi caratteristici della struttura geomorfologica dell’Etruria meridionale.
    Il territorio comprende inoltre la costa orientale del lago di Martignano e parte del Parco Regionale di Veio.
    L’insediamento più antico accertato, risalente all’età del bronzo, intorno al 1500 a.C. compare a ovest di Monte Razzano, nei pressi della valle di Baccano e del lago di Martignano.   Nell’antichità, opere intense di disboscamento sembrano essere avvenute soltanto a partire dal VI secolo a.C.   All’VIII secolo a.C. vengono datati un piccolo insediamento a Mola dei Monti, già occupato nell’Età del Bronzo, ed una necropoli di un centinaio di tombe in località Costa del Follettino; inoltre nel 1985, durante i lavori agricoli, è stata individuata una tomba isolata nella zona compresa tra Monte dell’Impiccato e Poggio del Mello; la datazione dall’VIII secolo a.C. è stata determinata in base al corredo contenente pochissima ceramica e molti oggetti di bronzo.   Nel VII secolo a.C. si assiste al tentativo di ricolonizzare le alture di Monte Sant’Angelo, situato fra la Valle di Baccano e il lago di Martignano.   Tutte le tombe di questo periodo somigliano molto più a quelle dei territori falisco e capenate, che a quelle del territorio veiente, poiché, gravitando nell’orbita veiente, l’area in esame subisce l’influenza di quella cultura formatasi tra la Sabina, i Monti Cimini e il Tevere.   Agli Etruschi si deve la tagliata (una gola artificiale) del VII secolo a.C. che collega la Valle di Baccano con il lago di Martignano.   Successivamente alla sconfitta della città etrusca di Veio, il territorio di Campagnano fu teatro di scontri tra Etruschi e Romani.   Con l’inizio del III secolo a.C. iniziò il ripopolamento dell’area, che, dopo la presa di Falerii (l’attuale Civita Castellana) nel 241 a.C., entrò a far parte del dominio romano.
    Sulla sommità del Monte Razzano viene eretto un tempietto dedicato a Bacco, da cui ha origine il toponimo di "ad Baccanas" dato alla Valle di Baccano.   Nel I secolo a.C. in Monte Sant’Angelo nacque un insediamento che sopravvisse fino al II secolo d.C.   L’età imperiale vide un periodo di intenso aumento demografico e dell’abitato, parallelamente al rinnovato interesse per l’Etruria settentrionale e per la via Cassia.   Nella valle di Baccano, a ridosso della strada romana sorse la "Mansio ad Vacanas", ovvero una stazione di posta, per il ristoro dei viaggiatori ed il cambio dei cavalli.   Costruita nel I secolo d.C. su strutture di epoca repubblicana, la mansio era composta da un’area adibita al riposo del viaggiatore (impianti termali e botteghe), un’area adibita alla cura dei cavalli (stalle e rimesse), un’area adibita alle attività pubbliche (caserma dei soldati, piazza del mercato, portico con fontana).   Gli scavi qui condotti hanno confermato il percorso della strada, segnalato negli antichi itinerari.   Durante la crisi del III secolo iniziò il fenomeno del lento abbandono delle campagne intorno a Roma.   La "Villa dei Severi", al km 26 della via Cassia, è stata interpretata come quella di proprietà dell’imperatore Caracalla, dove nel III secolo sarebbe avvenuto il martirio di Sant’Alessandro, vescovo di Baccano.   Allo stesso periodo si riferiscono i resti di due cimiteri cristiani presso Baccano, in uno dei quali sarebbe stato sepolto il santo.   Tra VIII e IX secolo dai fondi romani ormai disabitati nascono le Domuscultae, zone destinate all’agricoltura a coltura mista, amministrate dal Papa che nell’VIII secolo inizia a governare economicamente il territorio.   Le Domuscultae nacquero con lo scopo di ricolonizzare la campagna romana disabitata e allo stesso tempo difenderla e amministrarla.   Le prime documentazioni scritte sull’esistenza di Campagnano, compaiono nel 1076, all’epoca dello smembramento della Domusculta Capracorum.
    Con la caduta della Domusculta ebbe inizio la fase di incastellamento di Campagnano: gli abitanti dei borghi sparsi nel territorio limitrofo si trasferirono in luoghi di difesa e iniziarono a fortificare la rocca tufacea dell’attuale borgo di Campagnano.   Alla caduta dell’impero il territorio di Campagnano era occupato soltanto da sparsi nuclei abitati, il più rilevante dei quali era il vicus Baccanensis.   Le continue pressioni di Ostrogoti, Visigoti, Longobardi, Franchi e Saraceni provocarono l’abbandono delle zone rurali: i contadini si rifugiarono nella città, lasciando le piccole proprietà, che vennero accorpate ai grandi possedimenti.   Nel Medioevo presso la Valle di Baccano, transitava la Via Francigena o Romea, di cui la "Mansio ad Vacanas" costituiva un importante luogo di sosta.   In particolare, nell’Itinerario di Sigerico, con il nome di "Bacane" essa costituiva la III Subambsio in uscita da Roma.   A Baccano nell’XI secolo è attestata la presenza di un borgo, detto di Sant’Alessandro, sotto la giurisdizione del Vaticano.   Nel 1270 è testimoniato lo statuto di Campagnano fra il popolo e il Cardinale Riccardo Annibaldi, e fu uno dei primi statuti della Campagna Romana.   Nel 1410 il senato di Roma vende la città di Campagnano a Gentile Orsini.   Con gli Orsini inizia il periodo d’oro di Campagnano, che subisce grandi trasformazioni urbanistiche.   Diventa nel XV secolo meta di soggiorni di papi, cardinali, nobili di alto rango con i seguiti delle loro corti, per godere dei benefici della campagna mentre a Roma infuriava la peste nera.   Gli Orsini fecero costruire, all’incirca nella prima metà del XV secolo, un castello che ebbe notevole importanza militare, strategica e architettonica nell’alto Lazio rinascimentale che venne in parte demolito nel XVIII secolo.   Artisti come Francesco di Giorgio Martini, Giacomo Del Duca (allievo di Michelangelo Buonarroti) e Francesco de Gnocchis parteciparono a realizzare questo periodo glorioso della famiglia Orsini e di Campagnano.   Nel 1558 Campagnano e altri castelli, vengono annessi al ducato di Bracciano.   Nel 1662 papa Alessandro VII autorizza la vendita della città a Flavio Chigi, suo nipote.   Dal XVII al XIX secolo con il governo della famiglia Chigi, sotto il controllo del papato, Campagnano vede un periodo di grandi trasformazioni.   Vengono tracciate nuove strade, modificato l’assetto urbano con la costruzione di nuovi edifici, la demolizione di alcuni edifici vecchi e il restauro di altri, ma soprattutto si attuano i lavori di bonifica dei laghi paludosi di Baccano e di Stracciacappe.   Fra il 1600 e il 1700 viene costruito un nuovo borgo, più a sud rispetto al borgo medievale chiamato il Borgo Paolino, oggi corrispondente a Corso Vittorio Emanuele, e viene costruita la colossale Porta Romana, oggi chiamata semplicemente "l’Arco" dai campagnanesi, che diventa ben presto un simbolo dell’intera cittadina.   L’espansione dell’abitato di Campagnano che si ha in questo periodo porta al graduale abbandono del centro storico, che durerà fino alla fine del XIX secolo.   Il borgo verrà rivalutato e restaurato solo con l’inizio del XX secolo.   Nel 1817 il comune di Campagnano riacquista la piena autonomia in tutto il suo vecchio territorio eccetto Polline Martignano, frazione che si distacca nel 1925, e Magliano, scissasi nel 1958.
    Note tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Campagnano_di_Roma ]



  2. La variante della Strada delle Pàstine e Strada del Sorbo:    ->>> Back

    [ Questa variante è suggerita in caso di maltempo, e soprattutto in presenza di pioggia, perché permette di raggiungere il Santuario della Madonna del Sorbo seguendo strade asfaltate, alcune con traffico veicolare limitato, senza il rischio di effettuare l’attraversamento di fossi che possono avere livelli alti d’acqua e quello di camminare nel fango.   Dalla piazza Regina Elena di Campagnano di Roma, nei pressi dell’Hotel Benigni (unico albergo su questa piazza), si prende via Roma che, in leggera salita, conduce gradualmente fuori città.   A circa 1,5 km dalla piazza, la strada cambia nome: diventa la strada provinciale SP13A di Baccano.   Si continua su questa avendo ampie visioni verso la sottostante valle di Baccano per altri 900 metri fino ad incontrare, sulla sinistra, l’imbocco di una strada più stretta: è la via denominata Strada delle Pàstine, che si imbocca in concomitanza di segnalazioni turistiche per il Parco ed il Santuario della Madonna del Sorbo (45 min - 2,9 km da Campagnano di Roma - m 309 slm).   Questa strada si snoda verso sud-est lungo un percorso con svolte ed alcuni saliscendi e tocca quota 318 m transitando sotto il Monte Razzano (434 m).   Dopo altri 20 minuti di cammino si vede in lontananza il Santuario che si raggiunge, superato il circolo di equitazione Le Piane (1 h 10 min - 4,7 km - m 268 slm) ed il bivio della Strada delle Piane di Formello.   Dopo questo bivio, la Strada delle Pàstine prosegue ma cambia ancora nome: viene infatti nominata, fino al Santuario, Strada del Sorbo, pur mantenendo anche la precedente denominazione.   Nelle vicinanze del Santuario, la Strada del Sorbo raggiunge l’innesto del percorso principale (cioè il sentiero che risale la forra con i vari fossi e che raggiunge questa strada da sinistra) e, poco più avanti, la Via del Sorbo che scende a destra verso la Valle del Sorbo.   Se si prosegue diritti, facendo pochi passi in una decisa salita, si arriva al cancello d’ingresso e al piazzale del Santuario della Madonna del Sorbo (1 h 20 min - 5,5 km - m 222 slm). ]



  3. Il Santuario della Madonna del Sorbo:    ->>> Back

    [ Troviamo citato il Monte del Sorbo come "Castellum qui dicitur Sorbi" già in un documento della Chiesa di Sant’Alessio firmato dall’imperatore Ottone III nel 996, un manufatto forse sorto a difesa del territorio a seguito delle invasioni saracene del X sec.   Il Santuario è arroccato sulla sommità di una rupe ben difesa nelle valli del Sorbo, al confine tra i Comuni di Campagnano e Formello.   Il castello nel corso dei secoli XI-XIV appartenne prima al Monastero di San Paolo e poi alla nobile famiglia Orsini.   Il Sorbo è menzionato costantemente nei secoli successivi, sempre come Castello, fino al 1427 anno in cui il Papa Martino V (Ottone [o Oddone] Colonna, n. a Genazzano, nel 1368 o 1369 – m. a Roma, il 20 febbraio 1431) autorizzò i Carmelitani ad erigere un monastero presso la preesistente chiesa "Beatae Mariae Castri Sorbi", che divenne un Santuario di pellegrinaggio dedicato alla Madonna.   In anni successivi (1433, 1501) il complesso religioso compare nei rogiti della nobile famiglia degli Orsini, divenuta proprietaria di quei territori (in particolare grazie alla volontà del cardinale Giordano Orsini che volle farlo restaurare e custodire da parte dei Carmelitani), mentre sui muri appaiono le date del 1712 e del 1754 a ricordo di sistemazioni e rifacimenti successivi.   Il Santuario, è costituito dal monastero con rifacimenti sino al XVIII sec. e dalla chiesa risalente al XV sec.   Al 1682 risalgono due altari su progetto di Carlo Fontana.   Di pregio è la tavola della Madonna con il Bambino (XI-XIII sec.), oggi conservata nel Museo Parrocchiale di Campagnano.   Il culto mariano, fu probabilmente rinvigorito attraverso la leggenda che narra di un guardiano privo di una mano che usava pascolare i maiali nella Valle del Sorbo.   Un giorno, cercando una delle scrofe che si era allontanata, la ritrovò presso un albero di sorbo, dove gli apparve la Madonna.   La Vergine, facendo ricrescere la mano al giovane, gli disse: "Vai e convinci i tuoi paesani a costruire un santuario su questo colle.   Chi verrà qui in processione avrà la mia grazia.   Se non ti credono mostra loro la tua mano".   La chiesa si presenta con la facciata parzialmente occultata dal campanile, mentre all’interno risulta divisa in tre navate da una serie di colonne esagonali.   La sacrestia, ora vuota, è stata un tempo abitazione del famoso eremita detto il "Romito de Zorbo".   Lo stato di abbandono del luogo, ridotto in gran parte in rovina, nonché l’isolamento e la collocazione in un ambiente silvestre particolarmente suggestivo e incontaminato, inducono al raccoglimento.   In un angolo del piazzale è collocata una copia della statuetta della Madonna che, secondo la testimonianza di alcuni ragazzi di Formello, nell’estate del 1998, avrebbe pianto lacrime di sangue.   Dal 2002 si sono susseguite grandi opere di restauro che hanno riportato il Santuario al suo antico splendore.   Il monumento è inserito in un’ambiente di particolare rilevanza dal punto di vista naturalistico.   Note tratte dal sito: http://www.parchilazio.it/schede-356-santuario_della_madonna_del_sorbo
    e dal sito: https://parcodiveio.it/territorio/valli-del-sorbo-sito-di-importanza-europea/ ]



  4. Cenni storici sulla Valle di Baccano:    ->>> Back

    [ La Valle di Baccano, che si estende ad ovest della Consolare Cassia in corrispondenza del trentesimo chilometro, all’interno di uno dei crateri spenti dei Monti Sabatini, era in origine un lago le cui sponde furono sede di nuclei abitati già dall’età preistorica.

    Il toponimo sembra che derivi dalla presenza, in antico, di un tempio dedicato al dio Bacco.   Del resto l’importanza del relativo culto spiegherebbe l’interesse suscitato nella famiglia imperiale dei Severi che sui colli di Baccano edificò una villa su due piani adornata da splendidi mosaici, rinvenuti nel secolo scorso ed esposti al Museo Nazionale Romano.   Secondo le fonti storiche, la villa sarebbe stata residenza stabile dell’imperatore Caracalla e proprio qui nel III secolo sarebbe avvenuto il martirio di Sant’Alessandro la cui memoria rimane legata alla presenza di un omonimo cimitero paleocristiano.
    Scarse le notizie per il periodo tardo-antico e medievale, anche se la menzione di "Baccanas" come stazione della Via Cassia posta tra Sutri e Isola Farnese è riportata in una fonte della fine del X secolo ed in una bolla di Papa Leone IX del 1055.
    Il centro abitato di Baccano è ancora riportato al XX miglio della Consolare nella carta di Eufrosino della Volpaia nel 1547 mentre nel 1696 si menziona ancora la Torre di Baccano, passata nel frattempo alla famiglia Orsini e poi ai Chigi.
    A questi ultimi si deve il prosciugamento definitivo dell’alveo impaludato del lago di Baccano, avvenuto nel 1838 mediante l’escavazione di un canale artificiale detto "Fosso Maestoso" che confluendo nel torrente Curzio permise il deflusso delle acque residue.   La località era nota per essere ricoperta da vaste selve che vennero completamente abbattute sotto i pontificati di Giulio II e Leone X (1503 / 1521) perché non offrissero rifugio a bande di malviventi.   L’operazione fu ripetuta dai francesi nel 1813 allorché vi si rifugiò il brigante Spatolino.   Gli edifici che sono ancora oggi visibili al 30° km appartengono all’ultima ristrutturazione della Stazione di Posta relativa al periodo dal ’500 al ’700, rappresentata dal Casale Chigi, dove passò, tra i molti illustri personaggi, Vittorio Alfieri che nei suoi scritti fornì una desolante immagine della località alla fine del ’700.
    Scavi recenti al km 31,200 della Via Cassia hanno messo in luce i resti della "Mansio ad Baccanas" con un bel tratto dell’antica Via Cassia Consolare, un complesso termale ed altre strutture che testimoniano una continuità di vita che va dal I al V secolo d.C.   Ulteriori esplorazioni hanno consentito inoltre di individuare l’antico tracciato della via Amerina che in epoca romana conduceva in Umbria, partendo da questa località. ]



  5. Stazione di Posta - Submansio III Bacane (o Ad Vacanas) di Sigerico:    ->>> Back

    [ Sulla sommità del monte Razzano viene eretto un tempietto dedicato a Bacco, da cui ha origine il toponimo di -ad Baccanas- dato alla Valle di Baccano.   Nel I secolo a.C. in Monte Sant’Angelo nacque un insediamento che sopravvive fino al II secolo d.C.   L’età imperiale vede un periodo di intenso aumento demografico e dell’abitato, parallelamente al rinnovato interesse per l’Etruria settentrionale e per la via Cassia.   Nella valle di Baccano, a ridosso della strada romana sorse la -Mansio ad Vacanas-, ovvero una stazione di posta, per il ristoro dei viaggiatori ed il cambio dei cavalli.   Al XX miglio della Via Cassia (km 31,200), costruita nel I secolo d.C. su strutture di epoca repubblicana, sorgeva la mansio, che era composta da un’area adibita al riposo del viaggiatore (impianti termali e botteghe), un’area adibita alla cura dei cavalli (stalle e rimesse), un’area adibita alle attività pubbliche (caserma dei soldati, piazza del mercato, portico con fontana).   La valle di Baccano in epoca romana doveva presentarsi densamente popolata, a giudicare dai resti di ville residenziali e di ville rustiche individuati nell’area.   Alla fine del 1800 venne scavata la più nota tra queste ville, quella di "Settimio Severo", i cui meravigliosi mosaici policromi sono attualmente conservati presso il Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, a Roma.   I recenti lavori dell’ANAS per ampliare via Cassia hanno permesso di riportare alla luce un lungo tratto della via Cassia antica, perfettamente conservata e percorribile dal Postiglione Chigi fino all’area archeologica della Mansio.   I reperti recuperati nel corso degli scavi della Mansio sono conservati ed esposti presso il museo Civico archeologico di Campagnano di Roma.   Il Museo, che si trova presso Palazzo Venturi, racconta la storia del territorio attraverso una serie di pannelli didattici e alcune vetrine che contengono il corredo di una tomba orientalizzante ed i materiali archeologici recuperati durante lo scavo degli ambienti termali della Mansio.   I materiali sono suddivisi per funzione e datati tra il I e il V secolo d.C.   Per saperne di più sulla storia di Campagnano di Roma, su Baccano e della sua Mansio, suggerisco di visitare i seguenti siti web (dai quali ho tratto parte di queste note).
    http://it.wikipedia.org/wiki/Campagnano_di_Roma
    https://parcodiveio.it/campagnano-di-roma/ ]



  6. Cenni storici su Formello e sul suo territorio:    ->>> Back

    [ Nel territorio comunale di Formello sono attestate presenze in età preistorica (Valle Cancella, Terre di Bettona, Prato la Corte).
      In età storica la zona fece parte del territorio della città etrusca di Veio, che sorgeva nell’attuale territorio comunale: rimangono a testimonianza della lunga dominazione etrusca numerosi manufatti, tombe e il cosiddetto alfabeto di Formello, un vaso che rappresenta un documento per la conoscenza dell’alfabeto etrusco arcaico.   Dopo la conquista romana di Veio nel 396 a.C., il territorio si andò spopolando fino al 780, quando papa Adriano I fondò la "domusculta Capracorum", che si contrappose all’espansione territoriale dell’abbazia di Farfa, di fondazione longobarda.   Il centro decadde in seguito alle incursioni saracene del IX secolo.   Tra i fondi agricoli in possesso della tenuta esisteva un "fundus Formellum", dove si era sviluppato un abitato, che ereditò la funzione di centro del territorio di Capracorum.   A partire dall’XI sec. fu in possesso del monastero della Basilica di San Paolo fuori le mura e in quest’epoca il borgo venne probabilmente fortificato.   Formello si sviluppò tuttavia più lentamente di altri centri con simili origini, probabilmente a causa della distanza dalla via Cassia, oltre il fiume Cremera.   Nel 1279 Formello fu concessa in feudo agli Orsini.   Nel 1544 venne concesso alla comunità uno statuto che ne regolava i rapporti amministrativi con i feudatari.   Nel 1661 gli Orsini vendettero il feudo alla famiglia Chigi.   Oltre ai monumenti di Formello rappresentati dai palazzi delle famiglie nobili Orsini e Chigi, e ai notevoli resti della dominazione etrusca, una delle curiosità presenti in questo paese è rappresentata dalla Fontana di For de Porta.   La Fontana risale al XVIII secolo, e capta le sue acque nei territori dei comuni di Campagnano di Roma e Sacrofano, presso le sorgenti Carissima e Tre Cannelle.   È situata accanto alla Porta d’ingresso al centro storico, e fino agli anni cinquanta, prima dell’arrivo della diramazione dell’acquedotto del Peschiera-Capore, costituiva l’unica fonte di approvvigionamento idrico per gli abitanti di Formello.   La sua acqua, eccessivamente ricca di alcuni minerali, se bevuta regolarmente produce delle caratteristiche macchie scure sulla dentatura e ciò è ancora testimoniato da numerosi abitanti ultrasessantenni di Formello. ]



  7. Cenni storici su Veio e sul suo territorio:    ->>> Back

    [ Situata a pochi chilometri da Roma, Veio, centro di fondamentale importanza politico-economica in periodo etrusco, sorgeva su un vasto pianoro lambito ad ovest dal Fosso della Mola e ad Est dal Fosso della Valchetta (antico Cremera).   Il controllo diretto del Tevere e quindi dei traffici lungo la via d’acqua che collegava le zone costiere con i ricchi centri dell’entroterra, costituì il motivo principale dei conflitti con Roma.   Conflitti che si conclusero nel 396 a.C. con la distruzione della città e la definitiva conquista del territorio Veiente da parte dei Romani.   I resti di fattorie e ville a carattere rustico testimoniano il processo di frazionamento e di ridistribuzione delle terre sottratte a Veio a favore della piccola proprietà contadina, verificatosi nel corso del IV e III secolo a.C.   Negli ultimi due secoli a.C. si determinò un fenomeno di progressivo abbandono delle campagne.   La crescita di Roma attrasse le forze produttive nella città spopolando i dintorni.   I commerci acquistarono una dimensione mediterranea che svuotò di significato i traffici su scala regionale.   Occorrerà poi aspettare l’epoca Augustea per una nuova definizione dell’Agro Veientano che presumibilmente venne ad assumere una conformazione non troppo dissimile da quella precedente la conquista romana, attraverso la costituzione del nuovo "Municipium Augustum Veiens".   La politica di Augusto e dei suoi immediati successori, intese rilanciare l’economia di queste zone spopolate e rivalutare i centri decaduti, ma di antica e gloriosa tradizione come Veio.   Testimonianza di questo sforzo sono i resti archeologici, le sculture e le iscrizioni che attestano la presenza di numerosi edifici pubblici (templi, terme, teatro) realizzati soprattutto dalla dinastia Giulio-Claudia nel tentativo di arrestare la decadenza del centro urbano.   Tuttavia, già alla fine del I° secolo d.C., la città mostrò segni di declino, mentre la campagna continuò ad essere occupata durante tutto il II° secolo d.C.   Nel corso del secolo successivo si avvia il processo che porterà alla concentrazione della proprietà terriera in grandi tenute, allo spopolamento della campagna, all’estensione delle aree abbandonate al pascolo ed alla macchia e infine alla sparizione di Veio come centro civico nel corso del IV e V secolo. ]



  8. Le avventure di Pinocchio:    ->>> Back

    [ "Le avventure di Pinocchio" è uno sceneggiato televisivo tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Collodi, diretto dal regista Luigi Comencini, e trasmesso per la prima volta dalla televisione italiana sul Programma Nazionale (RAI 1) nell’aprile 1972, suddiviso in cinque puntate, per una durata totale di 280 minuti.   Fu poi replicato, sempre in cinque puntate, in occasione del decennale della pellicola nel 1982 sempre sulla Rai TV1.   Comenicini realizzò una versione più lunga, di 320 minuti, suddivisa in sei puntate.   Tale versione fu adattata anche in francese, da Pierre Cholodenko, per essere trasmessa nel dicembre 1972 dall’emittente "Première chaÎne de l’ORTF".   La versione a sei puntate fu riprodotta in versione home video, quindi digitalizzata e trasmessa sulle emittenti digitali RAI Movie e TV2000.   Fu commercializzata anche una versione più corta, della durata di 134 minuti.   L’idea nacque già nel lontano 1963, quando Comencini e Suso Cecchi D’Amico, caduti i diritti d’autore sull’opera di Collodi nel 1940, cominciarono a scrivere una nuova sceneggiatura a quattro mani.   Il regista volle dare al "suo" Pinocchio una visione particolarmente delicata e poetica, restituendo una patina di sommessa malinconia all’intera vicenda, nonostante la partecipazione di alcuni attori conosciuti, più che altro, per le loro interpretazioni in ruoli comici.
    Secondo Paolo Mereghetti, lo sceneggiato ebbe un "cast perfettamente azzeccato", con una soddisfacente riduzione dal libro con "più realismo sociale a (lieve) discapito della componente fantastica".   Gli attori "principali" protagonisti furono: Andrea Balestri (Pinocchio), Nino Manfredi (Geppetto), Gina Lollobrigida (Fata Turchina), Franco Franchi (il Gatto), Ciccio Ingrassia (la Volpe), Vittorio De Sica (il giudice), Lionel Stander (Mangiafoco), Domenico Santoro (Lucignolo).   Per ulteriori informazioni, vedere il sito:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Le_avventure_di_Pinocchio_(miniserie_televisiva) ]



  9. Notizie su Isola Farnese, sul suo Castello e curiosità:    ->>> Back

    [ Il borgo di Isola Farnese, situato su una rupe tufacea, deve il nome "Insula" alla situazione morfologica propria del sito che, circondato da fossati e valli, risulta totalmente isolato dal territorio circostante.   Il Castello medioevale, attestato fin dal XI secolo come "Castellum Insulae", era inizialmente di proprietà del monastero romano dei SS. Cosma e Damiano.   Nel 1286 passò agli Orsini e nel 1616 fu venduto al cardinale Alessandro Farnese, da cui il nome moderno: Isola Farnese.   Attualmente è proprietà privata.   Una curiosità: a Isola Farnese vive l’attore francese Philippe Leroy-Beaulieu, in Italia dal 1962, che ha girato oltre 200 film per il cinema e per la televisione.   È ricordato per le molte interpretazioni interessanti come nel mitico Yanez de Gomera, spalla di Sandokan (Kabir Bedi) nella serie dedicata alla "Tigre della Malesia" (1977), e nella interpretazione di Leonardo da Vinci nel film: La vita di Leonardo da Vinci (1972). ]



  10. Cenni storici su La Storta:    ->>> Back

    [ L’origine del nome di La Storta sembra provenire da una antica stazione di posta situata su una curva della via Cassia (17° Km).   Nel Medioevo la località era posta lungo il tragitto della Via Francigena.   In particolare nell’Itinerario di Sigerico, la località coincideva con submansio II, la prima dopo Roma, denominata Johannis VIIII (San Giovanni in Nono).   Questo nome deriva dal fatto che la vecchia stazione di posta (mansio) sorge presso l’attuale chiesa, un tempo denominata appunto San Giovanni in Nono dal momento che era situata al nono miglio dall’inizio della via Cassia.   La Francigena proveniva dal Borgo Leonino e da Monte Mario che i pellegrini chiamavano Mons Gaudii (il monte della gioia); lasciata La Storta, l’itinerario proseguiva per Isola Farnese e da qui verso nord.   Tra gli avvenimenti storici che si narrano vi è l’apparizione di Gesù a Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che era in viaggio lungo la via Cassia per recarsi a Roma ed essere ricevuto dal Papa.   Il luogo dell’apparizione è ricordato ancora oggi con la presenza di una cappella in piazza della Visione; in prossimità di questa, sorgevano i locali dell’antica stazione di Posta, per il cambio dei cavalli (la prima sosta uscendo da Roma e l’ultima per chi vi giungeva).   L’avvenimento viene ricordato nella seconda domenica di novembre con la "Festa della Visione".   Il 4 giugno del 1944 i nazisti in fuga da Roma, che in quei giorni veniva liberata, compirono un eccidio di 14 prigionieri.   La zona ospita la sede del vescovo e la cattedrale della sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina, diocesi che si estende tra il Grande Raccordo Anulare ed il Mar Tirreno.   Note tratte dal sito:
    https://it.wikipedia.org/wiki/La_Storta a cui rimando per ulteriori informazioni. ]

 

Una visione della Cascata della Mola dopo le escursioni di qualche anno e con qualche cambiamento
(il tronco è finalmente caduto dopo 5 anni)

La Cascata della Mola nel 2014
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
La Cascata della Mola nel 2015
 11-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
La Cascata della Mola nel 2019
 11-10-2019 - (Foto di L.Carrel)

Filmato Cascata della Mola



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Aggiornamenti: 23/05/2020 - 26/05/2020 - 28/05/2020 - 03/06/2020