Escursione ed arrampicata dal lato sud:
da Veulla di Chevrère (m 1300), si segue la carrareccia mineraria che procede verso ovest; si superano alcune curve ed alcuni piccoli torrenti, raggiungendo un primo
bivio allinizio di un pianoro (circa m 1350). Lungo la carrareccia, in parte lastricata, e a questo bivio si incontrano numerosi cartelli indicatori del Parco.
Si continua a camminare, in leggera salita, sulla carrareccia fino ad arrivare alla località Magazzino (m 1461), dove la strada termina in uno slargo prativo (alcune auto e i fuoristrada
possono arrivare fin qui). Da questo spiazzo, partono diversi sentieri che si irradiano nel Parco in molte direzioni. Si prende il sentiero n.6 che conduce, con moderata pendenza, verso
la parte alta della valle del torrente Chalamy attraverso una grande foresta di pino silvestre. Gradatamente, oltre i 1700-1800 m, questa foresta cede il posto a quella di pino
uncinato che accompagna il cammino per un buon tratto. Dopo un lungo traverso, a circa 2100 m, si esce dalla foresta e si entra in un ambiente di prateria dalta quota con la presenza di
pini mughi.
Seguendo alcuni tornanti, in un ambiente ricco di rocce lisciate dal lavoro di antichi ghiacciai, si supera un piccolo valico e si entra in un nuovo valloncello
percorso, anche se non visibilmente, dal torrente del Lac Gelé. Questo vallone è solcato da un sentiero costruito con rocce a secco, in buona parte in rilevato, che, dopo una larga curva a
sinistra ed alcuni tornanti, raggiunge la zona del Lac Gelé (m 2600 - 4 ore circa).
Nella zona del lago, si possono notare diversi manufatti delle miniere di magnetite, con alcuni ingressi e cunicoli di antiche gallerie. Su un dosso, a destra del lago, si notano altri ruderi di
abitazioni ed una nuova costruzione in pietra (del 1989) del Corpo Forestale della Valle dAosta (Guardia Parco).
Proseguendo, oltre la nuova costruzione, in direzione nord-ovest, ci si dirige verso il Col de Kiva (o Col di Raye Chevrère, m 2703), seguendo tracce di sentiero
(è il n.6A) ed ometti segnaletici.
Percorrendo un lungo traverso arcuato, da sinistra verso destra, sulla testata di alcuni valloni, si raggiunge il colle in circa 30-40 minuti di cammino.
Dal colle superiore, si scende, verso est, in un valloncello sospeso che contiene diversi laghetti ( qui cè la possibilità di incontrare diversi animali).
Si risale il vallone sul suo fondo, in una zona di torbiera, avendo sulla sinistra le pareti che scendono dalla cresta ovest del Mont Avic, fino a raggiungere, poco più avanti, un grande conoide
di sfasciumi che sbarra la testata del vallone, scendendo da una grossa frattura della cresta ovest (da sinistra verso destra).
Si sale il conoide, lungo tracce di sentiero ed ometti, fino a raggiungere unevidente breccia della cresta ovest (m 2900 circa).
Il sentiero termina quì ed ora occorre arrampicare sulla cresta ovest (verso destra -est-), salendo su rocce a volte instabili, e seguendo lindicazione del passaggio più agevole,
offerta da rari ometti e dai cartelli di confine del Parco. Si raggiunge così una piccola cuspide e quindi, in breve, la vetta principale (m 3006) sormontata dalla statua della Madonnina
(circa 2 ore dal Lac Gelé).
Escursione ed arrampicata dal lato nord:
da Veulla di Chevrère (m 1300), si segue la carrareccia mineraria che procede verso ovest; si superano alcune curve ed alcuni piccoli torrenti, raggiungendo un primo
bivio allinizio di un pianoro (circa m 1350). Allaltezza di un cartello indicatore del Parco che segnala la presenza della foresta di pino silvestre, si segue il sentiero
di destra che sale ripido in questa: si tratta del 1° ramo del sentiero n.7 che, inizialmente, segue la direzione nord. Si percorrono numerosi tornanti nella foresta, si supera un canale
(con argini in metallo) e si piega poi verso sinistra (ovest) su pendii meno inclinati. Verso la parte alta della foresta, sincontra una zona adibita a carbonaia (notare il cartello
indicatore sul sentiero). Quasi al bordo superiore della foresta di pino silvestre, a circa 1790 m, si raggiunge un bivio. Piegando a destra, in salita, e proseguendo diritti
verso nord, si segue il sentiero n.7B che conduce verso il Col de Valmeriana (m 2281). Andando invece verso sinistra (ovest), si esce dal bosco e si raggiunge lalpeggio di
Pra Oursie (m 1794, ore 1,30 circa da Veulla), situato in una vasta e soleggiata zona prativa. Poco prima di raggiungere lalpeggio, si può notare, sulla sinistra, larrivo
di un altro sentiero: si tratta del 2° ramo del sentiero n.7, che proviene dalla fraz. Magazzino. Presso la casa rurale dellalpeggio, cè una fontana dacqua fresca,
presso la quale ci si può dissetare e riposare.
Si prosegue il cammino, contornando la casa rurale e i prati dellalpeggio e rientrando nella foresta, ora popolata da pino uncinato, mantenendo la direzione ovest. Si prende quota
allinterno della foresta, seguendo il morbido sentiero erboso che mantiene una leggera e non faticosa pendenza. Dopo la fascia dei pini mughi, il sentiero esce definitivamente dal bosco
(a circa 2200 m), compie unampia curva verso destra, poi torna a sinistra ed entra nella zona delle pietraie, passando accanto ad alcuni piccoli ricoveri per pastori e bestiame.
Tenendosi, il più possibile vicino alla parte destra della valle, si seguono tracce di sentiero e si risalgono coste rocciose su faticosi tornanti, in direzione del Col Varotta (m 2591, ore 3
circa da Pra Oursie), che si raggiunge superando unultima fascia di pietraie e sfasciumi. Dal colle si ha unampia visione sul vallone di Ponton che scende nella valle centrale in
direzione di Chambave.
Da colle, si piega decisamente a sinistra dirigendosi, senza un percorso preciso, verso la parte alta del monte e cercando di evitare scoscendimenti e fratture rocciose, presenti lungo il filo di cresta.
Conviene quindi salire tenendosi un pò più allinterno della pietraia, seguendo la direzione indicata da rari ometti e traversando, da destra verso sinistra, verso la base della parte
sommitale del monte, cercando i passaggi più agevoli tra le rocce.
Questi sono presenti nella zona che unisce lAnticima Est (visibile solo allultimo) e la cima principale, seguendo una specie di scalinata naturale tra blocchi sovrapposti che conduce
verso destra, in direzione della cima più importante. Raggiunta la cresta est, si prosegue per questa per qualche metro, verso destra (ovest), fino a raggiungere la vetta del Mont Avic (m 3006)
e la statua della Madonnina (ore 1,30 circa dal Col Varotta - ore 6 circa in totale).
Rientro alla base di partenza: Per tornare a Veulla è consigliata la discesa lungo la cresta est del monte e
la sua parete nord, fino a raggiungere il sentiero n.7, seguendo, a ritroso, litinerario di salita dal versante nord, spiegato sopra.
Si può evitare la lunga traversata di pietraie fino al Col Varotta e la fastidiosa discesa di sfasciumi, seguendo una variante di discesa che si mantiene sulla destra della parete nord e che raggiunge,
più rapidamente, zone prative dalta quota, consentendo un cammino più agevole.
La descrizione dettagliata di questa variante di discesa è presente nel <racconto> di questa traversata del Mont Avic, che ho pubblicato nella sezione
relativa.
La discesa, arrampicando lungo la cresta ovest e scendendo per il versante sud, non è banale ed è riservata ad escursionisti esperti. Io consiglio di effettuarla quando le condizioni
atmosferiche sono buone e quelle delle rocce sono sicure.
Tempi medi: Su alcuni libretti e dépliants del Parco, sono indicate 4 ore e 30 min. per raggiungere il Lac
Gelé e 6 ore totali per salire al Mont Avic dal versante sud.
Vengono indicati gli stessi orari per raggiungere il Col Varotta (circa 4,30 ore) e la vetta del Mont Avic (circa 6 ore) salendo dal versante nord.
Essi sono sostanzialmente corretti, e sono stati verificati durante la mia recente esperienza personale: basata però sul livello attuale della mia preparazione fisica (discreta ma non eccelsa).
Probabilmente, questi tempi possono essere ridotti se si è ben allenati e facendo poche soste durante lescursione.
E anche possibile superare questi tempi nel caso di molte soste intermedie o di tempo atmosferico sfavorevole.
In escursioni di lunga durata, come queste presentate qui, va valutato molto bene il proprio stato fisico e la propria preparazione; inoltre sconsiglio la salita in vetta in condizioni meteo precarie.
In questi casi, conviene terminare lescursione ai colli menzionati, non abbandonando i sentieri ben segnalati.
Ai tempi indicati, vanno aggiunti quelli delle varie soste e quelli relativi a rallentamenti dovuti a condizioni meteo avverse (pioggia, nebbia, ecc..).
|