Visita alla Riserva Naturale Orientata delle Baragge,
alle Tenute del riso DOP a Rovasenda,
al Castello di Buronzo

(insieme con i partecipanti ai Corsi della Università della Terza Età di Aosta)



VISITA ALLA RISERVA NATURALE DELLE BARAGGE,
ALLE TENUTE DEL RISO DOP DI BARAGGIA
E AL CASTELLO DI BURONZO

insieme con i partecipanti ai Corsi della Università della Terza Età di Aosta
Giovedì 8 giugno 2023
 
           NOTE VARIE:

  1. Note sulla Riserva Naturale Orientata delle Baragge (BI):    ->>> Back

    [ Vaste praterie e brughiere alternano a sporadici alberi e vallette boscate.   Un paesaggio, quello delle Baragge, che colpisce immediatamente per la sua semplicità ed il suo equilibrio di spazi e forme, per il suo apparire senza confini, esteso all’infinito; un ambiente somigliante alla Savana africana.   Sono le alte pianure Biellesi, Vercellesi e Novaresi ad ospitare questi particolari ambienti, tipicamente in forma di vasti altopiani con quote variabili da 150 a 350 m slm (secondo le zone).   Nell’alta pianura padana, approssimativamente con le stesse caratteristiche, sono presenti le Vaude, nel Canavese, e le cosiddette Groane, in Lombardia.   I paesi di Benna, Candelo, Cossato, Massazza, Mottalciata, Salussola, Verrone, Villanova Biellese fanno parte della Baraggia di Candelo, mentre Brusnengo, Castelletto Cervo, Masserano, (insieme a Gattinara, Lenta, Lozzolo, Roasio, e Rovasenda in provincia di Vercelli) rientrano nel territorio della Baraggia di Rovasenda.   Le Baragge nascono a causa dell’azione di erosione e smantellamento, operata dai torrenti, su antiche pianure, con un fenomeno che ricorda quello della formazione del Grand Canyon statunitense.   Un altro elemento di interesse è dato dagli affioramenti, osservabili lungo le incisioni dei torrenti, di depositi deltizi e marini che inglobano numerosi fossili; sono questi i testimoni della presenza, in tutta la zona, di un grande golfo marino, circa 5,2 - 1,8 milioni di anni fa.   La vegetazione tipica dell’ambiente baraggivo è costituita da praterie e brughiere a prevalenza di alte erbe (le molinie), di brugo, nonchè, più sporadicamente, di felce aquilina.   Dominano il tutto imponeni alberi di alto fusto più o meno isolati: querce nelle baragge Biellesi e Vercellesi; talora carpino bianco nei settori maggiormente boscati di fondovalle; oppure betulle nelle baragge Novaresi (Pian Rosa).   Il paesaggio dei boschi costituisce una fase si degradazione di quercia preesistenti, via via diradati a causa di ripetuti tagli; l’aspetto di landa a copertura arborea rada è mantenuto nel tempo grazie ad incendi, pascolamenti e sfalci.
    <...>   Le Baragge offrono scorci spettacolari tra l’estate e l’autunno: allo sfolgorante e diffuso colore dorato dell’erba si alternano, macchie rosa, tipiche del brugo, e talora marroni (felci aquiline).   Particolarmente suggestivi e inseriti nel paesaggio (anche se sempre meno presenti), i greggi di pecore che stazionano temporaneamente in Baraggia.   Dal punto di vista escursionistico, le Baragge presentano una fitta rete di facili sentieri e stradine sterrate con limitati dislivelli, molti dei quali percorribili a cavallo (probabilmente il tipo di escursione più affascinante per questi ambienti) o in mountain-bike; i paesaggi che si presentano al visitatore non lasciano mai delusi.   Le sei porzioni costituenti la riserva delle Baragge sono circondate da numerose strade statali, provinciali e comunali che hanno un’agevole e molteplice accessibilità.   La visita alla Baraggia Biellese più nota, quella del Baraggione di Candelo-Cossato, offre l’occasione per una visita al famoso quanto splendido Ricetto di Candelo, piccolo nucleo di edifici, fortificato, tardo medioevale.   In realtà, avendo la riserva delle Baragge uno sviluppo territoriale molto ampio (circa 30 km in linea, su tre provincie), la loro visita può fornire l’occasione per conoscere numerosi e caratteristici elementi di interesse ad esse vicini; è il caso, ad esempio, del centro storico di Masserano, del castello (XI-XV sec.) e del monastero cluniacense (XIII sec.) di Castelletto Cervo, degli splendidi castelli di Castellengo e Rovasenda, della chiesa di S.Eusebio dei Pecurilli (romanica) presso Roasio, del Santuario della Madonna di Rado (romanica) a Gattinara, del centro di Romagnano Sesia, e numerosi altri.
    Notizie tratte liberamente dal sito:
    https://www.atl.biella.it/localita-dettaglio/-/d/riserva-naturale-delle-baragge-candelo- ]



  2. Note sui Consorzi di Bonifica e di Tutela del riso DOP di Baraggia:    ->>> Back

    [ La coltivazione del riso in Baraggia affonda le radici nel lontano 1500: nel 1606 a Salussola il Notaio Carlo di Catulo segnalava l’importanza delle "risere", nel 1609 Giulio Avogadro dei Signori di Vigliano e Valdengo presentò al Duca di Savoia la richiesta di coltivazione del riso nel comune di Balocco.   Nel 1730 un decreto Ducale proibì l’ulteriore estensione dei terreni coltivati a risaia nel Basso Biellese, perché avrebbe ridotto le zone riservate al pascolo, di cui il territorio era ricco grazie alla sua naturale conformazione.   Il termine "Baraggia" venne utilizzato fin dall’antichità per distinguere quei terreni, compresi tra le province di Biella e Vercelli che, per le specifiche caratteristiche della struttura geologica, si distinguevano dalla brughiera.   Questo termine è da sempre stato usato per indicare terreni poco fertili, con esemplari più o meno radi di querce, betulle, carpini, con sottobosco di brugo.   Il territorio si caratterizza per la posizione morfologica, sotto forma di altipiani dove manca quasi del tutto la circolazione idrica superficiale e per la presenza di terreni argillosi, fini e costipati, per nulla fertili.   Proprio a causa di queste particolari caratteristiche, che rendevano difficile la conversione del territorio a terreni agricoli, il 16 luglio 1922 il Decreto del Ministero per l’Economia Nazionale definì il comprensorio di Baraggia "territorio di bonifica" da assoggettare a trasformazione economica e sociale di pubblico interesse.   Il 9 dicembre 1950, con decreto n. 3862 a firma del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, venne costituito il "Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese", ente pubblico economico incaricato di operare su quest’area depressa mediante opere di bonifica e di miglioramento fondiario.   Oltre alla sistemazione e allo spianamento dei terreni ad uso agricolo, il Consorzio realizzò opere infrastrutturali, dalle strade di collegamento all’elettrificazione dei centri rurali.   A partire dagli anni Sessanta lavorò incessantemente per la costruzione di tre grandi opere pubbliche, ossia i bacini di accumulo con gli invasi realizzati sui torrenti Ostola a Masserano, Ravasanella a Roasio e Ingagna a Mongrando.
    Questi tre grandi laghi artificiali forniscono i mezzi irrigui all’agricoltura, garantendo anche durante la stagione estiva e i periodi siccitosi la disponibilità di acqua necessaria ai consorziati del comprensorio di Baraggia per la produzione del riso DOP.   Le caratteristiche morfologiche del terreno, nonché il particolare e sofisticato sistema di irrigazione, con la raccolta delle acque provenienti da Alpi e Prealpi e incanalate direttamente verso i campi, furono i valori aggiunti che contribuirono a destare l’interesse della Comunità Europea verso la Baraggia e del riso prodotto in questo territorio, posizionato nella massima latitudine nord in cui è ancora possibile la risicoltura.   Il riconoscimento ufficiale avvenne con il regolamento CE n. 982/2007, con il quale la Commissione delle Comunità Europee approvò la Denominazione di Origine Protetta per il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese.   Lo stesso anno venne riconosciuto, con apposito decreto del Mipaaf, il "Consorzio di Tutela della DOP Riso di Baraggia Biellese e Vercellese", con l’incarico di svolgere le funzioni di tutela, promozione e valorizzazione del primo e unico riso DOP italiano.
    Notizie tratte dal sito: https://www.risobaraggia.it/la-storia/ ]



  3. Note sul Castello di Buronzo (VC):    ->>> Back

    [ Il castello di Buronzo si erge su una piccola altura in mezzo alla piana dell’alto vercellese, al centro della Baraggia.   Si tratta in realtà di una raro esempio di castello consortile o di ricetto signorile formato da quanto resta di un complesso di fortificazioni e di caseforti fatte costruire dai diversi rami della famiglia signorile dei Buronzo che occupa interamente il centro storico dell’omonimo comune.   La prima citazione documentale del castello compare in un atto del 1039 in cui l’imperatore Corrado II investe il feudatario Guala di Casalvolone confermandogli la pertinenza dei possessi signorili.   Più di un secolo dopo, nel 1152, Federico Barbarossa conferma a Gualone di Casalvolone i vecchi possedimenti e gli concede il diritto di esigere tributi per la manutenzione e l’ampliamento delle fortificazioni del borgo.   Nel XII secolo i Casalvolone si dividono in tre rami, tra i quali assume rilievo quello dei Buronzo.   Nel XIII secolo tale famiglia nobiliare assume sempre maggior forza patrimoniale, e nel secolo successivo si divide in sette colonnellati, corrispondenti a distinti ceppi familiari, che non si separano, ma decidono di convivere nel castello adottando regole di organizzazione comuni e statuti atti a favorire la conservazione unitaria del patrimonio a loro tramandato.   Di qui la struttura consortile o di ricetto signorile assunta dal borgo, dove le varie caseforti concorrono a strutturare le fortificazioni verso l’esterno.   Nel corso del XIV secolo e sino alle prime decadi del XV secolo, stante la rilevanza strategica assunta dal borgo, i Buronzo si trovano al centro di sanguinose guerre tra i Visconti, i Savoia ed i marchesi del Monferrato.   Solo nel 1427 con il definitivo passaggio di Vercelli e del suo distretto ai Savoia, Buronzo conosce un periodo di pace e di nuova prosperità.   Nello sviluppo delle strutture del castello si possono individuare tre fasi.   La prima struttura architettonica si colloca, tra il XII ed il XIII secolo, come testimonia la torre che i recenti restauri hanno riportato in evidenza.   Tra il XIV ed il XV secolo si assiste allo sviluppo della struttura del ricetto signorile, con la costruzione di una seconda linea difensiva risalgono a tale periodo la massiccia rocca in laterizio - in parte superstite – che si caratterizza per le eleganti bifore impreziosite da bacini in maiolica di provenienza iberica.   Allo stesso periodo risale la torre-porta che ha mantenuto parzialmente l’aspetto di quel tempo.   Dopo il passaggio di Buronzo sotto il dominio dei Savoia e del conseguente lungo periodo di prosperità, si assiste all’ammodernamento ed all’ampliamento delle edificazioni presenti sull’altura sino ad assumere quella fisionomia che si è poi mantenuta nel tempo.   I Buronzo si dimostrano attenti alle novità artistiche e culturali che segnano il Rinascimento, e poi il Barocco.   Nel XVII secolo si assiste a ristrutturazioni di un’ampia parte del castello: prendono vita saloni abbelliti da eleganti soffitti a cassettone, ornati da fasce ad affresco contenenti imprese che manifestano una raffinata cultura letteraria.   Nel Settecento ha luogo un ampio rifacimento della zona antistante la torre-porta, con l’edificazione di una nuova chiesa (1703) al posto della vecchia cappella castrense della quale si conserva la dedicazione a Sant’Abbondio.   Dopo un successivo lungo periodo di decadenza, il castello è stato oggetto di un primo accurato recupero per iniziativa del Comune di Buronzo e del Consorzio di bonifica della Baraggia, grazie a fondi strutturali stanziati dall’Unione europea, che la Regione Piemonte ha destinato a tale progetto.
    Note tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Buronzo ]



  4. Note sul Riso di Baraggia Biellese e Vercellese e sulla DOP:    ->>> Back

    [ Il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese designa, con esclusività, un prodotto risiero coltivato nelle province di Biella e di Vercelli, in Piemonte.

    Nell’agosto 2007, a livello europeo, al Riso di Baraggia Biellese e Vercellese è stato riconosciuto il marchio di denominazione di origine protetta (DOP), (con il Regolamento (CE) n. 982/2007 della Commissione del 21 agosto 2007 registrando una denominazione nel registro geografiche e delle denominazioni di origine protette: "Riso di Baraggia Biellese e Vercellese (DOP)" , Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 217/22 del 22/8/2007).   Caratterizzato da un’ottima capacità di assorbire i condimenti, rilasciando amido durante la cottura, per questo è consigliato nel cucinare la maggior parte dei risotti, che di conseguenza risulteranno cremosi e amalgamati.   Le varietà del riso Baraggia, alle quali è stato assegnato il marchio DOP, sono le seguenti: Arborio, Baldo, Balilla, Carnaroli, S.Andrea, Loto e Gladio.   La zona di coltivazione, raccolta, elaborazione o trasformazione della denominazione d’origine protetta "Riso di Baraggia Biellese e Vercellese" è situata nelle province di Biella e di Vercelli e comprende in particolare i territori dei seguenti comuni:
    1) - in provincia di Biella: Brusnengo, Castelletto Cervo, Cavaglià, Dorzano, Gifflenga, Massazza, Masserano, Mottalciata, Salussola, Villanova Biellese.
    2) - in provincia di Vercelli: Albano Vercellese, Arborio, Balocco, Buronzo, Carisio, Casanova Elvo, Collobiano, Formigliana, Gattinara, Ghislarengo, Greggio, Lenta, Livorno Ferraris, Oldenico, Rovasenda, Roasio, San Giacomo Vercellese, Santhià, Tronzano, e Villarboit.
    Notizie tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Riso_di_Baraggia_Biellese_e_Vercellese ]


 


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