Trama:
Joe Simpson, noto alpinista britannico, nato nel 1960 e laureato
in lettere e filosofia allUniversità di Edimburgo, pratica
attivamente lalpinismo e ha partecipato a numerose spedizioni
extraeuropee.
Grazie alle sue imprese, ha accumulato notevoli esperienze ed ha
vissuto drammi in prima persona che poi ha riversato in alcuni libri,
tra cui: "La morte sospesa" del 1992 dove racconta la sua terribile
esperienza, tra vita e morte (con una gamba rotta), dopo un grave
incidente sul Siula Grande nelle Ande peruviane ad oltre seimila
metri di quota.
Nei dodici capitoli di questo nuovo libro, Joe si interroga sulle
ragioni che spingono gli uomini e gli alpinisti himalayani in
particolare a divenire così cinici davanti ai drammi altrui, fino a
non soccorrere altri alpinisti che si trovano ormai sfiniti in punto
di morte.
Avendolo provato di persona, Joe ricorda lorrore della solitudine
di fronte alla morte e si interroga: che senso ha raggiungere una
vetta se poi si perdono i valori più elementari dellumana convivenza?
Commento:
Nel 1992, sullEverest, uno scalatore indiano rimasto solo morì di
sfinimento nei pressi del Colle Sud, mentre altri scalatori
olandesi gli passavano accanto senza fermarsi, diretti verso la cima.
Si poteva fare qualcosa per salvarlo? Forse no!
Ma nemmeno confortarlo? Almeno tenerlo per mano, stargli
accanto nei suoi ultimi istanti di vita... Forse si!
Ma non per quegli scalatori che avevano in mente solo le loro tabelle
di marcia per conquistare la cima della montagna più alta del mondo
e per la quale avevano impegnato così tanto tempo e denaro.
Casi simili sembrano ripetersi sempre più spesso sullHimalaya.
In questo affascinante, malinconico ed emblematico libro, Joe
Simpson ci racconta alcuni episodi tra quelli più agghiaccianti che
rivelano un comportamento cinico di molti alpinisti impegnati alle
alte quote.
Ai lettori fornirà sicuramente una lezione di vita...
|