Trama:
Andrea Gobetti, nato a Torino nel 1952, è divenuto uno speleologo
di fama internazionale, dopo anni di frequentazione di grotte e
montagne in moltissime parti del mondo.
Dopo la felice esperienza della pubblicazione del suo primo libro
nel 1976: "Una frontiera da immaginare" (vedi recensione su questa
raccolta), si cimenta nel 1986 in una nuova opera: "Le radici del
cielo" dove continua lesposizione delle sue avventure in una maniera
surreale.
In effetti, sotto la parvenza di un romanzo davventura, di un
racconto fantastico frammentario e spezzato, questo libro offre
soprattutto uno spaccato su unesistenza nella speleologia, cioè
anche uneducazione minuziosa maturata lentamente e stravolta nelle
esperienze dellautore, diretta a un centro, alla ricerca di un limite
e di una liberazione che diano all'uomo la possibilità di attuare le
proprie possibilità.
Con la leggerezza tipica del nomade, facendo largo uso di simboli,
canzoni, poesia e deducendo assiomi da verità incongrue ma
inoppugnabili, narrando di "Coraggio", di "Disperazione" e di "Paura",
Andrea Gobetti trasporta il lettore nel regno del sotto-terra,
nelle sue favole e nelle sue storie di miti e follie, là dove niente
è vero ma sempre assoluto, mai raggiunto ma sempre raggiungibile.
Si gusta appieno questa lettura, se prima si è letto il suo primo
libro: "Una frontiera da immaginare" che meglio introduce nella
conoscenza dellautore.
Commento:
Per commentare questo libro, non trovo migliori parole di quelle
dello stesso Andrea, presenti nella Introduzione:
"... Quando tutte le grotte del mondo saranno chiuse, il Cielo
perderà le sue radici e fuggirà via, lontano, tanto lontano da
diventare tutto nero.
Allora lo ritaglieranno e ne faranno degli abissi nuovi...".
Un ulteriore sollecito alla sua lettura, lo trovo in alcune parole
di Beppe Dematteis (figura storica della letteratura e dellalpinismo
occidentale) che ha curato la Prefazione di "Le radici del cielo":
"... La Speleologia si presentò un giorno al Palazzo della Cultura.
Voleva esservi ammessa.
Non che la cultura le interessasse molto: le bastava un piccolo posto per
sopravvivere, in un mondo crudele con i balordi.
Perciò, su consiglio di un suo adepto, certo E.A. Martel, sera
vestita con un "tailleur" fatto di due parole greche, di cui la
seconda: -logos- copriva prestigiosamente le sue vergogne.
Lo stratagemma riuscì: venne accettata, sebbene con molte astensioni
e col voto contrario dellArticolo-di-Fondo (roba da cronaca) e
dellEstetica (guarda che unghie sporche, le aveva sussurrato Albert
Camus).
Particolare curioso: il verbale della seduta è firmato da certo
René Daumal, che però risulta essere nato solo vari anni dopo.
Scherzi del vino...".
Ombra di Cielo è il luogo dove lesploratore trova forse una
risposta per sè e per tutti, in quel buio impalpabile che si apre
sotto i nostri piedi e sotto la materia spessa e pesante delle nostre
cose, e da cui si dipartono le radici di tutto, anche, appunto, del
cielo.
E un altro libro che, come il primo, si legge tutto dun fiato.
Auguro una buona lettura a tutti gli amici che vogliano seguire questo mio
consiglio..."
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