Trama:
Il K2 (e Walter Bonatti) chiedono giustizia.
Siamo nel 1994, Ardito Desio è ancora vivo e non desiste dal
sostenere la sua tesi pubblicata sul libro ufficiale dellascensione
al K2 del 1954: "La conquista del K2".
Così come fanno (dicendo anche cose ingiuste e non vere) Compagnoni
e Lacedelli i primi salitori della seconda cima della terra.
Non sono bastati quarantanni per porre fine alle falsità che
hanno reso inaccettabile la versione ufficiale della conquista
della "montagna italiana".
Le celebrazioni del 1994 non hanno spezzato la barriera di bugie,
calunnie e relazioni addomesticate di cui è rimasto vittima non
solo Walter Bonatti ma lintero alpinismo italiano.
Tace anche il CAI, il quale nella sua revisione storica si è
limitato soltanto a riconoscere il contributo dato da Bonatti allimpresa.
Viene invece lasciato in disparte il fatto più grave, che pesa
come un macigno sullintera vicenda: il falso delle bombole di ossigeno
trasportate da Bonatti e dallhunza Mahdi e che si sostenne essersi
esaurite anzitempo.
Una calunnia di un giornalista (apparsa su un quotidiano
e -sembra- ispirata da Compagnoni), obbligò addirittura Bonatti a
rivolgersi al tribunale che gli diede ragione.
Quella calunnia sosteneva che Bonatti e lhunza Mahdi
avevano consumato lossigeno delle bombole, che dovevano consegnare
a Compagnoni e Lacedelli, per poter effettuare loro la salita in
vetta per primi e, colti dal buio, che furono costretti a bivaccare
alla quota di 8100 m allaperto, in una terribile notte dove Mahdi
subì profondi congelamenti agli arti.
Fu dimostrato invece che Bonatti e Mahdi non avrebbero mai potuto
usare lossigeno delle bombole che trasportavano poichè i rubinetti,
i miscelatori e le maschere necessarie allo scopo erano in possesso
di Compagnoni e Lacedelli.
Unultima testimonianza del Dottor Robert Marshall di Melbourne
(Australia), un medico chirurgo che segue da molti anni la carriera
alpinistica e le vicende storiche di Walter Bonatti, ha contribuito
a far chiarezza sulluso effettivo delle bombole dossigeno
da parte di Lacedelli e Compagnoni fino in cima al K2 e non
"senza disponibilità di ossigeno già da molte ore", come
sostennero per anni.
Questo ultimo libro di Bonatti è unopera che tende ad
arrivare ad un punto fermo sulla vicenda dopo quarantanni di
polemiche.
Commento:
Cosa accadde quella drammatica notte del 30 luglio 1954 e nelle ore
successive mentre avveniva la conquista?
Con il libro: "Il caso K2" Bonatti non si affida alla cronaca di
quarantanni fa e alle polemiche processuali ricordate nel suo libro
del 1984: "Il Processo K2", ma ripercorre fatti e testimonianze
attraverso una raccolta di documenti avvincenti come un racconto.
Limpresa alpinistica si intreccia al dramma umano in un crescendo
di tensione dove non è più solo Bonatti a volere verità e
giustizia, ma lo diventa anche il lettore di questo libro.
Si sente ancora che la ferita è aperta!.
Sulla controcopertina di un altro libro di Bonatti che
suggerisco: "Montagne di una Vita", leggo le sue parole che rivelano
il nobile animo dello scalatore bergamasco:
"...La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso
e con quello che facevo.
Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a
volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel
quotidiano.
Se io dunque traspongo questi princìpi nel mondo degli uomini,
mi troverò immediatamente considerato un fesso...
E davvero difficile conciliare queste diversità.
Da qui limportanza di fortificare lanimo, di scegliere cosa si
vuole essere.
E, una volta scelta una direzione, di essere talmente forti da non
soccombere alla tentazione di imboccare laltra..."
|