VISITA AD UNA MOSTRA SUL PASSATO CHE CALPESTIAMO
La Mostra
In questi giorni è in corso a Roma una Mostra, che non sono stato il solo, a
giudicare stimolante.
Si tratta dellesposizione di reperti archeologici trovati di recente nel sottosuolo romano.
Giustamente penserete che non cè niente di meno nuovo e meno comune dei reperti del passato.
Tuttavia la Mostra, per come è stata concepita, per la disposizione degli oggetti e per le didascalie che la completano
è risultata unesposizione originale e di grande interesse.
Prima di tutto lattualità, alcuni reperti sono riemersi poche settimane fa dai sondaggi per la nuova linea metro;
i pezzi esposti provengono quasi tutti dal suburbio, lungo un arco, di raggio compreso tra i 10 e i 15 km, che circonda la città
da nord a sud, lungo il lato orientale.
Gli scavi sono quelli eseguiti per la posa delle reti dei servizi cittadini: acqua, fognature, gas, energia elettrica e nei
grossi cantieri lungo il tracciato di nuove linee ferroviarie.
Per ogni cantiere o sito è stata realizzata una bacheca che mostra i pezzi più belli e significativi trovati in quel sito.
Nella maggior parte dei casi si tratta di sepolture romane o preistoriche, ma esistono anche locali di abitazione, mulini, botteghe
ed altro.
La vetrina mostra altresì la disposizione, in cui sono stati ritrovati gli oggetti, nonché la profondità,
che saggira sui 12 metri dal livello del suolo attuale.
E interessante notare che il tempo che ci separa dalla vita delle persone che usarono quegli oggetti equivale a circa 12 metri di
profondità, al di sotto di quel livello si accede alla protostoria ed al di sopra si risale alla storia attuale, attraverso tutti i
secoli intermedi.
Per chiarire ulteriormente questo aspetto, gli allestitori della mostra hanno realizzato unultima bacheca in cui è stata
ricostruita, in scala ridotta, la sezione di suolo che va dalla protostoria ad oggi.
Inizia con frammenti di vasi, rozzi e senza alcuna decorazione, misti ad ossa di animali, pallido ricordo di antichi pasti
frugali, seguono i vasi di epoca repubblicana, quindi imperiale, poi dopo un breve intervallo vuoto si vedono le prime ceramiche medievali,
quelle rinascimentali, il settecento, la ceramica industriale, il liberty ed infine una nota di poesia.
Alla sommità dello scavo, tra i frammenti di ceramica degli inizi del novecento, appare un cilindro di cuoio nero, lungo
circa trenta cm, in esso sono contenute le lettere damore di una coppia dinnamorati che finì tragicamente i suoi giorni.
Una mano pietosa riunì insieme le lettere di entrambi e le seppellì in quel sito.
Una sorta di monumento funebre ad un Romeo e una Giulietta dei primi del novecento.
Nulla come questa vetrina, che è posta al termine della mostra, dà il senso della storia dellumanità e
del suo cammino, di come gli eventi, anche i più tragici vengano inesorabilmente trasformati in polvere, ma prima ancora vengano
ricoperti da quelli successivi.
In fondo il mestiere degli archeologi è quello di rimestare tra i rifiuti, ma anche gli oggetti più vili e maleodoranti
col tempo si nobilitano: le parti organiche deteriorabili si trasformano in sostanze inorganiche o vengono riciclate e riutilizzate dal
terreno, restano le parti meno corruttibili ed a questo punto diventano storia.
Storia che si può misurare in metri, dodici metri equivalgono approssimativamente a trenta secoli, secolo più o secolo meno.
Alla fine della visita, che confesso mi ha emozionato, direttamente dalle viscere mi sono affiorati " 'sti quattro versacci"
sullodissea dei rifiuti solidi urbani, che dai più bassi gradini della scala sociale assurgono al nobile ruolo di reperti storici.
Data la modesta raffinatezza della materia trattata, ho preferito esprimermi col vecchio, caro, flessibile dialetto romanesco.
Lubicazione
La mostra sul sottosuolo romano stava e spero stia ancora esposta, nei sotterranei del
ex-Magistero a Piazza della Repubblica, accanto alla Basilica di Santa Maria Degli Angeli, dove nel 700 i Papi costituirono
lannona pontificia, con gli orci enormi per lolio ed i contenitori in pietra del grano per sopperire alle eventuali carestie
della città.
Roma non si finisce mai di scoprire.
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