Cartello della Via Francigena a Vercelli26-11-2014 (Foto di F.Rosta)
Cartello a Palestro26-11-2014 (Foto di F.Rosta)
In cammino verso Robbio26-11-2014 (Foto di F.Rosta)
In cammino verso Robbio26-11-2014 (Foto di F.Rosta)
Cartello dell’Abbazia di Sant’Albino a Mortara26-11-2014 (Foto di F.Rosta)
Accoglienza a Mortara26-11-2014 (Foto di F.Rosta) | Caro Enea, Intanto ti avviso che ho appena acquistato il tuo libro tramite il sito della libreria universitaria e ne sono contento. Poi, è probabile che, spinto dall’entusiasmo e grazie a 3 giorni di pausa, prosegua a piedi la visita di tappe della Francigena: sabato mattina potrei essere a Vercelli e in 2/3 giorni arrivare a Ivrea. Conosco la zona grazie a te e a Giulio Tassi ma, a questo punto, vorrei continuare a saggiare la pianura. Sono stato molto contento dell’ultima esperienza, la pianura, le risaie, gli argini dei fiumi, la nebbiolina e la pioggia fine sono state fedeli compagne di viaggio. Sono partito da Vercelli mercoledì mattina; in testa volevo arrivare a Pavia, ma c’era anche il desiderio di spingermi fino a Piacenza, ma secondo forze e voglia. Il mio tempo limite era il sabato. C’è un momento di panico studiato a riprendere una strada dalla città: non si sa esattamente cosa fare all’inizio, se visitare, cercare i segni della strada, perdersi un momentino per mentalizzare quello che si deve fare. Ho realizzato la partenza dopo la visita della cattedrale, ho chiesto indicazioni al giovane sacrestano sulla Via, ma non aveva un’idea della strada da percorrere, così mi è venuto quel sano panico che mette in moto. Inizio su strada per 2/3 km e poi si comincia subito con la pianura, le risaie e gli argini del fiume Sesia; per fortuna mi allontanano dalla strada, da quel momento ho quasi la certezza che non incontrerò nessuno sul mio cammino e quel paesaggio sarà mio compagno. La strada è facile, non ci si può sbagliare, ma per rompere la monotonia a volte si deve sbagliare e così qualche volta ho allungato strada. Per strada di campagna, pulita, sicura, non asfaltata arrivo a Palestro, teatro di una celebre battaglia nella seconda guerra d’indipendenza, non mi sono preparato niente, ma il nome mi ricordava qualcosa; un caro amico pellegrino, Alfredo che è passato di qui a settembre, si è fermato un giorno per studiare e visitare la località. L’arrivo a Robbio è su strada asfaltata, sono le ore 14 e decido di tirare per Mortara, dove avevo cambiato treno la mattina presto per arrivare a Vercelli. Chiamo allora l’Abbazia di Sant’Albino e capisco che sarà bello far sosta lì, capisco che ne vale la pena dalla voce di don Nunzio e dai messaggi di Alfredo. Ci arrivo verso le ore 18, ho perso il segnale nei campi e mi ritrovo sull’asfalto; grazie al navigatore, intendo che Mortara è a 3 km e che non passerò alla Chiesa della Madonna del Campo. La strada è orribile perché non ci sono marciapiedi, scarse vie di fuga per chi la percorre a piedi, la luce viene meno e passano camion, per fortuna la strada non è eccessivamente trafficata. Arrivo in centro a Mortara, non lontano dalla stazione, e chiedo indicazioni a delle signore tutte indaffarate a smistare frutta e verdure per consegne. Mi rendo conto che mi trovo alla San Vincenzo e loro mi danno indicazioni per andare da don Nunzio, che conoscono bene e a cui devono dare una comunicazione per il pranzo della domenica. Alla fine una ragazza, che era lì e che sarebbe passata dall’abbazia per andare a casa sua a Cergnago, mi offre e mi dà un passaggio con messaggio e frutta al seguito da consegnare al "don". Mi fa così risparmiare 2 km di asfalto, per niente piacevoli. Queste persone non erano affatto conoscitrici della Via Francigena e neanche di pellegrini: ecco che ne hanno subito conosciuto uno, che non si fa pregare di fronte all’offerta allettante di un passaggio. In abbazia, riparata, ma vicino alla strada, l’accoglienza della signora Franca che vive lì e di don Nunzio, parroco e frate minore che vuole scambiare due parole con me, è ottima. Merita il posto e le persone che lo curano. Partenza per Gropello Cairoli il giorno dopo, e desidero arrivare a Pavia. Faccio asfalto fino a Tromello, come mi ha suggerito la signora Franca: la strada infatti non è pericolosa, nè trafficata. Ci arrivo intorno alle ore 11/12 e noto che sono osservato quando entro nella chiesa principale e, all’uscita da essa, mi sento chiamare da un piccolo anziano e energico signore che vuole assolutamente farmi visitare il centro per i pellegrini. Mi dice che i pellegrini sono in aumento di anno in anno, ma che lui però non ha mai fatto alcun cammino. Mi ricorda che nel centro di accoglienza possono e hanno dato da ospitare e che non ce la farò ad arrivare a Pavia, mi consiglia di arrivare a Gropello. L’anziano, con il figlio alla mano che attesta il passaggio del pellegrino a Tromello e dopo un altro ricordo della Via Francigena, mi indica la strada per Gropello, anzi per il Santuario della Madonna delle Bozzole (o della Bozzola), da preferire all’itinerario che conduce a Garlasco. Seguendo questa indicazione, si passa per risaie e canali, a me questo percorso piace, a volte può essere così monotono che si è tentati di sbagliare per vedere se succede qualcosa o se si incontra qualcuno. Io credo che la segnaletica sia buona, certo non è come a Santiago, dove le frecce gialle spuntano sempre e ti ributtano sulla strada giusta; qui se manchi un bivio devi stare attento a recuperare. Comunque, passo il santuario e arrivo a Gropello alle ore 15, entro nel circolo dell’oratorio per farmi mettere il timbro sulle Credenziali e chiedo quanto ci vuole per arrivare a Pavia. Le persone che incontro lì sono preparate, sono ciclisti, mi consigliano di fermarmi, ma non mi vedono rassegnato o tranquillo. Uno di loro, che mi dice aver fatto la Via Francigena da Canterbury, deve andare a Pavia e quindi... mi fa fare la strada... in auto, bella tra l’altro. Qui non è possibile camminare sul sentiero, siamo sull’argine del Ticino, il sentiero è annacquato, mentre la strada per cui passiamo, asfaltata, è davvero piacevole e poco trafficata. Vado a sostare nel Borgo Ticino di Pavia, vicino al ponte coperto, in Santa Maria di Betlem, un ostello che ai pellegrini fa spendere 20 euro e sconti vari nei locali per cenare e fare colazione. Come per i locali dell’Abbazia di Sant’Albino, anche qui l’ambiente è molto pulito e la cordialità non manca. Sono molto contento di essere qui, Pavia merita molto ed è una bella città, non sapevo che qui ci fossero le spoglie di Sant’Agostino e del re longobardo Liutprando. Da Pavia prendo il via la mattina dopo, ho chiara la destinazione: Orio Litta. Mi sono consultato al telefono col mio amico Alfredo e comunque ho ritenuto che la meta raggiunta fosse già il massimo da poter sperare: non avevo voglia comunque di guadi e traversate. Per uscire da Pavia si prende la via Francana, dopodiché ci si allontana presto dai rumori cittadini e si percorre una pista ciclabile su asfalto che, manco a dirlo, è pianeggiante e conduce a San Giacomo della Cerreta. Qui trovo la chiesa chiusa, e poi raggiungo Belgioioso; nonostante il nome non c’è da credergli.. la tappa è faticosa perché si fa molto asfalto, non sono strade di grande percorrenza ma la durezza dell’asfalto procura più tensioni. È stato piacevole camminare per tratti a lato della ferrovia, ma arrivo stanco al ponte sul Lambro, manca poco per Orio Litta. Sono quasi le ore 18, è buio, il paese è in fondo alla strada e si vedono le luci. A Orio Litta mi stanno aspettando, la signora con cui parlo al telefono per ricevere l’ospitalità è molto gentile e insieme col marito e il fratello mi danno buone coordinate per non perdere la strada bianca; arrivo verso le ore 18.30. Chi mi accoglie è il sindaco, marito della voce gentile al telefono; sono accolto benissimo, da una persona appassionata dell’ospitalità ai pellegrini, che mi mette a disposizione la struttura bellissima che definisco di grande bellezza italiana ed efficiente, come piace ai nordici. Il paesaggio che mi son perso la sera è bellissimo al mattino, finalmente non piove e ogni tanto appare un po’ di sole; seguo la strada della ciclabile non asfaltata sull’argine del Po. In 5 ore di cammino, dopo aver passato cascine e il ponte sul Po in compagnia di numerosi ciclisti, arrivo a Piacenza verso le ore 13, dove si conclude la mia breve e piacevole esperienza. Grazie, un abbraccio e Ultreya !
Firmato: Federico Rosta (da Savona - Liguria) Data autor.: mercoledì 3 dicembre 2014, ore 22.29 |