Visita alla città di Vercelli
e incontro con la professoressa Gianna Baucero,
del 9-3-2023

(insieme con i partecipanti ai Corsi della Università della Terza Età di Aosta)



VISITA ALLA CITTÀ DI VERCELLI,
incontro con la professoressa Gianna Baucero,
(Assessore alla Cultura del Comune di Vercelli),
insieme con i partecipanti ai Corsi della Università della Terza Età di Aosta

Giovedì 9 marzo 2023
 
           NOTE VARIE:

  1. Note sulla città di Vercelli:    ->>> Back

    [ Vercelli, capoluogo dell’omonima provincia, è situata sulla sponda destra del fiume Sesia, nella parte orientale del Piemonte.   Da sempre, è stata un importante nodo di strade, in epoca romana fu conosciuta con il nome di "Vercellae" e descritta come uno dei "firmissima Municipia" romani della Transpadana.   Dal IV secolo divenne prima diocesi e centro di propagazione del cristianesimo in tutta la regione su impulso di Eusebio.   Nel medioevo Vercelli divenne un "Libero Comune", e questo fu un periodo di grande splendore artistico e culturale per la città, tanto che vi sorse nel 1228 lo "Studium", la prima università subalpina, con l’aiuto del Cardinale Guala Bicchieri, e di un suo lascito economico dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 1227.   In epoca moderna iniziè la coltivazione del riso nel suo territorio: le attività concernenti la coltura, la sperimentazione e il commercio del riso rappresentano ancora oggi la base dell’economia locale tanto da essere riconosciuta come capitale italiana del riso.   Sul finire del XX secolo, è iniziata la crisi dell’industria, e lo sviluppo economico si è spostato nel settore terziario e nella logistica.
    Oggi si nota una costante espansione del turismo, sia come tappa della Via Francigena, sia come turismo storico-artistico grazie alla presenza di alcuni monumenti come la Basilica di Sant’Andrea, il Duomo, San Cristoforo, ARCA o di eventi come il Concorso Viotti.   Lo stemma di Vercelli è stato concesso con regio decreto del 2 ottobre 1929 ed è costituito da uno scudo con una croce rossa su campo argenteo.   Lo scudo è contornato da un serto d’alloro e ulivo, coi rami incrociati sotto la punta, serrati da un nastro tricolore e da un cartiglio argenteo riportante il motto: POTIUS MORI QUAM FOEDARI ("Meglio morire che tradire").
    Note liberamente tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Vercelli ]



  2. Note sulla Basilica e Chiesa di Sant’Andrea di Vercelli:    ->>> Back

    [ La Chiesa di Sant’Andrea è la parte importante di un complesso abbaziale che comprende anche un chiostro e un ospedale.   Il complesso abbaziale e la Chiesa fu edificato tra il 1219 ed il 1227 per iniziativa del cardinale Guala Bicchieri.   La prima pietra fu posta alla presenza del vescovo Ugone il 19 febbraio 1219.   Il cardinale era da poco tornato dall’Inghilterra dove, nel suo ruolo di legato pontificio, si era guadagnato la stima e la gratitudine del giovane re Enrico III (per aver fatto il suo tutore durante la guerra civile con i Baroni), al punto da ottenere come ricompensa le rendite in perpetuo dell’abbazia di Saint Andrew a Chesterton, Cambridge.   In virtù delle risorse finanziarie disponibili il cardinale convocò da Parigi a Vercelli alcuni canonici regolari della congregazione di San Vittore e affidò loro la titolarità della edificanda abbazia, nonché dell’Ospedale per i pellegrini di cui si iniziò la costruzione nel 1224.   Furono verosimilmente tali canonici, ed in particolare l’abate Tommaso Gallo (già docente all’Università di Parigi) ad importare in terra vercellese le novità dell’architettura gotica nata nell’Île-de-France.   Sfruttando le proprie doti diplomatiche, negli anni successivi il cardinale riuscì a proteggere ed aumentare i possedimenti dell’Abbazia mediante donazioni e privilegi provenienti dal papa Onorio III e dall’imperatore Federico II (suo è il diploma di protezione emanato nel 1226).   Nel 1227, anno in cui la Basilica fu terminata, il Cardinale Bicchieri si spense a Roma.   Non si sa quale architetto progettò la basilica e coordinò i lavori (sembra che l’architetto fosse un canonico regolare di Mortara, un certo Giacomo), pur essendosi congetturato un ruolo attivo di Tommaso Gallo in quanto conoscitore del gotico francese.   Secondo altre ipotesi, l’architetto potrebbe essere Benedetto Antelami o uno della sua scuola.   Bisogna in ogni caso ipotizzare, oltre all’opera di architetti consapevoli dei modelli cistercensi, anche l’intervento di costruttori legati alla tradizione romanica lombardo emiliana, fortemente presente.
    Il complesso architettonico abbaziale ha conservato in ampia misura l’aspetto originale.   Della primitiva Abbazia, rimaneggiata pesantemente nel XVI secolo, rimangono, con qualche alterazione, la sala capitolare, la sacrestia e il parlatorio.   Nel 1439 il Duca di Savoia decise di affidare l’abbazia ai canonici regolari lateranensi, ma in pratica le procedure furono cosi lunghe che solo nel 1467 i vittorini cedettero ai lateranensi il possesso dell’abbazia.
    E proprio opera dei lateranensi fu la ricostruzione del Chiostro nel 1520, sfruttando i materiali dell’antico chiostro duecentesco originario.   Restaurato ancora nel 1930, il chiostro si presenta rettangolare con arcate a pieno centro, rette da colonnine dai capitelli a crochet, che a gruppi di quattro sono riunite su una sola base.
    All’inizio del XV secolo venne costruito, in posizione isolata sul lato destro della chiesa, un nuovo campanile che ha il medesimo stile dei due campanili posti a fianco della facciata.   Nel corso del XVI secolo – quando già ai canonici di San Vittore erano subentrati i canonici regolari lateranensi - venne rifatto il chiostro del monastero, conservando tuttavia le originali colonnine disposte a gruppi di quattro che si osservano ancora oggi.
    Note tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Sant%27Andrea_(Vercelli)
    e dal sito: http://archeocarta.org/vercelli-basilica-di-santandrea/ ]



  3. Cardinale Guala Bicchieri di Vercelli:    ->>> Back

    [ Guala Bicchieri, o anche Giacomo Guala Beccaria (Vercelli, 1150 circa – Roma, 30 maggio 1227), fu cardinale e diplomatico al servizio dello Stato della Chiesa.   Fu legato pontificio in Inghilterra dal 1216 al 1218 e svolse un ruolo politico importante negli ultimi anni di regno di Giovanni d’Inghilterra (Giovanni Senza Terra) e nei primi anni di reggenza con Guglielmo il Maresciallo (data la giovane età del futuro re Enrico III).   La sua famiglia proveniva da Vercelli, nella cui cattedrale si trovano i primi testi nei quali viene citato (nel 1187).   Entrò nella congregazione dei Canonici regolari di San Pietro in Pavia e si laureò in "utroque iure" a Bologna.   Fu canonico del capitolo della Cattedrale di Sant’Eusebio a Vercelli.   Nel 1205 divenne cardinale con il titolo di Cardinale diacono di Santa Maria in Portico Octaviae, servendo come legato pontificio del nord Italia, prima di diventare legato pontificio in Francia nel 1208.   Nel 1211 divenne cardinale prete con il titolo dei Santi Silvestro e Martino ai Monti.   Papa Innocenzo III lo nominò legato pontificio in Inghilterra nel 1216; la guerra civile ostacolava i piani pontifici per una crociata.
    Guala Bicchieri arrivò in Inghilterra nel mezzo della prima guerra baronale, mentre i baroni ribelli tentavano di rovesciare re Giovanni e l’esilio (nonché sospensione) dell’arcivescovo di Canterbury (Stephen Langton), aveva privato la chiesa inglese di una guida.   Guala Bicchieri si schierò a fianco di re Giovanni contro i baroni, che appoggiavano le mire del principe francese Luigi (il futuro Luigi VIII di Francia) al trono d’Inghilterra.   Morto Giovanni Senza Terra, Guala fu uno dei due tutori (insieme a Guglielmo il Maresciallo) del giovane erede al trono Enrico III, il quale gli sarà talmente grato da affidargli l’Abbazia di St Andrew’s church, Chesterton, le cui rendite furono successivamente utilizzate per fondare un’omonima chiesa nella sua Vercelli, tra le prime con stilemi gotici in Italia.
    La figura del legato pontificio fu determinante per stabilizzare la situazione dopo la fine della guerra e per la nuova stesura della "Magna Charta".   Oltre a mediare fra i baroni ribelli ed il re, a supervisionare l’elezione del clero ed a punire quello ribelle, amministrare i possedimenti monastici il legato pontificio partecipò all’organizzazione del quarto concilio laterano.   Nel 1217 promosse la nomina di Richard Poore a vescovo di Salisbury, in sostituzione del fratello Herbert, appena deceduto.   Guala torn’ in Italia nel 1219, dopo la firma del trattato di Lambeth.   Fondò l’imponente Chiesa di Sant’Andrea a Vercelli, che sarà inaugurata - dopo soli 8 anni dalla posa della prima pietra - l’anno della sua morte, il 1227.   La Chiesa di Sant’Andrea è la parte importante di un complesso abbaziale che comprende anche un chiostro e un ospedale.   Il cardinale Guala Bicchieri volle accanto all’abbazia uno "xenodochium", cioè un luogo adatto ad accogliere i pellegrini che transitavano a Vercelli.   Di questo, che fu costruito nel 1223-24 di fronte alla chiesa (che, all’epoca, era in corso di ultimazione), rimangono un bel porticato ogivale sulla sinistra e il cosiddetto "Salone Dugentesco", in via Ferraris.   Le sette arcate formanti il porticato sono state aggiunte nel 1461.
    La gestione dell’ospedale fu affidata ai canonici Vittorini, che avevano il compito non solo di assistere bisognosi e viandanti ma anche di amministrare le risorse lasciate da Guala Bicchieri.   L’ospedale divenne così negli anni un importante punto di riferimento per i viandanti e pellegrini della via Francigena e non solo.
    Note tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Guala_Bicchieri
    e dal sito: http://archeocarta.org/vercelli-basilica-di-santandrea/ ]



  4. L’Abate Tommaso Gallo di Vercelli:    ->>> Back

    [ Tommaso Gallo, chiamato anche Tommaso di Vercelli o Tommaso di San Vittore, (1200 – 1246 circa) è stato un filosofo francese.   Nato in Francia nel tardo XII secolo, Tommaso Gallo divenne canonico regolare di San Vittore a Parigi, dove insegnò teologia fin dal 1207, ed era già docente all’Università di questa città.   Nel 1219 partì da Parigi e andò a Vercelli insieme a due compagni, per fondarvi un nuovo monastero.   Questo monastero fu istituito su iniziativa del cardinale Guala Bicchieri, ex legato pontificio in Inghilterra e Francia.   Bicchieri era originario di Vercelli e desiderava fondare un monastero e un ospedale nella sua città natale.   Fu Tommaso Gallo che importò a Vercelli le novità dell’architettura gotica nata nell’Île-de-France.   Alla fine del 1225 o all’inizio del 1226, Tommaso fu nominato abate del nuovo monastero.   Come abate, si dedicò non solo ai compiti amministrativi quotidiani del monastero, ma anche a comporre vari commentari ai libri della Bibbia (un commentario ad Isaia e tre commenti al Cantico dei cantici) e agli scritti dello Pseudo-Dionigi.   Intrattenne una stretta relazione con il nascente ordine francescano; i francescani trasferirono il loro "Studium Generale" da Padova a Vercelli intorno al 1228.   Conosceva personalmente Sant’Antonio da Padova.   Gallo conosceva anche Roberto Grossatesta che potrebbe avere incontrato nel 1238 quando visitò l’Inghilterra per assicurarsi un beneficio associato alla chiesa di Sant’Andrea a Chesterton.   Gallo e Grossatesta si scambiarono alcuni scritti attraverso un discepolo di Grossatesta, il francescano Adam Marsh.   Quando scoppiò la guerra tra i guelfi di Vercelli e i ghibellini della vicina città di Ivrea, Gallo fu costretto a fuggire da Vercelli nel 1243 e a rifugiarsi a Ivrea dopo che molte accuse gravi furono fatte contro di lui dai sostenitori del Papa.   Alcuni documenti suggeriscono tuttavia che sia riuscito a tornare a Vercelli prima della sua morte nel 1246.   Un monumento funerario a Gallo è oggi visibile nella chiesa di Sant’Andrea a Vercelli.
    Nota tratta dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_Gallo ]



  5. Sarcofago di Tommaso Gallo nella Chiesa di Sant’Andrea di Vercelli:    ->>> Back

    [ Il monumento funebre a Tommaso Gallo nella Chiesa di Sant’Andrea a Vercelli:
    Nell’ultima cappella del presbiterio, nella Chiesa di Sant’Andrea, si trova il monumento funebre a Tommaso Gallo, l’abate vittorino chiamato dal Cardinale Guala Bicchieri da Parigi per governare l’abbazia.   Il monumento risale circa alla metà del XIV secolo e rappresenta l’abate seduto in cattedra nella nicchia al centro.   La nicchia ha come basamento il sarcofago dell’abate, mentre sopra la nicchia si innalza una cuspide dipinta.
    L’affresco di Tommaso:
    Tommaso è dipinto seduto al centro della scena come maestro della sua fiorente scuola teologica, con le figure dei discepoli disposti ai suoi lati.   L’affresco rappresenta l’importante centro di studi teologici fondato da Tommaso Gallo a Vercelli.   Da qui intratteneva frequenti rapporti epistolari con la Chiesa di Francia e d’Inghilterra, nei cui archivi sono ancora oggi conservati i suoi scritti.
    Le figure superiori:
    Al di sopra dell’arco riccamente decorato che protegge la nicchia dell’abate, si innalza una cuspide in cui sono dipinti vari angeli musicanti e al centro Cristo che incorona la Vergine.
    Le sculture sul sarcofago:
    Sul fronte del sarcofago si vede un gruppo di sculture in altorilievo.   Alcune figure sono state danneggiate.
    Al centro del gruppo si trova la Madonna col bambino e alla sua sinistra appare Tommaso Gallo inginocchiato.
    L’abate, la cui figura è danneggiata e mancante della testa, è presentato alla Vergine dall’apostolo Andrea.
    Alla destra della Madonna sono collocate Santa Caterina d’Alessandria, in quanto patrona della filosofia e Dionigi lo Pseudo Aeropagita, un teologo del V secolo molto studiato da Tommaso Gallo.
    Note presenti sul cartello installato nella Cappella della Chiesa di Sant’Andrea ]



  6. Note sul Museo Leone di Vercelli:    ->>> Back

    [ Il Complesso del Museo Leone si distribuisce su tre costruzioni: due edifici già abitati da nobili famiglie Casa Alciati e Palazzo Langosco e un edificio di raccordo tra i due, conosciuto come la "Manica di Raccordo".
    Casa Alciati.
    È un edificio storico, che costituisce un esempio di dimora signorile rinascimentale ed è la parte integrante del Museo Leone, quella che accoglie i visitatori al loro ingresso.   Oltre all’elegante cortile interno con un portico sorretto da slanciate colonne, conserva sulle sue pareti uno dei pi’ importanti cicli pittorici del primo Cinquecento piemontese.   Ci sono nove stanze affrescate con vari soggetti (mitologico, storico, religioso) realizzati da mani anonime presumibilmente tra la fine del XV secolo e l’inizio del terzo decennio del XVI secolo.
    La Manica di Raccordo.
    Per "Manica di Raccordo" si intende l’ala di collegamento tra Casa Alciati e Palazzo Langosco, edificata nel 1939 in occasione della mostra "Vercelli e la sua provincia dalla Romanità al Fascismo", inaugurata da Mussolini il 17 maggio dello stesso anno.   Questa struttura, progettata dall’architetto Cavallari-Murat e allestita dall’allora direttore dei musei vercellesi: Vittorio Viale, si presenta come una sequenza di sale con una forte valenza scenografica così da fondere contenuti e contenitore: ogni ambiente infatti doveva essere evocativo dell’epoca storica cui appartenevano i reperti esposti.   Quindi, ancora oggi, ci troviamo ad attraversare un antico peristilio (Sala delle Colonne), una basilica romana (Salone Romano), l’abside di una chiesa paleocristiana (Sala del Crocifisso), i resti della chiesa romanica di Santa Maria Maggiore per arrivare infine ad affacciarsi alle trifore medievali della Sala dei Plastici.
    Palazzo Langosco.
    È un notevole esempio di architettura tardo-barocca.   Il palazzo venne realizzato nel 1742 per iniziativa di Gioachino Ignazio dei conti Langosco di Stroppiana, discendenti dell’illustre famiglia dei Langosco di Casale Monferrato.   L’edificio a pianta trapezoidale aperta fu ottenuto ristrutturando due corpi di fabbrica preesistenti (lati lunghi), collegandoli a nord con un’ala che accoglie l’atrio e l’imponente scalone.   Al ricco apparato decorativo settecentesco appartengono i delicati stucchi del portale d’ingresso e dell’atrio, a motivi architettonici e vegetali su campiture pastello, così come, nelle sale del pianterreno e del piano nobile, i festoni floreali in stucco al di sopra delle ampie finestre e le eleganti volte affrescate con soggetti allegorici o mitologici.   Alienato gi’ nel 1789 dai Langosco, il palazzo subì nel secolo successivo importanti rifacimenti.   Nel 1838 la famiglia Leone subentrò nella proprietà dell’edificio, ereditato nel 1871 dal notaio e collezionista Camillo, che ne adibì alcune sale ad abitazione, destinandone altre all’ordinamento delle proprie raccolte.   Nel 1910 vi avvenne la prima apertura al pubblico del Museo Leone.   Negli anni Trenta, con la realizzazione del loggiato che chiude il palazzo nell’angolo sud-occidentale, fu apportata l’ultima trasformazione.   Dal 2014 il percorso di visita del Museo Leone è al completo, avendo inaugurato anche gli ultimi spazi espositivi dell’ala ovest.   Palazzo Langosco custodisce le collezioni di opere di arte applicata, filigrane, armi dal XVI al XIX secolo.
    Nota tratta dal sito: http://www.museoleone.it/Tre-edifici-tre-epoche/Casa-Alciati.html ]



  7. Cenni sul cofanetto istoriato del cardinale Guala Bicchieri:    ->>> Back

    [ Capolavoro dell’oreficeria medievale europea, identificabile con uno dei tre "scrinei operis lemovicensis" posseduti da Guala Bicchieri e realizzati dalle botteghe orafe di Limoges, uno dei più importanti centri di produzione orafa tra XII e XIII secolo.
    L’eleganza e la preziosità della lavorazione dei medaglioni e della serratura, in rame dorato, sbalzato, traforato e inciso e arricchito da inseriti di smalto, si unisce all’illustre memoria del cardinale Guala, insigne giurista, grande diplomatico della corte papale e fondatore della chiesa di Sant’Andrea di Vercelli, uno dei più precoci esempi di architettura gotica in Italia.
    Questo prezioso oggetto, costruito nel 1225, da orafi di Limoges, acquisito nel 2004 dal Museo Civico di Arte Antica del Palazzo Madama di Torino, è stato costruito con legno di noce, rame sbalzato, traforato e cesellato con smalti champlevé.
    Lo champlevé è un’antica tecnica di decorazione a smalto di Limoges, secondo la quale alveoli o cavità vengono scavati sulla superficie di un oggetto metallico e riempiti di smalto vitreo.   Il pezzo viene poi cotto fino a quando lo smalto si scioglie e una volta raffreddato, levigato e lucidato.   Le parti non scavate della superficie originale rimangono visibili come contorno dei disegni di smalto, nel medioevo esse venivano di solito dorate.   Questa tecnica è adatta per la copertura di aree relativamente grandi e per le immagini figurative, anche se appare inizialmente nell’arte celtica in disegni geometrici.   Ebbe pieno sviluppo nell’arte romanica per la decorazione di scrigni, placche e vasi.   Nota tratta dal sito:
    https://artsandculture.google.com/asset/the-casket-of-cardinal-guala-bicchieri-limousin-goldsmith/dAHo5LjsrSbbwQ?hl=it   -  e dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Champlev%C3%A9 ]



  8. Cenni sulla Chiesa di San Cristoforo a Vercelli:    ->>> Back

    [ La chiesa di San Cristoforo è un luogo di culto cattolico di Vercelli, edificato nel 1515 per iniziativa dell’Ordine degli Umiliati dopo l’abbattimento di una chiesa preesistente che risaliva al secolo XII.   L’interno della chiesa è suddiviso in tre navate concluse dal transetto sul quale si erge la cupola, ricavata all’interno di un tiburio ottagonale visibile dall’esterno.   Un’ampia balaustra in marmo policromo, realizzata su disegno di Filippo Juvarra, divide la parte riservata ai fedeli dalla zona presbiteriale.   La chiesa di San Cristoforo merita un posto particolare nella storia dell’arte per le opere di Gaudenzio Ferrari che vi sono conservate, opere che furono eseguite tra il 1529 ed il 1534 e che rappresentano uno dei punti più alti della produzione pittorica dell’artista di Valduggia (nella bassa Valsesia).
    Nel 1529 venne stipulato un contratto in cui Gaudenzio Ferrari si impegnava ad eseguire, assieme ad altre tavole minori, una pala lignea da porre sulla parete di fondo dell’abside; con lo stesso contratto egli si impegnava altresì ad affrescare l’intero presbiterio.   Non tutto quanto previsto dal contratto fu realizzato, ma l’insieme delle opere eseguite dal Ferrari formano un complesso grandioso.   Trasferitosi a Vercelli per eseguire i lavori nella chiesa, egli vi lavorò, sia pure non ininterrottamente, per circa cinque anni.   Il grande quadro di Gaudenzio Ferrari, olio su tavola, che si trova nell’abside raffigura la Madonna col Bambino e San Giuseppe circondati, in un efficace equilibrio compositivo, dai santi Cristoforo, Giovanni Battista, Nicola da Bari e due religiosi con il saio bianco tipico degli Umiliati (si suppone trattarsi del beato Orico e di Nicolino Corradi di Lignana, l’edificatore della chiesa).
    Nota tratta dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Cristoforo_(Vercelli) ]

 
 


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