Escursione dal Lago Nero al Lago Pistono,
da Borgofranco d’Ivrea a Montalto Dora (26/05/2022)

(insieme con i partecipanti dei corsi della Università della Terza Età di Aosta)


  

ESCURSIONE SU UN TRATTO DI "VIA FRANCIGENA"
IN PIEMONTE, TRA BORGOFRANCO D’IVREA E MONTALTO DORA

Lungo un breve percorso della più impegnativa tappa: Pont-Saint-Martin -> Ivrea,
attorno al Lago Nero e al Lago Pistono, inseriti nell’anfiteatro morenico di Ivrea,
insieme con i partecipanti ai Corsi della Università della Terza Età di Aosta

Giovedì 26 maggio 2022

 
           NOTE VARIE:


  1. Lago Nero:    ->>> Back

    [ Il lago Nero è un piccolo lago delle colline moreniche eporediesi situato in provincia di Torino, nel comune di Montalto Dora e, in piccola parte, nel comune di Borgofranco d’Ivrea.   Il lago Nero si trova sul fondo di una conca glaciale, è di forma ellittica, con l’asse maggiore nella direzione di scorrimento dell’antico ghiacciaio Balteo.   Il Lago Nero è il più solitario ed incontaminato dei laghi dell’Eporediese, incastonato tra ripide colline ricche di boschi.   La sua superficie ha una altitudine di 299 metri slm, il perimetro è di 1,43 km con un bacino idrografico di 130 ha. ]



  2. Un cenno di storia su Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ L’origine di Borgofranco risale al XIII° Sec. dalla fusione di tre piccoli centri: Quinto, Monbueno e Buò.   A causa dei contrasti tra la Chiesa e il Comune d’Ivrea il 5 Marzo 1251 gli abitanti dei tre borghi si riunirono per erigere un luogo fortificato Borgo – Franco che impedisse le continue scorrerie dei Vercellesi attraverso la Serra e per tenere a freno le interferenze dei signorotti di Cesnola, Castruzzone, Settimo Vittone e Montestrutto.   Si costruì quindi un ricetto tra il 1256 e il 1277, auspice il Marchese del Monferrato la cui influenza su Ivrea era fortissima.   Il borgo fu dotato di ampi privilegi allo scopo di attrarre nuovi abitanti oltre alle famiglie delle tre borgate fondatrici.   Tracce dell’originaria struttura urbanistica di Borgofranco si trovano ancora nel centro storico, quadrilatero regolare che ha per asse Via Marini.   Al lato nord esiste ancora una torre di origini medievali (la "Torre Porta") che, sopraelevata in epoca successiva, funge attualmente da campanile.   Per circa due secoli il borgo riuscì, con alterne vicende, a mantenere la propria autonomia rispetto ai tentativi egemonici dei Savoia.   Nel 1573 iniziò la ripartizione in feudi a favore di vari nobili di corte tra cui, nel 1623, il nobile genovese Claudio Marini, ciambellano del Re di Francia e ambasciatore presso i Savoia, il quale fece costruire un importante palazzo di circa 1900 metri quadrati di superficie con un vasto giardino.   La parte sud del fabbricato riveste un notevole interesse architettonico anche per le decorazioni ancora visibili.
    Il palazzo fu residenza della famiglia Marini fino alla sua estinzione nel 1720.   All’ingresso del borgo adiacente alla torre medioevale s’innalza la Chiesa Parrocchiale dedicata alla Madonna del Rosario e dei Santi Maurizio e Germano eretta nel 1663. ]



  3. Palazzo Marini (secoli XIV - XVIII) a Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ È un palazzo gentilizio fatto edificare dal Marchese Claudio Marini, nobile genovese, investito del feudo di Borgofranco d’Ivrea dal Duca di Savoia Carlo Emanuele I il 18 gennaio 1623.   L’edificio fu costruito ampliando e trasformando alcune case dei secoli XIII-XIV probabilmente fortificate, poste presso la porta meridionale del Ricetto.   Ancora oggi è visibile la torre circolare posta sul lato ovest del palazzo.   Lo scalone, il portico al piano nobile e alcune sale hanno una ricca decorazione ad affresco realizzata nel XVII secolo. ]



  4. Porta Sud del Ricetto di Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ In quest’area meridionale di Borgofranco sorgeva la Porta Sud, munita dal caratteristico "rivellino": fortificazione muraria a forma triangolare eretta davanti alla porta per facilitare le sortite dei difensori.   Esso è ancora riconoscibile nella pianta tracciata per il catasto sardo nel 1764.   La parte est, l’ultima rimasta, fu abbattuta alla fine del XIX secolo. ]



  5. Torre Porta (el ciochèr - secoli XIII-XVIII) di Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ Originariamente era una torre di guardia posta a difesa della Porta Settentrionale dell’antico Ricetto, diventa, con l’accrescersi dell’importanza della vicina Cappella del Rosario, torre campanaria (XVII sec.).   Vengono allora attuati successivi interventi di sopraelezione.   Nel 1689 la terrazza superiore viene ricoperta con un tetto e, a metà dello stesso secolo, viene installato sulla torre il primo orologio civico.   Alla fine del Settecento si costruisce la cella campanaria: la torre raggiunge l’altezza attuale e l’aspetto che la caratterizza. ]



  6. Lago Pistono:    ->>> Back

    [ Il lago Pistono, o lago di Montalto, è un lago dell’anfiteatro morenico situato nei pressi d’Ivrea e appartenente al comune di Montalto Dora.   È situato in una conca scavata dal ritiro del ghiacciaio Balteo del Pleistocene (tra 2,58 milioni di anni fa e 11.700 anni fa), il quale ha dato origine anche ai restanti quattro laghi della zona (Sirio, Nero, Campagna e San Michele).
    Oggi il lago Pistono è alimentato dal Rio Montesino, mentre sull’estremo lato ovest si trova un canale artificiale, atto ad alimentare quello che un tempo era il mulino del paese.   Il flusso d’acqua uscente è regolato da una piccola diga.
    La sua superficie ha una altitudine di 280 metri slm, il perimetro è di 2,07 km con un bacino idrografico di 2,8 km 2.
    L’intero lago è circondato da un itinerario immerso nella natura, percorribile a piedi o in bicicletta.   Sul lato est è presente una locanda ("La Monella"), dove è anche possibile noleggiare piccole barche a remi.   Sul lato nord in cima alla collina ("Monte Crovero") è di notevole presenza il Castello di Montalto (sec. XI-XV - privato), che si riflette sullo specchio d’acqua sottostante. ]



  7. Cenni su Montalto Dora e sul Castello di Montalto:    ->>> Back

    [ Il sito fu abitato fin dall’epoca romana, probabilmente legato alla storia della vicina Eporedia (l’attuale Ivrea).   Montalto sarebbe sorto come presidio alla Serra per proteggere la città.   Il distintivo "Dora" risale presumibilmente al 1800 per evitare confusione con altri luoghi.   Nel Medioevo era un Borgo con un castello, edificato tra il X e l’XI secolo, ma non si conosce chi lo fece costruire.   Si sa tuttavia che verso il Mille era costituito da una torre, una cinta di collegamento e una cappella dedicata ai santi Efisio, Marco ed Eusebio.   Un "castrum montsalti" è attestato da un documento del 1141 ove si sottolinea che è affidato alla giurisdizione del Vescovo di Ivrea.   La fortezza era situata in una posizione strategica di importanza militare, perché sulla via tra Ivrea e Aosta, e religiosa perché sulla "Via Francigena".   Nel 1344 passò tra i possedimenti dei Savoia e diventò un punto di riferimento per la strategia di espansione della casata.   A questo periodo risalgono vari interventi che ne delineano la conformazione architettonica attuale: fu costruito il mastio e vennero rafforzate le mura.   Nel 1403 il castello fu infeudato ai De Jordano di Bard che proseguono gli ampliamenti della fortezza, tra cui la costruzione della torre Chiaverana, della cappella e del campanile.   Numerosi signori si susseguirono nella guida del paese, tra gli altri: Margherita Bobba (1568), i Giovannini di Sordevolo e i Bailetti di Ivrea (1650), Pietro Antonio Negroni (1692) con titolo comitale e Silvestro Oliviero di Trana (1706).   Il Castello nel corso della sua storia subì numerosi assalti, il più devastante dei quali risale al 1641 da parte del D’Harcourt: in quella occasione infatti l’edificio venne smantellato nell’interno, pur mantenendo intatto l’esterno.   Il 30 Agosto 1712 Vittorio Amedeo II fece dono del feudo, con titolo comitale, al barone Filiberto Antonio di Vallesa che doveva essere premiato per un gesto di eroismo.   Questa famiglia, originaria della valle di Gressoney, rimase alla guida del borgo fino alla metà del secolo scorso quando si esaurì.   Il castello passò poi al conte Severino dei Baroni di Casana, che nel 1890 avviò una campagna di restauri per il recupero delle strutture architettoniche, cui parteciparono anche alcuni studiosi dell’epoca, come l’ing. Nigra e l’architetto archeologo D’Andrade.   Questo intervento non intaccò comunque le torrette d’angolo, le bifore, le finestre in cotto e la merlatura.   Nel 1957, dopo una serie di passaggi di proprietà, il castello fu acquistato dalla Società Immobiliare "Castello di Montalto" per curarne i restauri e la valorizzazione.
    Notizie tratte liberamente dal sito: http://archeocarta.org/montalto-dora-to-castello/ ]



  8. Il Parco Archeologico del Lago Pistono:    ->>> Back

    [ Nel giugno 2003, una campagna di scavo archeologico, promossa dalla Soprintendenza, ha messo in luce, sulle rive del Lago Pistono, le tracce di un insediamento riferibile al Neolitico Medio (metà del V millennio a.C.).   In tre sondaggi di scavi è stato possibile individuare strutture presumibilmente impegate come abitazioni, collocate sulla penisola prospiciente lo specchio d’acqua, la cui planimetria è ricostruibile dagli allineamenti delle buche dei pali che ne costituivano l’ossatura portante.   La maggior parte dei reperti non è stata però rinvenuta all’interno delle strutture, ma concentrata ai margini della penisola, a causa del dilavamento del suolo che ha cancellato anche le superfici d’uso.   Lo studio dei manufatti provenienti dallo scavo ha permesso di inserire l’insediamento nella II° fase della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, con particolare riferimento agli aspetti formali e decorativi della "facies dell’Isolino" di Varese, propria dei siti perilacustri con strutture palafitticole del Piemonte e della Lombardia occidentale.   Il sito archeologico si inserisce nel percorso naturalistico del Lago Pistono, evidenziando la stretta correlazione tra comunità umane e ambiente naturale fin dalla Preistoria e permettendo al visitatore di rivivere una realtà ambientale e culturale di 7.000 anni fa, attraverso la ricostruzione delle strutture, in parte su impalcato e in parte su terra.
    I musei archeologici all’aperto ("archeological open air museum") rappresentano una modalità di valorizzazione dei contesti archeologici ormai molto sperimentata nei paesi europei e recentemente diffusa anche in Italia.   Una selezione dei reperti più significativi, tra cui spicca un bicchiere integro con orlo a bocca quadrata, è presentata nello "Spazio Espositivo per l’Archeologia del Lago Pistono", dove è possibile documentarsi sulla cultura e la quotidianità delle comunità umane del Neolitico. ]



  9. Capanne su palafitte di c. 6500 anni fa al Lago Pistono:    ->>> Back

    [ La ricostruzione a scala reale di una parte del villaggio ha la finalità di rendere chiare e comprensibili le tecniche di realizzazione delle strutture risalenti al Neolitico, note grazie ai rinvenimenti archeologici, reinserendole nel paesaggio naturale dell’area.   La ricostruzione "open air" rappresenta una combinazione di fedeltà scientifica e valore didattico con esigenze di durata delle strutture e sicurezza dei visitatori.   Gli indispensabili accorgimenti tecnici moderni sono stati perciò opportunamente nascosti in modo da restituire un modello fedele di una costruzione di 6.500 anni fa.   Per la planimetria il riferimento è costituito dai fondi di capanna rettangolari documentati per i siti del Neolitico in Italia settentrionale e Oltralpe, in particolare l’abitato lacustre dell’Isolino di Biandronno (Varese), dove sono state intercettate porzioni di impalcato ligneo ancora conservate.   Le pareti sono in intreccio di nocciolo, rivestite da un intonaco ottenuto con un impasto di argilla e sabbia locale con l’aggiunta di paglia, mentre il tetto è in canne palustri a doppio spiovente, in coerenza con i rinvenimenti dei siti lacustri dello Jura francese, dove le particolari condizioni ambientali hanno permesso la conservazione di elementi lignei e porzioni di intonaco.   L’impianto corrisponde al piano di calpest’o attuale del bosco, con pali infissi profondamente nel terreno che sorreggono il tavolato ligneo.   La scelta del legno di castagno, essenza non documentata nel Neolitico, in alternativa alla quercia e all’ontano, è motivata dalla durata del materiale e dalle scarse esigenze di manutenzione.   Anche la palizzata, che era una struttura comune la cui costruzione nel Neolitico coinvolgeva a più riprese l’intera comunità, è realizzata con un’intelaiatura di pali portanti e un intreccio di nocciolo, come il riempimento delle pareti della capanna.   Prossimo alla capanna si trova inoltre un recinto per il ricovero degli animali. ]



  10. Terre Ballerine e Torbiera:    ->>> Back

    [ Le Terre Ballerine:
    Questo curioso nome deriva da un singolare fenomeno: al fondo dell’avvallamento che si trova di fronte, ormai ricco di alberi e vegetazione varia, il terreno è così elastico che facendo un piccolo salto si rimbalza come su un materasso e le piante vicine si muovono a tempo.   La spiegazione sta nel fatto che, sotto allo strato di terra trattenuto dalle radici che si calpestano, si accumula dell’acqua.   Ci si trova infatti su una torbiera dove in passato esisteva un lembo del famoso Lago Coniglio.
    Nel 1895 il lago, già in fase di eutrofizzazione (riempimento), fu del tutto prosciugato dal Signor Mongenet, divenuto proprietario di questa zona, che necessitava della torba per alimentare le sue industrie siderurgiche di Pont-Saint-Martin.
    Probabilmente in corrispondenza degli scavi per l’estrazione della torba, furono rinvenuti in questo luogo i resti di una piroga, di un’ascia e di una spada in bronzo, risalenti all’età del Bronzo Recente e Finale (c. 1400-800 a.C.), segni inequivocabili di un villaggio su palafitte.   Una plausibile capanna di quell’epoca è stata ricostruita recentemente ed à visibile ai bordi del lago.
    Torbiera:
    Una torbiera è un lago "morto", che si è cioé riempito di organismi vegetali e animali morti i quali, in mancanza di ossigeno, non sono stati decomposti dai batteri aerobi.   Questi resti costituiscono il substrato, la "terra" su cui crescerà la nuova vegetazione.
    Un lago infatti è soggetto ad un’evoluzione che lo trasforma prima in uno stagno, poi in palude ed infine in prato umido e torbiera, se l’ambiente in cui si è deposta la sostanza organica è acido.
    Le tappe di vita di un lago sono le seguenti:
    - Lago "Giovane" Oligotrofico
    con acqua trasparente e fredda, generalmente molto profonda, con molto ossigeno, ci sono poche piante e pochi animali.
    - Lago "Adulto" Mesotrofico
    con acqua meno trasparente, minor quantità di ossigeno, fauna ittica ancora pregiata ma caratterizzata da specie meno esigenti, ed infine una buona quantità di alghe e piante acquatiche.   I resti degli animali e delle piante morte si depositano sul fondo.
    - Lago "Vecchio" Eutrofico
    l’ossigeno sciolto nell’acqua inizia a scarseggiare, l’acqua non è più limpida, sono molti i detriti sul fondo.   Resistono solo alcuni pesci come le carpe.
    - Lago "Morto"
    le piante acquatiche avanzano dalla riva verso il centro del lago che si riempie sempre di più di materiale sedimentario e diventerà così prima stagno, poi palude ed infine, prato umido e torbiera. ]



  11. Big Bench Community Project (BBCP):    ->>> Back


    [ Cos’è il Big Bench Community Project ?
    Dalle Grandi Panchine di Chris Bangle, ormai un’attrazione simbolo dell’Alta Langa, nasce l’iniziativa "BIG BENCH COMMUNITY PROJECT (BBCP)" per sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala.   BBCP è un’iniziativa no profit promossa dal designer americano insieme alla moglie Catherine, cittadini di Clavesana (CN) dal 2009, per unire la creatività del team di designer della "Chris Bangle Associates S.r.l." alle eccellenze artigiane di quest’area del Piemonte.   Le attività del BBCP – a carattere esclusivo senza fini di lucro – prevedono sia il supporto tecnico a chi vuole costruire una nuova Grande Panchina ufficiale, sia la collaborazione con le eccellenze dell’artigianato locale per realizzare prodotti a esse ispirati, che possano dare un piccolo contributo all’economia e al turismo locali, nel segno dello spirito positivo che le "Grandi Panchine" portano in questa zona.   Una parte del ricavato di ogni vendita, come le donazioni fatte da chi realizza una nuova panchina, sarà devoluta dal "BIG BENCH COMMUNITY PROJECT" ai Comuni coinvolti e destinata a sostegno delle comunità locali.
    A giugno 2022, le "Big Bench" installate ad oggi in Italia sono 218.
    La Big Bench del Lago Pistono (in comune di Montalto Dora) è la n. 145.
    Quelle nelle vicinanze della zona da noi visitata, sono a:   Andrate (n. 155), Borgofranco d'Ivrea (n. 184), Viverone (n. 187).
    In Valle d’Aosta, attualmente, sono a:   La Magdeleine (n, 125), Valtournenche (n. 168), Arvier (n. 178), Gaby (n. 201).
    Notizie tratte liberamente dal sito: https://bigbenchcommunityproject.org/ ]

 
 


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