Sopralluogo su un tratto della Via Francigena
in Piemonte con gli amici di Aosta (21/02/2018)

(Verifica del tratto tra il Lago Nero e il Lago Pistono nell’anfiteatro morenico di Ivrea)


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SOPRALLUOGO SU UN TRATTO DI "VIA FRANCIGENA"
IN PIEMONTE, TRA BORGOFRANCO D’IVREA E MONTALTO DORA


Verifica del percorso (in parte variante) su uno dei tratti piemontesi del tracciato della Via Francigena,
attorno al Lago Nero e al Lago Pistono inseriti nell’anfiteatro morenico di Ivrea


Mercoledì 21 febbraio 2018

 
           NOTE VARIE:


  1. Lago Nero:    ->>> Back

    [ Il lago Nero è un piccolo lago delle colline moreniche eporediesi situato in provincia di Torino, nel comune di Montalto Dora e, in piccola parte, nel comune di Borgofranco d’Ivrea.   Il lago Nero si trova sul fondo di una conca glaciale, è di forma ellittica, con l’asse maggiore nella direzione di scorrimento dell’antico ghiacciaio Balteo.   Il Lago Nero è il più solitario ed incontaminato dei laghi dell’Eporediese, incastonato tra ripide colline ricche di boschi.   La sua superficie ha una altitudine di 299 metri slm, il perimetro è di 1,43 km con un bacino idrografico di 130 ha. ]



  2. Un cenno di storia su Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ L’origine di Borgofranco risale al XIII° Sec. dalla fusione di tre piccoli centri: Quinto, Monbueno e Buò.   A causa dei contrasti tra la Chiesa e il Comune d’Ivrea il 5 Marzo 1251 gli abitanti dei tre borghi si riunirono per erigere un luogo fortificato Borgo – Franco che impedisse le continue scorrerie dei Vercellesi attraverso la Serra e per tenere a freno le interferenze dei signorotti di Cesnola, Castruzzone, Settimo Vittone e Montestrutto.   Si costruì quindi un ricetto tra il 1256 e il 1277, auspice il Marchese del Monferrato la cui influenza su Ivrea era fortissima.   Il borgo fu dotato di ampi privilegi allo scopo di attrarre nuovi abitanti oltre alle famiglie delle tre borgate fondatrici.   Tracce dell’originaria struttura urbanistica di Borgofranco si trovano ancora nel centro storico, quadrilatero regolare che ha per asse Via Marini.   Al lato nord esiste ancora una torre di origini medievali (la "Torre Porta") che, sopraelevata in epoca successiva, funge attualmente da campanile.   Per circa due secoli il borgo riuscì, con alterne vicende, a mantenere la propria autonomia rispetto ai tentativi egemonici dei Savoia.   Nel 1573 iniziò la ripartizione in feudi a favore di vari nobili di corte tra cui, nel 1623, il nobile genovese Claudio Marini, ciambellano del Re di Francia e ambasciatore presso i Savoia, il quale fece costruire un importante palazzo di circa 1900 metri quadrati di superficie con un vasto giardino.   La parte sud del fabbricato riveste un notevole interesse architettonico anche per le decorazioni ancora visibili.
    Il palazzo fu residenza della famiglia Marini fino alla sua estinzione nel 1720.   All’ingresso del borgo adiacente alla torre medioevale s’innalza la Chiesa Parrocchiale dedicata alla Madonna del Rosario e dei Santi Maurizio e Germano eretta nel 1663. ]



  3. I Balmetti di San Germano, fraz. di Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ Provenendo dalla Valle d’Aosta e dirigendosi verso Ivrea lungo il sentiero della Via Francigena, si raggiunge la frazione di San Germano, a nord del Comune di Borgofranco d’Ivrea, a cui appartiene.   Proseguendo il cammino e dopo aver superato il centro abitato della frazione si incontra, in località Quinto di San Germano, una serie di caratteristiche costruzioni denominate "Balmetti".
    Questi edifici addossati e a volte costruiti direttamente a contatto con i lembi estremi della Serra d’Ivrea, sono stati adibiti fin dal XVIII Sec. alla conservazione dei prodotti agricoli e in particolare del vino.   Nell’ultima glaciazione l’enorme tensione del grande ghiacciaio Balteo, che premeva sulla roccia, ha creato una serie di fratture generando faglie e frane col crollo di grandi quantità di massi.   L’acqua piovana e le vene superficiali si sono nel tempo insinuate nelle fessure e nei vuoti provocando la fuoriuscita di correnti d’aria costanti alla base della bastionata rocciosa, le così dette "Ore" (dal latino "aura", brezza, soffio) le quali hanno creato un’area con un microclima avente temperatura e umidità costanti (7-8°).   Gli edifici costruiti direttamente sulle cavità da cui soffiano le "ore" si prestano in modo ottimale, alla conservazione del vino e dei prodotti alimentari e caseari.   I Balmetti costituiscono un interessante esempio di architettura spontanea nel rispetto dell’ambiente, della funzione economica e sociale.
    Essi hanno anche una funzione d’incontro, di aggregazione di festa come testimoniano i nomi delle strade: Via del Buonumore, di Bacco, della Coppa.   Infatti le costruzioni non sono mai utilizzate come abitazioni permanenti: la parte bassa, costruita sopra l’"ora" è ancora oggi adibita a locale per la conservazione dei prodotti e la parte superiore come locale di ritrovo e aggregazione tra gli amici e conoscenti. ]



  4. Palazzo Marini (secoli XIV - XVIII) a Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ È un palazzo gentilizio fatto edificare dal Marchese Claudio Marini, nobile genovese, investito del feudo di Borgofranco d’Ivrea dal Duca di Savoia Carlo Emanuele I il 18 gennaio 1623.   L’edificio fu costruito ampliando e trasformando alcune case dei secoli XIII-XIV probabilmente fortificate, poste presso la porta meridionale del Ricetto.   Ancora oggi è visibile la torre circolare posta sul lato ovest del palazzo.   Lo scalone, il portico al piano nobile e alcune sale hanno una ricca decorazione ad affresco realizzata nel XVII secolo. ]



  5. Porta Sud del Ricetto di Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ In quest’area meridionale di Borgofranco sorgeva la Porta Sud, munita dal caratteristico "rivellino": fortificazione muraria a forma triangolare eretta davanti alla porta per facilitare le sortite dei difensori.   Esso è ancora riconoscibile nella pianta tracciata per il catasto sardo nel 1764.   La parte est, l’ultima rimasta, fu abbattuta alla fine del XIX secolo. ]



  6. Torre Porta (el ciochèr - secoli XIII-XVIII) di Borgofranco d’Ivrea:    ->>> Back

    [ Originariamente era una torre di guardia posta a difesa della Porta Settentrionale dell’antico Ricetto, diventa, con l’accrescersi dell’importanza della vicina Cappella del Rosario, torre campanaria (XVII sec.).   Vengono allora attuati successivi interventi di sopraelezione.   Nel 1689 la terrazza superiore viene ricoperta con un tetto e, a metà dello stesso secolo, viene installato sulla torre il primo orologio civico.   Alla fine del Settecento si costruisce la cella campanaria: la torre raggiunge l’altezza attuale e l’aspetto che la caratterizza. ]



  7. Lago Pistono:    ->>> Back

    [ Il lago Pistono, o lago di Montalto, è un lago dell’anfiteatro morenico situato nei pressi d’Ivrea e appartenente al comune di Montalto Dora.   È situato in una conca scavata dal ritiro del ghiacciaio Balteo del Pleistocene (tra 2,58 milioni di anni fa e 11.700 anni fa), il quale ha dato origine anche ai restanti quattro laghi della zona (Sirio, Nero, Campagna e San Michele).
    Oggi il lago Pistono è alimentato dal Rio Montesino, mentre sull’estremo lato ovest si trova un canale artificiale, atto ad alimentare quello che un tempo era il mulino del paese.   Il flusso d’acqua uscente è regolato da una piccola diga.
    La sua superficie ha una altitudine di 280 metri slm, il perimetro è di 2,07 km con un bacino idrografico di 2,8 km 2.
    L’intero lago è circondato da un itinerario immerso nella natura, percorribile a piedi o in bicicletta.   Sul lato est è presente una locanda ("La Monella"), dove è anche possibile noleggiare piccole barche a remi.   Sul lato nord in cima alla collina ("Monte Crovero") è di notevole presenza il Castello di Montalto (sec. XI-XV - privato), che si riflette sullo specchio d’acqua sottostante. ]



  8. Capanne su palafitte di c. 6500 anni fa al Lago Pistono:    ->>> Back

    [ La ricostruzione a scala reale di una parte del villaggio ha la finalità di rendere chiare e comprensibili le tecniche di realizzazione delle strutture risalenti al Neolitico, note grazie ai rinvenimenti archeologici, reinserendole nel paesaggio naturale dell’area.   La ricostruzione "open air" rappresenta una combinazione di fedeltà scientifica e valore didattico con esigenze di durata delle strutture e sicurezza dei visitatori.   Gli indispensabili accorgimenti tecnici moderni sono stati perciò opportunamente nascosti in modo da restituire un modello fedele di una costruzione di 6.500 anni fa.   Per la planimetria il riferimento è costituito dai fondi di capanna rettangolari documentati per i siti del Neolitico in Italia settentrionale e Oltralpe, in particolare l’abitato lacustre dell’Isolino di Biandronno (Varese), dove sono state intercettate porzioni di impalcato ligneo ancora conservate.   Le pareti sono in intreccio di nocciolo, rivestite da un intonaco ottenuto con un impasto di argilla e sabbia locale con l’aggiunta di paglia, mentre il tetto è in canne palustri a doppio spiovente, in coerenza con i rinvenimenti dei siti lacustri dello Jura francese, dove le particolari condizioni ambientali hanno permesso la conservazione di elementi lignei e porzioni di intonaco.   L’impianto corrisponde al piano di calpest’o attuale del bosco, con pali infissi profondamente nel terreno che sorreggono il tavolato ligneo.   La scelta del legno di castagno, essenza non documentata nel Neolitico, in alternativa alla quercia e all’ontano, è motivata dalla durata del materiale e dalle scarse esigenze di manutenzione.   Anche la palizzata, che era una struttura comune la cui costruzione nel Neolitico coinvolgeva a più riprese l’intera comunità, è realizzata con un’intelaiatura di pali portanti e un intreccio di nocciolo, come il riempimento delle pareti della capanna.   Prossimo alla capanna si trova inoltre un recinto per il ricovero degli animali. ]



  9. Terre Ballerine e Torbiera:    ->>> Back

    [ Le Terre Ballerine:
    Questo curioso nome deriva da un singolare fenomeno: al fondo dell’avvallamento che si trova di fronte, ormai ricco di alberi e vegetazione varia, il terreno è così elastico che facendo un piccolo salto si rimbalza come su un materasso e le piante vicine si muovono a tempo.   La spiegazione sta nel fatto che, sotto allo strato di terra trattenuto dalle radici che si calpestano, si accumula dell’acqua.   Ci si trova infatti su una torbiera dove in passato esisteva un lembo del famoso Lago Coniglio.
    Nel 1895 il lago, già in fase di eutrofizzazione (riempimento), fu del tutto prosciugato dal Signor Mongenet, divenuto proprietario di questa zona, che necessitava della torba per alimentare le sue industrie siderurgiche di Pont-Saint-Martin.
    Probabilmente in corrispondenza degli scavi per l’estrazione della torba, furono rinvenuti in questo luogo i resti di una piroga, di un’ascia e di una spada in bronzo, risalenti all’età del Bronzo Recente e Finale (c. 1400-800 a.C.), segni inequivocabili di un villaggio su palafitte.   Una plausibile capanna di quell’epoca è stata ricostruita recentemente ed à visibile ai bordi del lago.
    Torbiera:
    Una torbiera è un lago "morto", che si è cioé riempito di organismi vegetali e animali morti i quali, in mancanza di ossigeno, non sono stati decomposti dai batteri aerobi.   Questi resti costituiscono il substrato, la "terra" su cui crescerà la nuova vegetazione.
    Un lago infatti è soggetto ad un’evoluzione che lo trasforma prima in uno stagno, poi in palude ed infine in prato umido e torbiera, se l’ambiente in cui si è deposta la sostanza organica è acido.
    Le tappe di vita di un lago sono le seguenti:
    - Lago "Giovane" Oligotrofico
    con acqua trasparente e fredda, generalmente molto profonda, con molto ossigeno, ci sono poche piante e pochi animali.
    - Lago "Adulto" Mesotrofico
    con acqua meno trasparente, minor quantità di ossigeno, fauna ittica ancora pregiata ma caratterizzata da specie meno esigenti, ed infine una buona quantità di alghe e piante acquatiche.   I resti degli animali e delle piante morte si depositano sul fondo.
    - Lago "Vecchio" Eutrofico
    l’ossigeno sciolto nell’acqua inizia a scarseggiare, l’acqua non è più limpida, sono molti i detriti sul fondo.   Resistono solo alcuni pesci come le carpe.
    - Lago "Morto"
    le piante acquatiche avanzano dalla riva verso il centro del lago che si riempie sempre di più di materiale sedimentario e diventerà così prima stagno, poi palude ed infine, prato umido e torbiera. ]

 
 


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Aggiornamento: 28/05/2018 - Aggiornamenti successivi: 27/11/2018 - 10/06/2022