Escursione: Dal Vado di Corno (m 1924), dopo uno sguardo al favoloso «Paretone» del versante
Est del Corno Grande, si sale verso destra (Est), nei pressi del cartello indicatore e si sale sulla cresta (inizialmente larga e con leggera inclinazione).
Attraversato il largo ripiano di Rigo Rosso, si raggiunge la prima cima della cresta: il Monte Brancastello (m 2385).
Nei pressi della cima e dellultima parte della cresta, sui versanti Nord, si può ammirare una vasta colonia di stelle alpine appenniniche (sono protette!! e non sono da raccogliere,
fotografatele solo!!).
Si scende da questa cima e, sempre con direzione Est, si raggiunge il Vado di Piaverano (m 2200); si continua per cresta, che dopo un pò di saliscendi, diventa
più affilata e si arriva ai piedi della 1° Torre di Casanova, la prima di ardite guglie calcaree che emergono con slancio dalla dorsale.
Inizia qui la parte più interessante delle ferrate presenti in questa zona.
Si supera questa 1° Torre con scalette e funi metalliche e poi, sempre con funi, si discende dallaltro lato.
Seguendo il sentiero, in leggera salita, si arriva alla base della successiva Torre, che si aggira a destra per cengia (Sud), quindi per creste e su pendii brecciosi, si raggiunge la Forchetta
di Santa Colomba (m 2290).
Questa è una buona zona per una sosta pranzo.
Proseguendo verso Nord-Est, si sale un breve camino con corde fisse e scalette, si perviene nei pressi della più alta delle Torri e poi si supera una cima quotata 2469 m (che fa parte del
sottogruppo del M.Infornace). Si procede per una serie di saliscendi, su creste a volte strapiombanti, e si raggiunge la cima del Monte Infornace (m 2362).
Sempre verso Est, si scende decisamente la cresta, si superano alcune placche brecciose fino ad una sella; si risale un ripido pend́o e la cresta Ovest terminale che, con qualche tratto esposto, porta
sulla vetta del Monte Prena (m 2561), ardita guglia attorniata da molti satelliti aguzzi.
Prima verso Nord, e poi di nuovo verso Est, si scende la parete (a volte ci sono piccoli nevai che resistono fino allestate inoltrata) sul versante che guarda le basse colline teramane.
Si continua a scendere fino a raggiungere una prima depressione (m 2230) e, aggirato uno sperone roccioso, anche la successiva del Vado di Ferruccio (m 2245) che si trova alla base della cresta
del M.Camicia. Si segue questa cresta in salita; si superano alcuni canalini (in parte attrezzati) e si arriva sulla vetta più alta della dorsale, quella del Monte Camicia (m 2564), che si
trova leggermente decentrata rispetto alla linea di cresta principale: la cima è spostata verso Campo Imperatore.
Ritornati sulla cresta della dorsale, si prosegue verso destra (Est) fino a raggiungere la cima del Monte Tremoggia (m 2331), che si può anche evitare, poi si scende lungo il sentiero ben
segnalato (la «Via Normale» del Camicia) che porta, attraverso una bella pineta, finalmente al rifugio di Fonte Vetica (m 1632).
Rientro alla base di partenza: Per tornare nelle vicinanze di Vado di Corno, oppure al
punto dove sono state lasciate le auto, occorre aver lasciato preventivamente alcune auto nei pressi del rifugio di Fonte Vetica.
Se fatto a piedi, lungo la strada o il pianoro di Campo Imperatore, questo percorso a ritroso si tradurrebbe in una camminata di circa 15 km., che difficilmente si potrebbe fare nella stessa giornata.
Tempi medi: Su varie guide (compresa quella CAI), viene indicato un tempo medio di circa 8 ore per fare
tutta la traversata descritta, da Vado di Corno al rif. di Fonte Vetica.
Esperienze personali su percorsi che iniziano e finiscono un pò più distanti dai due punti indicati, fanno considerare tempi più lunghi, fino a superare le 10-11 ore.
A questi tempi vanno poi aggiunti quelli delle varie soste e quelli relativi a rallentamenti dovuti a condizioni meteo avverse (pioggia, nebbia, ecc..).
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